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Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte

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PIU’ CHE uno scontro si è trattato di un confronto schietto su tempi, modi e contenuti di quello che dovrebbe essere il piano per l’azione di governo per il prossimi anni e il progetto di rilancio del Paese al centro degli Stati generali dell’Economia convocati dal presidente del Consiglio, Giuseppe Conte. Il Pd prova a derubricare così le fibrillazioni che hanno animato la riunione di venerdì tra il premier, i capidelegazione della maggioranza e i ministri Roberto Gualtieri e Stefano Patuanelli.

In quell’occasione, in particolare il capodelegazione dem, Dario Franceschini, aveva chiesto al premier conto di un’iniziativa che non era stata condivisa con le forze di maggioranza, contestando l’opportunità di una convocazione in tempi così stretti e su un progetto ancora da delineare. Questo il senso del ragionamento in casa dem: il governo deve avere una visione e un progetto di Paese – su cui anche l’Europa intende investire e non solo con i 172miliardi del Recovery Fund destinati all’Italia – da illustrare alle forze produttive, alle parti sociali e alla società civile. L’ascolto viene dopo, ed è fondamentale per limare il piano e fare sintesi delle diverse istanze.

La posizione ufficiale del partito è affidata a una nota che dà conto di una riunione in videochat tra il segretario Nicola Zingaretti, il vice segretario Andrea Orlando, i capigruppo di Camera e Senato e la delegazione dei ministri, da cui, si sottolinea, «non è emersa alcuna volontà di contrapposizione con il presidente Conte. Piuttosto è stata confermata l’esigenza di costruire da subito un percorso per affrontare in maniera adeguata le grandi sfide economiche e sociali che abbiamo dinnanzi ma che sia un percorso serio e concreto». L’argomentazione è questa: «Anche grazie all’iniziativa italiana in Europa possiamo contare su risorse economiche che mai l’Italia ha avuto nel corso dei decenni passati. Non possiamo sbagliare. Ogni risorsa va utilizzata nel modo più efficace per risollevare e cambiare positivamente lo sviluppo della nazione. Siamo favorevoli dunque all’apertura di un processo che coinvolga appieno realmente e non in maniera superficiale le migliori energie produttive, sociali e intellettuali italiane per definire in in tempi certi e con obiettivi chiari gli indirizzi concreti e strategici da assumere nei prossimi mesi. Allargando su questo, il confronto a tutte le forze politiche democratiche disponibili».

«Noi non solo non siamo contrari ma lo abbiamo proposto noi questo passaggio – ribadisce in serata Andrea Orlando – L’obiezione è sulla modalità, non ci convinceva l’idea che lunedì si chiamassero gli Stati generali senza prima definire la proposta del governo e dire come vogliamo spendere i soldi dell’Ue. Vogliamo evitare una falsa partenza». «Che ci sia urgenza siamo tutti d’accordo – puntualizza – ma evitiamo improvvisazioni. Chiamare gli Stati generali significa chiamare tutto il Paese a raccolta e bisogna che si producano fatti e non chiacchiere».

Ma il premier tira dritto, forte anche del plauso della cancelliera tedesca, Angela Merkel, e dell’apertura di credito del premier olandese Mark Rutte, “portavoce” dei paesi “frugal”, tradizionalmente ostili nei confronti di interventi di solidarietà finanziaria sta i partner europei.«Il premier italiano Giuseppe Conte ha molto felicemente rilevato la necessità di modificare l’azione di governo, ridurre la burocrazia e promuovere un cambiamento in Italia. Ha anche presentato un piano per cambiare il suo Paese», le parole della Merkel. «Per un’Unione forte abbiamo bisogno di Stati membri forti. Accolgo pertanto con favore il gesto che ispira fiducia del primo ministro Conte», quelle di Rutte. Gli Stati generali si faranno: prenderanno il via probabilmente giovedì, nella cornice di Villa Pamphilj.

Sul tavolo il premier porterà le linee guida di un piano di ricostruzione del Paese che punta sulla digitalizzazione e l’innovazione; su una riforma fiscale; una fiscalità di vantaggio e infrastrutture per il Sud; sul consolidamento delle imprese e il rafforzamento della loro capitalizzazione; sul rilancio degli investimenti pubblici e privati e la riduzione della burocrazia; sulla transizione verso un’economia sostenibile, legata al green deal europeo. E, ancora, prevede un grande investimento per il diritto allo studio; la riduzione dei tempi della giustizia penale e della giustizia civile. Gli Stati generali potrebbero essere anche l’occasione per un confronto sull’idea di attivare il risparmio privato nel piano di infrastruttrazione del Paese avanzata da Carla Ruocco, presidente della Commissione Bicamerale sul sistema bancario. «Ci sono 1400 miliardi di euro di risparmi privati che giacciono sui conti correnti, ovviamente vanno salvaguardati, ma – ha sostenuto il deputato 5 Stelle – con un sistema di garanzie pubbliche si possono far partecipare i risparmi privati anche ad un progetto di rinascita infrastrutturale che comprenda tutte le aree del nostro Paese».

Si tratta di una proposta di investimento rivolta ai privati, che prevede la sottoscrizione volontaria di azioni senza potere di gestione, e che comporterebbe il coinvolgimento di una parte dei risparmi degli italiani, che così concorrerebbero a sostenere gli investimenti pubblici, a fronte di un rendimento sicuro attraverso la garanzia dello Stato.


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