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Laura Castelli

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Se fino a ieri il comune di Reggio Calabria aveva a disposizione circa 78 euro per abitante per garantire l’assistenza agli anziani e ai disabili, servizi domiciliari, centri educativi, centri sociali per gli anziani, case famiglia, da ieri può contare su 102,83. Mentre per il Comune di Giugliano, in Campania, la disponibilità passa da 59 euro a 95,84 per ogni cittadino, da 68,46 a 89,38 per Matera. Sono i numeri di una «rivoluzione» nel segno di un importante passo avanti verso il superamento del criterio della spesa storica, la madre del divario nei diritti di cittadinanza tra il Nord e il Sud del Paese. Una battaglia questa “contro” la spesa storica, che il nostro giornale ha combattuto fin dal suo primo giorno in edicola. Oggi si “celebra” un primo taglio al divario tra città come, per esempio, Reggio Calabria e Reggio Emilia.

La Commissione tecnica per i fabbisogni standard del ministero dell’Economia e delle finanze ha definito ieri gli obiettivi di servizio per lo sviluppo dei servizi sociali dei Comuni, e le relative regole di monitoraggio.

«Per gli asili e per la spesa delle funzioni sociali, si supera finalmente la spesa storica e, da oggi, rendiamo tutti i Comuni più uguali, assicurando le stesse risorse e gli stessi servizi ai cittadini, indipendentemente dall’area geografica in cui vivono», ha affermato il viceministro dell’Economia, Laura Castelli, sostenendo che si tratta di «un’operazione di vero riequilibrio che non penalizza gli altri Comuni, grazie alle risorse in più che abbiamo messo nell’ultima Legge di Bilancio, e che cresceranno dal 2021 al 2030».

Un «cambio di paradigma», ha sottolineato Castelli, che porta «una rivoluzione vera». Punto di approdo di un processo che ha portato alla ridefinizione dei fabbisogni standard non più individuati sulla base del livello medio storicamente offerto, ma del livello di servizi e della spesa standard delle realtà più virtuose. Sono stati quindi quantificati i fabbisogni aggiuntivi, con l’obiettivo di colmare il gap sui servizi sociali dei territori, quelli del Sud in prima fila: all’appello risultavano mancanti risorse per oltre 650 milioni (650,9). Pertanto con la legge di Bilancio nel Fondo di solidarietà comunale (Fsc) sono state conferite risorse aggiuntive pari a 215,9 milioni per il 2021, per arrivare nel 2030 a 650,9 milioni nel 2030.

La scorsa settimana il Comitato tecnico per i fabbisogni standard ha stabilito i criteri di riparto delle nuove risorse che, insieme alla variazione della metodologia di calcolo della Funzione sociale nell’ambito del Fondo di solidarietà comunale, si sottolinea, ha consentito di riportare equità nei comuni italiani. Ieri l’ok definitivo al nuovo metodo. «È il primo, vero passo per i Lep, i livelli essenziali delle prestazioni, che ci porterà gradualmente alla convergenza, accompagnando l’attuazione dei livelli essenziali – ha affermato la viceministra – I servizi sociali e gli asili nido hanno sempre rappresentato la vera grande differenza tra Nord e Sud. Queste distanze noi le abbiamo azzerate».

L’“operazione”, in pratica, rende omogenei i fabbisogni standard, con l’obiettivo di garantire a tutti i cittadini, dalla Calabria alla Lombardia, gli stessi servizi. Un passaggio “intermedio”, sottolineano dal Mef, sulla strada delle definizione dei Lep. «Potevamo decidere di attendere l’individuazione dei livelli delle prestazioni – ci ha detto Castelli – lasciando i Comuni ancora in questa situazione di disequilibrio per anni, oppure percorrere una strada diversa. Noi abbiamo lavorato su questa seconda ipotesi e ci siamo inventati un modo che, da subito, azzerasse il divario. Con un doppio beneficio, in primis mettiamo i comuni nelle condizioni di erogare da subito i servizi ai cittadini e poi creiamo le condizioni per una transizione più morbida».

I Comuni che riceveranno le “nuove” risorse dovranno rendicontarle, con un passaggio formale in Consiglio comunale: un’operazione di responsabilità, oltre che di trasparenza, quindi. Ai fini della rendicontazione delle risorse aggiuntive da parte degli enti “sotto” obiettivo, spiegano dal Mef, l’impegno delle risorse aggiuntive effettive oggetto di rendicontazione potrà avvenire con riferimento all’assunzione di assistenti sociali a tempo indeterminato qualora l’incidenza del numero di assistenti per il Comune o l’Ambito territoriale sociale di appartenenza sia inferiore a un operatore ogni 6.500 abitanti; l’assunzione di altre figure professionali specialistiche necessarie per lo svolgimento del servizio; l’incremento del numero di utenti serviti; il significativo miglioramento dei servizi sociali comunali in relazione ad un paniere di possibili interventi definito al paragrafo “Interventi per un significativo miglioramento dei servizi sociali”; le risorse aggiuntive trasferite all’Ambito territoriale sociale di riferimento.


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