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Il ministro Daniele Franco

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Lo strepitoso rimbalzo che l’economia italiana aveva messo a segno dopo l’annus horribilis della pandemia – voltando pagina rispetto a un quarto di secolo a crescita quasi zero – rende ancora più “dolorosa” la revisione delle prospettive di crescita che anche la Ue aveva avallato. Addio al 4% e un po’ “visto” da Bruxelles, che arrivava al 4,7% nelle stime della Nadef: il sistema economico italiano registra le ferite della guerra di Putin all’Ucraina.

«Prima degli ultimi eventi si preannunciava una ripresa sostenuta. La Commissione europea prevedeva, prima di febbraio 2022, un crescita del Pil italiano un po’ superiore al 4%. La settimana prossima licenzieremo il Def in cui la previsione di crescita verrà rivista significativamente con valori più bassi».

Di fronte a una situazione in cui «l’unica certezza è che ci sono moltissime incertezze» – parole che ricordano «la terra sconosciuta» evocata da Christine Lagarde – il ministro dell’Economia, Daniele Franco, metterà nero su bianco nel Documento di economia e finanza i numeri “dettati” da «la consapevolezza che la nostra economia sta rallentando». Il ministro lo ha anticipato intervenendo nell’aula magna dell’università di Padova, in occasione della cerimonia per i 30 anni della Fondazione Cariparo.

Il Mef sta lavorando per mettere a punto il documento che segnerà la definitiva archiviazione di quella prospettiva di crescita del 4,7% che lo scorso autunno sembrava un obiettivo raggiungibile. Lo sconvolgimento portato dal conflitto, l’inflazione galoppante (+6,7% in un anno, mai così alta dal 1991), spinta dalla corsa folle del gas e dai rincari delle materie prime, e lo scenario di incertezza alimentata dalle giravolte di Putin sul gas “vedono” la crescita attestarsi sotto al 3%, al 2,8% molto probabilmente. I numeri certi arriveranno sul tavolo del Consiglio dei ministri rinviato alla prossima settimana, in attesa della pubblicazione, il 5, da parte dell’Istat dei Conti economici trimestrali che conterranno anche la correzione della stima Pil nominale 2021.

Le prospettive di crescita registrano il peso dell’incertezza: «Non sappiamo quando finirà il conflitto in Ucraina né come finirà, e questo sta pesando sulle prospettive economiche italiane ed europee. Viviamo un momento particolarmente difficile – ha spiegato il ministro – non siamo ancora usciti dalla pandemia e assistiamo a un conflitto militare in Europa come non lo si vedeva da tre quarti di secolo, c’è un aumento molto forte del costo dell’energia, vediamo i rischi di stagflazione. Un contesto in cui l’Italia non può governare da sola. Le posizioni prese sono infatti del tutto allineate con l’Europa e la Nato».

Pesano poi gli «effetti diretti» del conflitto sulle catene di approvvigionamento, con l’impennata dei prezzi delle materie prime e alimentari, e delle sanzioni contro la Russia. «Noi esportiamo in quel Paese l’1,5% del totale dell’export – sottolinea Franco – ma la Russia rappresenta il 3% delle nostre importazioni. Soprattutto la Russia rappresenta il 38% del gas consumato l’anno scorso».

Franco non fa giri di parole: «Sotto il profilo economico le conseguenze della guerra saranno molto significative, molto pesanti». Senza contare che «non siamo ancora completamente usciti dalla pandemia» e gli effetti economici «non sono ancora superati del tutto».

Servono scelte lungimiranti, sostiene quindi il ministro, coesione a livello nazionale e cooperazione su quello europeo, facendo tesoro dell’esperienza maturata con la pandemia. E su quest’ultimo piano l’energia sarà il banco di prova decisivo. Come sarà importante «assicurare che le politiche economiche restino tali da sostenere l’attività economica».

La priorità, ha sottolineato il ministro, è mitigare gli effetti degli aumenti dei prezzi dell’energia che si riversano sulle famiglie più vulnerabili, sostenere le imprese e tutelarne la competitività. Finora contro il caro bollette il governo ha messo in campo 19 miliardi.

«Siamo passati quasi senza accorgerci da una politica di sostegni connessi alla pandemia a quelli connessi al costo dell’energia», ha sottolineato. Il governo interverrà ancora, con sostegni per i settori più in difficoltà sfruttando l’allentamento temporaneo degli aiuti di Stato concesso dalla Ue. E si cercherà di farlo senza gravare eccessivamente sulla finanza pubblica: si proverà a restare il più possibile vicini all’obiettivo del deficit al 5,6%. Intenzione confermata anche per il debito, che il governo vuole continuare a far calare gradualmente. I dati del fabbisogno statale del primo trimestre 2022 sembrerebbero d’aiuto, visto che è migliorato di 11,3 miliardi rispetto ai primi tre mesi del 202.

Nel frattempo il governo lavora per diversificare le fonti di approvvigionamento del gas e sullo stoccaggio. Soprattutto alla luce del ricatto che Putin sta facendo all’Europa imponendo il pagamento in rubli. «Dobbiamo puntare anche sulle rinnovabili non solo come strumento di riduzione delle emissioni inquinanti ma pure come elemento strategico di diversificazione delle fonti energetiche nazionali», ribadisce il ministro.

Di fronte a questo scenario il Pnrr «è fondamentale». «Ci si è posti il quesito se questa situazione di guerra, di tensione, debba indurre a rivedere il Piano nazionale, ma semmai quanto sta accadendo deve indurre a velocizzarne l’applicazione», ha detto il ministro.

«Il nostro Paese esce da un quarto di secolo di crescita modesta. Nel 2019 non abbiamo recuperato il livello di Pil del 2007, prima della precedente crisi. L’Italia – sostiene Franco – deve puntare su un tasso di crescita più alto. Servono investimenti fissi, pubblici e privati, in quello che viene chiamato capitale umano. Un forte impulso può venire dal Pnrr che per il nostro Paese è un’opportunità per superare carenze strutturali».


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