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Il presidente della Regione Sicilia, Nello Musumeci

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Mi meraviglio davvero che non tanto le Regioni del Nord o del Centro ma le Regioni del Sud non abbiano ricordato al Governo una sentenza della Corte Costituzionale sull’obbligo della “intesa” tra Stato e Regioni sugli atti programmatici che comportano il governo del territorio. Un giudizio di legittimità costituzionale dell’art. 1, commi 2, 4, 10-bis e 11, del decreto-legge 12 settembre 2014, n. 133 (Misure urgenti per l’apertura dei cantieri, la realizzazione delle opere pubbliche, la digitalizzazione del Paese, la semplificazione burocratica, l’emergenza del dissesto idrogeologico e per la ripresa delle attività produttive), convertito, con modificazioni, dall’art. 1, comma 1, della legge 11 novembre 2014, n. 164, promosso dalla Regione Puglia.

Però, chi legge questa mia nota o si sofferma sulla sentenza, quanto meno si chiederà dove sono state finora le altre Regioni del Mezzogiorno, singolarmente o unite fra di loro, dove sono state dal mese di luglio 2020 (data in cui il Consiglio dei Presidenti della Unione Europea ha praticamente avviato il Recovery Fund dando mandato ai singoli Stati di redigere il Recovery Plan). Non credo che tra Stato e Regioni del Mezzogiorno, in particolare, ci sia stato un pericoloso compromesso basato su una divisione di competenze e di ruoli: al Recovery Plan ci pensa lo Stato centrale e al Programma che definisce l’utilizzo del Fondo di Coesione e Sviluppo ci pensano le Regioni. Un compromesso del genere non avrebbe senso e se la ignoranza crassa che spesso alberga in alcuni schieramenti politici pensasse ad una ipotesi del genere tengo a precisare che la Unione Europea ha, sin dal mese di luglio 2019, ribadito con atti formali una chiara e misurabile sintonia ed integrazione tra tutti, ripeto tutti, i fondi comunitari.

Finalmente la Presidente della Regione Umbria Donatella Tesei, a cui i suoi colleghi Presidenti delle altre Regioni hanno affidato il compito di coordinare il lavoro sul Recovery Plan, ha fatto presente al Governo che “il tema ancora non risolto, posto alla unanimità dalle Regioni, è sul ruolo che dobbiamo ricoprire in questo percorso, vale per le Regioni così come per gli enti locali”. La Presidente Tesei ha inoltre ribadito che “il Governo finora si è limitato a chiedere una lista dei progetti disponibili che rispondessero alle missioni indicate dall’Europa”.

La cosa che mi ha davvero sconcertato è che nessuno dei Presidenti delle Regioni meridionali, proprio sulla base di una sentenza della Corte Costituzionale generata da un ricorso formale di una Regione del Sud come la Puglia, non abbia finora sollevato, in modo formale, una simile grave tematica. Ad esempio il Presidente della Regione Sicilia Nello Musumeci che non è stato per niente coinvolto nella redazione del Recovery Plan in particolare sull’inserimento o meno del collegamento stabile tra la Sicilia ed il continente cosa intende fare alla luce della sentenza che ho riportato prima? O cosa intende fare il Presidente della Regione Sardegna che non ha trovato finora nelle proposte del Recovery Plan la realizzazione di una reinvenzione funzionale dell’asse viario 131 Carlo Felice o il Vice Presidente della Regione Calabria che non ha trovato il completamento dell’asse viario 106 Jonica e in proposito ricordo che la notizia riportata in alcuni ambienti dei Ministeri competenti che nel Recovery Plan non possono essere inserite opere viarie non è assolutamente vera.

Ma torniamo alla sentenza della Corte Costituzionale ed alla “intesa”, in proposito ritengo utile ricordare che oltre alla sentenza da me prima riportata ce ne sono anche altre, ad esempio nel 2001 dopo l’approvazione della Legge 443 (Legge Obiettivo) alcune Regioni impugnarono la norma in quanto non contemplava proprio lo strumento della “intesa” con le Regioni propedeutica alla attuazione del Programma delle Infrastrutture Strategiche approvate dal Parlamento ed il Governo fu costretto a produrre un Decreto Legislativo (il Dlgs 190/2002) con cui si impose la istituzione della Intesa Generale Quadro tra Stato e singola Regione. E la “intesa” non è un atto che si apre e si conclude con un incontro con il Ministro Boccia, non è un atto che si apre e si conclude con un incontro a Palazzo Chigi con il Presidente del Consiglio e con una conferenza stampa in cui il Presidente comunica l’avvenuta intesa. La intesa è un accordo formale tra le parti (Stato – Regione) supportata da atti formali e da scelte definite e controllabili nel tempo; in fondo come avvenuto per la Legge Obiettivo tra Stato e singola Regione va sottoscritto un vero rogito e non un gratuito annuncio mediatico, non certo un atto simile a quei 547 decreti attuativi annunciati dal Governo Conte due e non resi operativi.

Ritengo utile precisare che:

  • L’intesa non è l’elenco delle opere ma la certezza che le opere su realizzino davvero in un determinato arco temporale
  • L’intesa non è un impegno a fare determinate scelte ma è la elencazione dettagliata degli strumenti e delle riforme necessarie mirate a superare i vincoli che potrebbero bloccare la evoluzione naturale delle scelte
  • L’intesa contiene reciproche responsabilità ed il mancato rispetto degli impegni assunti produce automaticamente ben identificate penali.

La cosa strana ed incomprensibile, per un Paese ricco di una tradizione politica ed istituzionale consolidata, è che a sollevare questa esplosiva tematica non siano state, sin dal mese di luglio 2019, proprio le Regioni più penalizzate e meno coinvolte ed ora che la Presidente Tesei, su mandato della Conferenza Stato Regioni ha sollevato formalmente una simile problematica, spero che prenda corpo una iniziativa unitaria organica proprio delle Regioni del Mezzogiorno per costruire da subito tutti i passaggi formali mirati alla sottoscrizione della “intesa”, vorrei ricordare ai Presidenti delle Regioni del Mezzogiorno che in almeno cinque riunioni formali la Commissione europea ha ricordato che “il Mezzogiorno d’Italia è un riferimento chiave della ripresa e ogni proposta del Recovery Plan deve perseguire direttamente o indirettamente tale finalità”. Spero che la sentenza da me richiamata possa essere utile per superare la preoccupante atarassia che alberga proprio nelle Regioni del Mezzogiorno.


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