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ROMA – Nella convivenza con il virus, il rilancio dei consumi è una priorità assoluta. Lo ha ribadito Confimprese, che insieme al Censis, ha presentato il rapporto “Il valore sociale dei consumi”, realizzato con il contributo di Ceetrus.

“La situazione della distribuzione e del commercio in generale è già durissima oggi. Con chiusure soltanto parziali la flessione è stata immediata, i clienti si sono diradati e la distribuzione, la ristorazione e il commercio hanno già intravisto i giorni bui di marzo e aprile”, ha detto Mario Resca, presidente di Confimprese.

Nel rapporto si legge che la metà degli italiani è disposta ad accettare i rigori della seconda ondata dell’epidemia, solo perché è convinta che a breve arriverà una cura risolutiva o il vaccino. Lo dicono soprattutto i residenti del Sud (il 55,2% rispetto alla media nazionale del 49,7%) e gli anziani (il 53,5%). A fine anno, a causa della seconda ondata di restrizioni in aggiunta al primo lockdown, si stima un crollo dei consumi per un valore complessivo di 229 miliardi (-19,5% in termini reali in un anno), a cui sarebbe associato un catastrofico taglio potenziale di posti di lavoro, fino a 5 milioni di unità. Il solo retail subirà una sforbiciata di 95 miliardi di fatturato (-21,6%) e nel comparto si rischia la perdita di oltre 700.000 posti di lavoro.

Nel periodo delle feste natalizie, restrizioni paragonabili al lockdown di primavera, farebbero sfumare 25 miliardi di spesa delle famiglie.

Con il Natale come deadline di tenuta degli italiani, il tracollo dei consumi è da evitare a ogni costo. Per Francesco Montuolo, vicepresidente di Confimprese, “laa situazione è grave e il timore di un ulteriore lockdown e l’aumento dei contagi stanno dando un’altra frenata ai consumi”.

Paura e incertezza colpiscono maggiormente le persone con i redditi più bassi: il 60,3% di essi (contro il 37,2% medio) taglia i consumi per risparmiare soldi da utilizzare in caso di necessità. Ma per il 76,9% degli italiani sostenere i consumi è una priorità per il benessere delle persone e per dare un supporto concreto all’economia in questa fase difficile. Per il 30% la tutela della salute impone lacrime e sangue, quindi è inevitabile la sofferenza economica.


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