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Un giugno come quello appena trascorso le spiagge del Sud non lo avevano mai visto. Il riferimento, ovviamente, non è al clima, ma alla penuria di turisti. Il Sindacato italiano balneari aderente a Fipe Confcommercio ha lanciato l’allarme. Il suo presidente, Antonio Capacchione, dice: «Per gli imprenditori balneari la stagione estiva è iniziata in ritardo e con la concentrazione delle presenze nei fine settimana».

IL CALO

Rispetto allo stesso periodo del 2019, il calo è stato esorbitante. Le regioni del Sud sono tra le più penalizzate dalla crisi dovuta al Covid: perdite gravi in Sardegna (-80%), Lazio e Molise (-75%) e Campania e Basilicata (-70%). Male anche Friuli (-65%), Sicilia (-60%), Calabria (-55%), Veneto e Abruzzo (-50%). Liguria e Marche hanno registrato un calo medio del 45%, Emilia Romagna e Puglia del 40%, Toscana del 30%. «I più fortunati – dice Capacchione – hanno avuto le autorizzazioni per allestire le proprie strutture solo a maggio inoltrato per poter, poi, aprire i cancelli a fine mese. Ma solo nella seconda metà di giugno i primi turisti hanno iniziato a usufruire dei servizi di spiaggia, erogati sempre tenendo conto dei protocolli di sicurezza».

Come già riferito da alcuni imprenditori alberghieri al Quotidiano del Sud, nei fine settimana il lavoro non manca. Si tratta però di soggiorni brevi, l’assenza di turisti si fa sentire come un macigno durante i giorni feriali. «Buone le presenze nei week-end, ma i numeri riscontrati non sono assolutamente sufficiente per risollevare i conti dopo una primavera totalmente mancata», afferma il sindacalista. Il quale attribuisce il problema alla pandemia e alla conseguente crisi economica, che è tale da aver spinto alcuni stabilimenti balneari questa estate a «non aprire affatto perché non sarebbe stato remunerativo, con la conseguenza della perdita di diversi posti di lavoro, non solo stagionali».

GLI STRANIERI

Anche Capacchione sottolinea inoltre quanto incida l’assenza di turisti stranieri. La decisione della Ue di riaprire le frontiere turistiche ai voli extracomunitari, ma non a quelli provenienti da Usa e Russia, è un vero e proprio fardello. Bankitalia sottolinea che i soli turisti americani nel 2019 sono stati 4,4milioni e hanno speso oltre 5,5miliardi di euro, registrando quasi 40milioni di pernottamenti. Rinunciare alla loro presenza, dunque, costerà molto alle imprese italiane. Il prezzo è ancora più alto se si somma l’assenza dei turisti russi, considerati dalla Enit (Agenzia nazionale del turismo) “big spender”, ovvero disinvolti nella spesa. A questo punto la speranza dei balneari è riposta nel turismo di prossimità. «Saranno decisivi i mesi di luglio e agosto per risollevare i bilanci e recuperare la stagione – conclude Capacchione – Questa è la speranza degli imprenditori balneari (complice il bel tempo e la diminuzione dei contagi), dal momento che tanti nostri connazionali sceglieranno i litorali italiani per trascorrere la propria vacanza, rinunciando ai viaggi all’estero».


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