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Nel già stanco dibattito sul futuro dell’economia italiana, si sta aprendo una frattura fra Regioni del Nord e del Sud, che può avere ricadute pericolose, ma può anche essere foriero di chiarimento sullo sviluppo di questo nostro Paese, che sembra sempre aver bisogno di nuove emergenze per assumere quelle decisioni che sono all’ordine del giorno ormai da troppo tempo.

LA FRATTURA

La frattura nasce ovviamente sulle destinazioni delle risorse del Recovery Fund, su cui si stanno accumulando un po’ alla rinfusa i progetti lanciati più o meno frettolosamente dai diversi ministeri. Le Regioni del Nord richiedono che i fondi vengano direzionati verso i territori in cui sono concentrate le imprese, e quindi soprattutto verso quel triangolo Milano, Bologna e Venezia, che del resto è stato il cratere di questo terremoto biologico.

D’altra parte le Regioni del Mezzogiorno possono sostenere che senza una ripresa dei consumi del Sud, le imprese del Nord, per altro fortemente penalizzate dalla chiusura dei mercati internazionali, non potranno mai riprendersi. In maniera tutt’altro che paradossale è nell’interesse del Nord che il Sud si riprenda rapidamente.

L’INDUSTRIALIZZAZIONE

Il vero problema è che negli ultimi venti anni l’area produttiva del Paese si è ridotta ulteriormente, così come in Europa l’industria si è rattrappita nella lunga striscia, che dalla Valle del Reno arriva, ma non supera la Valle del Po, cosicché la semplice equazione politica, che vede sussidi al consumo al Sud e incentivi alle imprese al Nord non è più sufficiente a far ripartire un’economia, che ha bisogno di ritrovare una dimensione tale da darsi obiettivi non di sussistenza ma di sviluppo.

È tempo di porsi nuovamente il tema della reindustrializzazione del Paese e specificatamente delle regioni meridionali, che debbono ritrovare modalità di crescita fondate sulla capacità di creare valore aggiunto per sé e per tutta la comunità nazionale. A settant’anni dalla nascita della Cassa per il Mezzogiorno, il tema della industrializzazione torna prepotentemente all’ordine del giorno, anche se non può più proporsi oggi quella soluzione, basata su un corpo tecnico esterno alle amministrazioni ordinarie, che agiva con un orizzonte di iniziativa riguardante l’intera area meridionale del Paese. Oggi le stesse Regioni debbono dimostrare di poter proporre progetti di dimensione nazionale, ragionando su un profilo industriale che non è più quello degli anni cinquanta, ma su sviluppi di reti digitali che possono permettere anche a territori periferici la crescita di un tessuto di produzione e servizi rivolto a integrarsi positivamente con imprese localizzate in altri luoghi.

LA SFIDA

D’altra parte il Covid ha colpito tutta l’economia globale, mettendo in ginocchio la semplice teoria che si spostavano le produzioni laddove il costo del lavoro costava meno, perché le reti logistiche garantivano costi di trasporto a costi ridotti e soprattutto in tempi certi. Il coronavirus ha spento questa economia della delocalizzazione, perché oggi vi è un’incertezza che ha tolto ogni vantaggio a localizzare lontano dal mercato finale componenti, il cui ritardo nelle consegne può bloccare ogni volontà di ripresa.

La possibilità di riportare in Europa molte di quelle produzioni e di estendere quindi al Mezzogiorno quelle reti di subfornitura che prima del virus si protendevano verso Est, dai Balcani all’Indocina, diviene oggi la vera sfida, non per importare condizioni di lavoro sfavorevoli, pur di ridurre i costi, ma per innalzare la qualità di produzioni e servizi, che è stata in questi anni l’unica strategia vincente della nostra industria. L’interesse del Nord non è allora solo nel riattivare i consumi del Sud, ma è di riavviare un processo di crescita produttiva del Mezzogiorno, che oggi – ma proprio oggi – si presenta sotto forma di reshoring in Europa di attività che la pandemia ha risospinto verso terre sicure. Noi dobbiamo dimostrare che le nostre terre sono sicure, che i nostri lavoratori sono preparati e che le nostre pubbliche amministrazioni non sono di ostacolo. ma sono di accompagnamento e sostegno ad un rilancio dell’economia.


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