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Giuseppe Conte tra i banchi del suo secondo Governo

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Non è un percorso veloce, ma finalmente viene avviato. Cambiano radicalmente i criteri di riparto del fondo di solidarietà comunale, prevedendo da un lato il superamento della spesa storica, dall’altro l’aumento della quota del fondo oggetto di perequazione, che arriverà al 100% nel 2029. La novità è contenuta nell’articolo 57 del decreto fiscale pubblicato sulla Gazzetta ufficiale del 26 ottobre.

IL PASSO IN AVANTI

Il criterio della spesa storica per la redistribuzione del fondo, che sta penalizzando fortemente i Comuni del Mezzogiorno sarà superato attraverso un percorso graduale che andrà a regime nel 2030. Dal 2020, questo prevede la norma, si ridurrà del 5% l’anno la quota del fondo di solidarietà comunale ripartita secondo la spesa storica a favore della quota ripartita sulla base di esigenze più aderenti alle diverse realtà territoriali, calcolate come differenza tra i fabbisogni standard (ossia le risorse finanziarie necessarie ad assicurare un livello di servizi adeguato in base alle caratteristiche locali) e la capacità fiscale dei Comuni.

NUOVA PEREQUAZIONE

Contemporaneamente, e questa è la novità forse più importante, aumenta anche la quota del fondo di solidarietà oggetto della perequazione, che passa dal 45% previsto per il 2019 al 100% nel 2029. La norma precedente prevedeva il superamento più veloce della spesa storica, ma restava fissata al 50% l’entità delle risorse del fondo oggetto della perequazione. In soldoni, dei 6,5 miliardi del fondo di solidarietà, potevano essere redistribuiti tra i Comuni secondo le loro esigenze solo 3,3 miliardi circa. Di essi, il 50% veniva assegnato secondo lo storico e l’altro 50% in base alla differenza tra la capacità fiscale e i fabbisogni. Di fatto la perequazione vera e propria era limitata al 22,5% delle risorse del fondo, quindi a circa 1,6 miliardi.
Con il nuovo meccanismo introdotto nel decreto fiscale, nel 2030 la perequazione riguarderà il 100% delle risorse del fondo che verranno tutte assegnate senza il criterio della spesa storica ma in base ai fabbisogni e alla capacità fiscale. Ora parte l’iter parlamentare del decreto, che deve essere convertito in legge entro 60 giorni dalla pubblicazione sulla Gazzetta.

I RICORSI DEI COMUNI

Giunge dal Molise la prima reazione positiva. Macaela Fanelli, esponente Pd della Regioni, che era stata promotrice del ricorso di 66 Comuni contro il riparto del Fondo di solidarietà del 2019, si dice «soddisfatta» per i primi miglioramenti apportati e auspica che «nella legge di bilancio aumentino le risorse della perequazione verticale», dallo Stato ai Comuni e si apportino «aggiustamenti» a quella orizzontale, fra i Comuni.

GLI ASILI

Il prossimo anno sarà segnato da un’altra novità importante sullo stesso tema, l’esordio degli asili nido nei fabbisogni standard dei Comuni. Dopo l’ok dell’Anci, l’Associazione nazionale dei Comuni, la Commissione tecnica per i fabbisogni standard ha riconosciuto un fabbisogno minimo di asili nido anche a quei Comuni che finora non hanno avviato il servizio, sovvertendo così un meccanismo perverso che portava ad avere un fabbisogno pari a zero a quegli enti che magari, per mancanza di risorse, non avevano potuto istituire il nido.

Rientrano in questa categoria moltissimi Comuni del Sud. Nel 2020 la perequazione assegnerà risorse anche a questi Comuni che così avranno la possibilità di avviare il servizio. Magari anche erogando voucher alle famiglie, da utilizzare in strutture private (micronidi, nidi familiari che possono essere realizzati in tempi brevi) qualora il Comune non riesca a far partire il servizio pubblico. E’ un piccolo passo in avanti ma atteso da tempo. In molte città del Sud sarà ancora un servizio non sufficiente a coprire le esigenze, ma intanto si parte.


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