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Il ministro per il Sud Mara Carfagna

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Per mettere ulteriormente in sicurezza la “quota Sud”, ovvero la destinazione del 40% delle risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza alle regioni meridionali – 82 miliardi – d’ora in poi si procederà con un monitoraggio ex ante sui bandi. Il Dipartimento per la coesione territoriale, insieme al Mef e con il coinvolgimento delle amministrazioni titolari dei diversi interventi, sta lavorando alla messa a punto di un sistema di controllo preventivo onde evitare di dover ogni volta correre ai ripari con interventi correttivi e compensativi.

 «Non basta che sulla carta si sia previsto il vincolo del 40%, perché è necessario che questo vincolo sia rispettato e completamente attuato e realizzato, a cominciare dalla predisposizione e dalla realizzazione dei bandi», ha affermato la ministra per il Sud, Mara Carfagna, di fronte alla commissione Bilancio della Camera, annunciando l’avvio a gennaio del lavoro per definire il meccanismo che, ha spiegato,  «ci consente di sollecitare tutte le amministrazioni titolari di interventi Pnrr, perché condividano con noi la predisposizione e la redazione di bandi affinché i criteri di riparto possano rispettare l’allocazione territoriale del 40% cui è affidato il compito di colmare il divario territoriale». «Non vogliamo intervenire in una fase patologica, stiamo facendo di tutto perché non scatti la patologia ma perché si agisca in tempo, preventivamente», ha sottolineato la ministra.

Di fronte alla commissione Carfagna, oltre che dar conto dei “compiti” per il Pnrr assegnati al suo ministero per il 2021 – «obiettivi raggiunti» – ha illustrato le prossime sfide, che oltre ai milestone e target da centrare, prevedono appunto il monitoraggio sulla quota Sud e il supporto alla progettazione e attuazione degli interventi in capo agli enti locali.

Per il 2021 la ministra ha rivendicato la “partenza” delle Zes, le Zone economiche speciali – oggetto di riforma – con il rafforzamento del ruolo del commissorio ora titolare dell’autorizzazione unica e unico interlocutore dei potenziali investitori che, tra l’altro, possono contare su un credito d’imposta fino a 100 milioni. Sono poi stati ripartiti i 630 milioni per gli interventi infrastrutturali delle otto Zes, e la prima gara da 30 milioni, che riguarda l’interporti di Nola, sarà indetta entro febbraio. Sono stati poi avviati gli avvisi pubblici per la realizzazione di strutture sanitarie di prossimità, la lotta alla povertà educativa, la valorizzazione dei beni confiscati alle mafie. Nell’ambito del fondo complementare, sono stati messi a bando i 350 milioni per la costituzione di ecosistemi dell’innovazione al Sud – la graduatoria dei progetti ammessi verrà pubblicata entro giugno – e ripartiti i 300 milioni destinati alla viabilità nelle aree interne.

Carfagna ha poi sottolineato la portata dell’investimento sull’edilizia scolastica – titolare il ministero per l’Istruzione -, con la messa a bando di 3 miliardi sui 4,6 previsti nel Pnrr, sottolineando il superamento del 40%, ad esempio, per gli asili nido (55%), il tempo pieno (57,68%), lo sport (54,9%). «Con il Pnrr costruiamo le infrastrutture e con la legge di bilancio le trasformiamo in servizi», ha affermato. Con 63 milioni il ministero andrà a potenziare e prolungare la task force dell’Agenzia per la coesione per l’edilizia scolastica.

Per il primo semestre 2022 non ci sono milestone da ottemperare ma solo “obiettivi interni”, cioè propedeutici al raggiungimento nei prossimi semestri degli obiettivi fissati con Bruxelles, tra cui la pubblicazione di un avviso pubblico per i 500 milioni di nuove risorse previste nell’ambito dell’intervento di “Potenziamento dei servizi e infrastrutture sociali di comunità” rivolto ai Comuni delle aree interne interessati dalla misura. Solo un milestone per la seconda parte dell’anno e consiste nell’aggiudicazione di tutti gli interventi di “Potenziamento dei servizi e infrastrutture sociali di comunità”.

Non solo Pnrr: la coesione territoriale e, in particolare, la riduzione del gap Nord-Sud, può contare anche sulle risorse dei fondi strutturali e del Fondo sviluppo e coesione (Fsc). La ministra ha insistito sulla necessaria complementarietà degli strumenti in campo, e sull’estensione del “modello Pnrr”: procedure più snelle quindi anche per l’Fsc, ad esempio in materia di affidamento dei contratti pubblici, la possibilità di andare a gara con il solo progetto di fattibilità tecnica ed economica. O l’esercizio del potere sostitutivo da parte del ministero del Sud – tramite l’Agenzia per la coesione – rispetto alle amministrazioni pubbliche il cui ritardo o inadempimento nella gestione dei fondi strutturali possa determinare il concreto rischio di definanziamento.


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