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Il Consiglio dei Ministri presieduto da Draghi

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Pragmatico e rassicurante. La prima conferenza stampa di Mario Draghi si lascia alle spalle i veleni che fino all’ultimo minuto hanno bloccato il consiglio dei ministri e quindi ritardato l’incontro con i giornalisti. Di questi scontri non c’è traccia nelle parole del presidente del consiglio. Sulle cartelle esattoriali si è consumato un duello rusticano fra la Lega che chiedeva la sanatoria e l’asse Pd e Cinquestelle che lanciava l’anatema contro quello che veniva definito un inaccettabile condono.

Parola quanto mai indigesta considerando che gli avvisi fiscali riguardano soprattutto aziende e partite Iva. Un popolo molto lontano dalle antiche sensibilità della sinistra italiana costantemente schierata a difesa dei “garantiti” come dipendenti pubblici e contratti a tempo indeterminato. La fascia di occupazione che non ha affatto risentito della pandemia.

Draghi ha liquidato lo scontro con poche parole di buon senso mettendosi oltre i partiti. Ha invitato i duellanti a cercare una mediazione fra la propria identità e gli interessi del Paese. Ha riconosciuto che si tratta di un condono. Tuttavia le cartelle che vengono rottamate si riferiscono a problemi con il fisco che risalgono al 2011. Dopo dieci anni lo Stato non è stato in grado di incassarle e quindi è inutile accanirsi. Casomai bisognerà intervenire sull’amministrazione fiscale per evitare che incidenti del genere si possano ripetere.

L’obiettivo di questa prima conferenza stampa di Draghi è stata quella di rassicurare il Paese spaventato dalla terza ondata e sconcertato per la commedia dei vaccini. Come aveva già detto a Bergamo ha voluto dimostrare che lo Stato c’è. «Questo decreto –ha detto- è una risposta significativa molto consistente alle povertà, al bisogno che hanno le imprese di essere aiutate e ai lavoratori.  È una risposta parziale ma è il massimo che abbiamo potuto fare in questo momento». Ripete quello che aveva già scritto un anno fa sul Financial Times spiegando che oggi il problema non è il debito ma spendere.. «L’obiettivo è dare quanto più soldi possibile e più velocemente possibile», aggiunge.

Ora «è necessario accompagnare le imprese e i lavoratori nel percorso di uscita dalla pandemia, questo è un anno in cui non si chiedono soldi, si danno soldi, verrà il momento di guardare al debito ma non è questo il momento, di pensare al Patto di stabilità».

Capisaldi del decreto sono il sostegno alle imprese, al lavoro e aiuto contro la povertà. Una operazione da 32 miliardi che è ancora parziale e sarà corretta con un nuovo scostamento ad aprile. Sull’ammontare però non si è voluto pronunciare. Si parla di 15-20 miliardi ma potrebbero arrivare a 35. In ogni caso nessuna paura. Nel 2021 si spende. Per i risparmi ci sarà tempo.

«Alle imprese sono destinati i tre quarti dei 32 miliardi dello scostamento.  È una risposta parziale – lo abbiamo già detto – faremo un nuovo scostamento con il Def»  I pagamenti inizieranno l’8 aprile, per chi avrà fatto domanda. «Se tutto va come previsto oggi, 11 miliardi entreranno nell’economia nel mese di aprile».

La preoccupazioni maggiori verso chi ha perso il lavoro. Non a caso la cassa integrazione sarà prorogata insieme al blocco dei licenziamenti.

«L’intervento più significativo è quello nei confronti di coloro che hanno perso l’impegno e anche il sussidio di disoccupazione. C’è un’estensione del reddito di emergenza», ha detto Draghi.

«Sulle imprese c’è una parte destinata al ristoro o indennizzo delle imprese che operano nella montagna, molte poste di questo decreto sono indirizzate al turismo e c’è un provvedimento molto importante per gli autonomi per tutti i lavoratori inclusi i lavoratori del settore agricolo, con decontribuzione da due miliardi e mezzo, abbiamo aggiunto un miliardo e mezzo».

Ha spento anche la polemica sui vaccini. «Si farò l’Astrazeneca. Mio figlio se l’è fatto l’altro ieri in Inghilterra». Inutile cercare alternative improbabili «Merkel su Sputnik? Prima si cerca coordinamento Ue, poi si agisce» ha risposto a quanti chiedevano notizie sul vaccino russo. «Telefono spesso a Ursula von der Leyen? No però qualche volta sì, in questo periodo sì, penso che il coordinamento europeo sia da cercare. Si fa così, se poi non c’è si procede in altro modo. Serve pragmatismo, prima si cerca il coordinamento europeo e poi si fa altrimenti. Così sta facendo Merkel per quanto riguarda Sputnik e così faccio io».

«Noi siamo partiti da 69mila vaccini al giorno, ora siamo a 160 mila giornalieri. Arriveremo a 500mila in aprile. E lì l’obiettivo è portarla anche a cifre più alte in maggio e giugno», ha detto il premier. «Un po’ tutto il governo e tutta l’Italia è in grande attività per assicurare che la campagna di vaccinazione proceda con la massima velocità e la massima capillarità possibile. I siti vaccinali continuano ad aumentare. Solo in questi giorni sono aumentati del 25%». Quanto durerà il suo governo? Fino a quando vorrà il Parlamento è stata la ovvia risposta.


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