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Mario Draghi

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La guerra in Ucraina, le sanzioni alla Russia, la carenza di materie prime, la corsa dei prezzi energetici, le fibrillazione dei mercati creano un clima di forte incertezza. «L’economia non va male, l’Europa continua a crescere, ma l’incertezza genera preoccupazioni per il futuro e detta l’agenda europea». Qualora l’economia dovesse indebolirsi «occorrerà una convincente risposta delle politiche di bilancio, che non può tanto venire dai bilanci nazionali. Occorre che la risposta sia europea». Il presidente del Consiglio, Mario Draghi al termine del Consiglio europeo informale, ospitato a Versailles, ha dato un quadro dei temi sul tavolo: energia, difesa e situazione macroeconomica. E delle sfide urgenti di fronte alle quali l’invasione russa dei territori ucraini pone il Vecchio Continente.

CRESCITA E PNRR

Ci sono poi le “sfide italiane”, perché «non siamo in un’economia di guerra», ma bisogna essere preparati. Il Paese affronta la crisi “forte” della «performance a dir poco eccezionale» della crescita registrata lo scorso anno, e per quest’anno vanta «un acquisito molto alto». «Siamo in grado di affrontare un rallentamento temporaneo dell’economia e arrivare e arrivare a conclusione di quest’anno con un altro buon dato», ha affermato il premier, ma la guerra e le sanzioni – che potrebbero essere rafforzate – aumentano le nubi sulla crescita. E non solo per l’Italia. L’intervento deve esser quindi europeo, e deve essere accompagnato, ha sostenuto, dalla revisione temporanea delle regole che ci hanno accompagnato in questi anni: dal Patto di stabilità agli aiuti di Stato, dall’import dei prodotti agricoli al mercato elettrico. In questo contesto è più importante che mai portare avanti l’agenda del Pnrr. Da Versailles il premier ha rinnovato il monito alle forze politiche, mettendole di fronte alle “ricadute” delle guerriglie parlamentari che stanno accompagnando il cammino delle riforme. «Continuiamo ad avere le risorse del Pnrr, andiamo avanti con quelle cercando di spenderle e averle. E quindi dobbiamo andare avanti con quella agenda: non è che perché c’è la guerra restiamo fermi. Altrimenti mettiamo a rischio i finanziamenti di giugno e dicembre».

I PILASTRI DEL PIANO PER L’ENERGIA

Intanto di fronte alla sfida energetica, la strategia europea si basa su «quattro pilastri»: la diversificazione segue due direttrici, una riguarda le forniture, e su questo fronte «l’Italia è già attiva». La seconda punta sulla sostituzione delle fonti fossili con le rinnovabili. E qui la strada è ancora lunga.

Il secondo pilastro prevede la possibilità di introdurre un tetto al prezzo del gas: da quando se ne parla, ha sottolineato Draghi, «sarà una coincidenza, il prezzo caduto fortemente da oltre 200 euro a circa 116 euro oggi». La Commissione presenterà poi un rapporto «su come staccare il mercato dell’energia elettrica da fonti rinnovabili dal gas», mentre l’ultimo pilastro della risposta europea al caro energia sarà la tassazione degli extra-profitti delle società elettriche. «La Commissione – ha affermato il premier – stima che da qui possa arrivare un gettito di circa 200 miliardi».

LE MATERIE PRIME

Non c’è solo il tempo dell’approvvigionamento energetico: l’agroalimentare è in grande sofferenza, gli allarmi sulla carenza di cibo apparsi sui giornali «sono grandemente esagerati», ma bisogna «essere reattivi sul fronte della diversificazione delle fonti di approvvigionamento», guardando a mercati come il Canada, gli Stati Uniti, l’Argentina. Intanto occorre affrontare l’impatto delle sanzioni sul potere d’acquisto delle famiglie e sulle imprese in termini di competitività e mantenimento delle produzioni che la scarsità dei materiali – dall’argilla ai rottami di ferro – rende arduo. «Questa situazione, se non affrontata, ha il potenziale di fratturare il sistema economico, conducendoci verso il protezionismo», ha sostenuto.

Come reperire le risorse per affrontare l’emergenza? Sul tavolo di Versailles non si è parlato nel dettaglio di eurobond, ha raccontato Draghi – «ho ritenuto non fosse maturo il momento» -. Si aspetta una risposta della Commissione «su come organizzare una risposta comune». «La congiuntura deve prevedere una politica fiscale che continua ad essere espansiva, centrata sugli investimenti, oppure gli obiettivi climatici e quelli della difesa non vengono conseguiti».

LE BORSE

Mentre da Versailles il premier ha espresso tutta la sua sfiducia su una vicina soluzione al conflitto – «Putin non vuole la pace, il suo piano è altro» – gli investitori sembrano aver dato credito alle parole del capo del Cremlino sulla possibilità di «positivi cambiamenti nei negoziati con l’Ucraina»: Milano ha segnato a fine giornata + 0,68% dopo l’oltre -4% di ieri. Sulle altre piazze Parigi ha guadagnato lo 0,85%, Francoforte l’1,33% e Londra lo 0,79%. A Piazza Affari Leonardo “prima della classe” (+11,53), seguita da Iveco (+5,14%) e Tim (+4,83%). In calo lo spread tra Btp e Bund a 160 punti. Sul fronte delle materie prime, il prezzo del petrolio viaggia a 108 dollari al barile, mentre l’oro è sceso sotto quota 2.000 euro l’oncia. In lieve rialzo alla Borsa di Amsterdam il gas a 131 euro al Mwh (+3,82%).

 


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