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Il governo è al lavoro per trovare i tre miliardi che servono a bloccare il rincaro delle bollette di luce e gas a partire dal 1° ottobre.

Una ricerca non semplicissima, tanto che al termine della riunione del premier Draghi con i ministri Cingolani e Franco è stato annunciato che gli interventi non sono all’ordine del giorno del Consiglio dei ministri di oggi, dove si parlerà solo di Green pass. Tanto, per bloccare il caro-energia c’è tempo fino al 30 settembre.

LE MOSSE ALLO STUDIO

Contro l’aumento delle bollette il governo sta «riscrivendo il metodo di calcolo» ha detto Cingolani a Radio anch’io. «C’è da mitigare l’aumento del trimestre, che esiste in tutto il mondo perché è mercato globale – ha spiegato il ministro – Poi c’è da mettere in piedi un intervento più strutturale. Bisogna ragionare su come è costruita e calcolata una bolletta, va riscritto il metodo».  L’aumento delle bollette potrebbe essere «importante» ha detto Cingolani, a causa dell’impennata dei prezzi del gas, prima fonte di produzione in Italia.

Come per lo scorso aggiornamento tariffario, quando il governo intervenne con un taglio da 1,2 miliardi spalmato sulle bollette, lo stesso meccanismo potrebbe replicarsi anche questa volta, con risorse derivanti dalle aste della CO2, il meccanismo di assegnazione alle imprese delle quote di emissioni valide per adempiere agli obblighi europei di emissioni, i cui prezzi hanno registrato un deciso aumento.

Più complesso l’altro intervento di cui ha parlato Cingolani con la una riforma del metodo di calcolo delle bollette che potrebbe arrivare con un altro provvedimento: «La questione strutturale è un po’ diversa. Bisogna ragionare su come viene costruita la bolletta e qui va riscritto il metodo di calcolo. Lo stiamo facendo in queste ore».

Ma perché sale la bolletta? Tra le cause c’è la crescita delle materie prime dovuta alla ripresa economica su scala globale e le ridotte forniture di gas, in particolare dalla Russia. Ma bisogna anche considerare la crescita dei prezzi dei permessi legati alle emissioni di CO2. Le grandi aziende, infatti, “pagano” per inquinare.

Negli ultimi mesi c’è stato un incremento dei costi dei permessi delle emissioni di carbonio.  Ora sono attorno a 50 euro per tonnellata di CO2 che rappresenta il record storico.  Un costo che finisce sulla bolletta e quindi sulle tariffe dei consumatori.  Nonostante la diffusione delle fonti rinnovabili, la maggior parte del fabbisogno in Italia è coperto con il gas che è poco inquinante, ma anche molto caro perché di importazione.

L’IPOTESI RIFORMA

A questo si aggiunge il meteo: abbiamo vissuto una primavera particolarmente fredda e un’estate afosa. Una concatenazione di eventi che ha fatto lievitare il prezzo del gas, la cui domanda è aumentata prima per il riscaldamento e poi per i condizionatori.

Le navi “gasiere” sono partite prima alla volta della Cina o della Corea o del Giappone, e soltanto dopo verso l’Europa. Inoltre sono calate le esportazioni della Russia verso la Ue, per le difficoltà politiche nel raddoppio del gasdotto North Stream. Insomma, i prezzi europei del gas sono cresciuti di oltre il 30% nel secondo trimestre 2021 rispetto al primo.

Il governo sta pensando a una riforma degli oneri generali di sistema. Si tratta dei costi relativi allo smantellamento delle centrali nucleari dismesse o la copertura delle tariffe special riconosciuto a Rfi (la società del gruppo Fs che possiede binari e impianti) per i consumi di elettricita’ sulla rete tradizionale.    

Tagliare l’Iva sulle bollette, come insiste Matteo Salvini (ma anche i Cinquestelle) risulta invece impraticabile in tempi brevi. Troppo complessa la materia: si farà forse più tardi, con la legge di Bilancio. Tassare le imprese energetiche, come ha deciso la Spagna (con pesanti ripercussioni in Borsa), viene escluso. La Francia pensa a un rimborso diretto alle famiglie meno abbienti. Rimangono così gli oneri di sistema. Si tratta ora di decidere quali salteranno e quali saranno spostati sulla tassazione generale. Lo vedremo al Cdm della prossima settimana.

CINGOLANI: «ACCELERARE SULLE RINNOVABILI»

Intanto, oggi il ministro Cingolani ha lanciato un monito: «La cosa più importante è accelerare sull’installazione di rinnovabili, così ci sganciamo più rapidamente possibile dal costo del gas. Stimiamo che il decreto Semplificazioni porti i giorni necessari per autorizzare un impianto per energia rinnovabile da 1.200 giorni a circa 1/5, cioè 240 giorni».

Il rialzo è frutto delle «politiche anti-carbonio del tipo che l’amministrazione Biden vuole imporre negli Stati Uniti» afferma il Wall Street Journal nel suo editoriale. L’autorevole testata cita il balzo record dei prezzi dell’elettricità nel Regno Unito, «un aumento del 700% dalla media del 2010 al 2020». Sempre in Gran Bretagna, ricorda il Wsj, «l’’aumento del 12,3% del mese scorso è stato il più grande dal 1974 e ha contribuito al picco dell’inflazione ai massimi dal 1993» e comunque «altre economie stanno registrando picchi simili». 


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