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Ma non dovevano essere a costo zero per la fiscalità generale? Sembra un giochetto che si ripete visto che le Olimpiadi invernali Milano-Cortina sono state approvate sulla base dell’affermazione che non sarebbero pesate sulla fiscalità generale.

Fontana, Zaia, Giorgetti, Sala “chiagnono e fottono”. In realtà è un volgarismo che costituisce una formula proverbiale della tradizione partenopea. Viene usato, di solito, per sottolineare un tipico atteggiamento, opportunista, adottato da alcune persone che sono solite indugiare in lamentazioni proprio in quei momenti in cui le cose, per loro, non vanno per nulla male.

Infatti dopo le affermazioni di principio c’è , come sempre capita, la forza della realtà che suggerisce che in fin dei conti avere più Stato non è poi così male, tanto da passare da zero a 2 miliardi di soldi pubblici destinati al progetto in tre anni.

Il primo miliardo venne stanziato già nel 2020 dal ministero delle Infrastrutture per migliorare, appunto, la rete infrastrutturale interessata dalle Olimpiadi di Milano-Cortina: strade, stazioni, aeroporti, svincoli, gallerie che andavano rifatte, magari per arrivare con l’alta velocità a San Candido da Milano.

Poi ci sono stati i 175 milioni aggiunti qualche mese dopo e i 325 dell’ultima legge di Bilancio per rifare gli impianti. Gli stessi impianti che le Regioni coinvolte avrebbero dovuto rifare a proprie spese, senza in alcun modo gravare sulle casse statali.

Altri 400 milioni per le Olimpiadi di Milano-Cortina

Ed infine arriva l’ultima aggiunta da parte di Roma. Nel decreto Aiuti bis si trova infatti uno stanziamento di altri 400 milioni, dettaglio che ha fatto insorgere l’ex ministro grillino Spadafora che ha chiesto al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, di non firmare “una norma immotivata e inserita impropriamente a camere sciolte in un decreto di aiuti agli italiani”.

È un atteggiamento quello in particolare di Lombardia e Veneto, tipico di coloro che dichiarano di essere molto bravi e di utilizzare le risorse in modo efficace ed efficiente e gli esempi, con grandi sicumera, vengono presentati all’opinione pubblica. Poi grazie alla propalazione che viene fatta dei giornaloni e media nazionali, che in genere si pongono in una posizione di supporto, sì ha il risultato che nell’immaginario collettivo tutto questo diventa vero.

Sembra un gioco tipo ruba mazzetto per cui in un modo o nell’altro, malgrado i continui pianti , le risorse vengono destinate al Nord. Quelle di Milano-Cortina dovevano essere le Olimpiadi della celebrazione dell’autonomia delle due regioni, mosche cocchiere, Lombardia e Veneto, e della loro capacità di gestire senza ricorrere al bilancio statale un evento così importante per il Paese. Ma ormai a occhi più attenti si evidenzia come quella che si diffonde è fondamentalmente una favola che al momento opportuno si scontra con le difficoltà e le inefficienze di tutte le gestioni.

Che si tratti della pandemia o del Mose di Venezia i risultati sono peggiori spesso a quelli che conseguono le meno attrezzate Regioni meridionali, che invece proprio per questo motivo spesso non sono destinatari di grandi eventi. Ovviamente questi continui ricorsi alle risorse pubbliche fanno aumentare enormemente le differenze tra la spesa pro capite destinata al centro Nord, ma soprattutto al Nord, e quella invece destinata al Sud.

Grazie infatti anche al riferimento alla spesa storica si sta scavando un abisso che non potrà che trovare soluzione in una riforma costituzionale, peraltro richiesta a gran voce dalle regioni settentrionali, con l’autonomia differenziata, che consenta di continuare lo scippo di 60 miliardi, che ogni anno viene perpetrato nei confronti del Sud, allontanandosi sempre più al calcolo che veda la spesa pro capite individuale uguale in qualunque parte del Paese tu nasca, come prevede la nostra Costituzione.

La favola che viene raccontata sulla capacità di gestione di alcune Regioni si scontra poi con la realtà che prevede un intervento dello Stato sempre massiccio, che si coniuga con dichiarazioni di supposta maggiore efficienza ed efficacia di gestire le risorse pubbliche che fanno a pugni con una realtà quando la si va ad analizzare profondamente.

Ed allora si assiste alla costruzione del ponte di Genova in un solo anno, ma poi ci si accorge che tutte le regole che gli altri devono rispettare vengono fatte saltare, perché altrimenti i tempi diventano quello di tutti gli altri.

Ci si accorge che per esempio hanno diritto alla mensa soltanto una percentuale minima, al di sotto del 10%, dei ragazzi siciliani mentre l’80% di quelli toscani accedono allo stesso servizio.

Ci si stupisce poi che alcune realtà non riescano a scegliere classi dirigenti adeguate quando la dispersione scolastica ed il tempo pieno, così come la possibilità di trovare lavoro, fanno sì che ci siano cittadini paria che non possono che essere destinati, come nella India anche moderna , a una categoria che non potrà mai fare il salto in quella casta dei guerrieri o dei bràmini ma sarà sempre dei paria o degli intoccabili.

Purtroppo quella che si propone come classe dirigente del Paese, spesso non avendo sufficiente preparazione ed adeguato livello culturale, non è in grado di capire che lasciare una realtà così ampia e numerosa senza un’adeguata crescita culturale può essere pericoloso per il Paese, che viene diviso in due parti che hanno bisogno di normative, come il reddito di cittadinanza, diverse da quelle che necessitano in un’altra parte.

L’esempio della legislatura che si va a chiudere non ha insegnato nulla rispetto al fatto che alcuni movimenti populisti possono trovare consenso ampio, mettendo in discussione gli equilibri complessivi del Paese. Troppi apprendisti stregoni si muovono nel Nord con soluzioni semplificatrici che possono portare a conseguenze che loro non prevedono e che sentenziano sparando stupidaggini, come fa speso Sala sul ponte sullo stretto.

Il nostro è un grande Paese, che ha grandi responsabilità nei confronti dell’Europa, come si è visto anche recentemente con il ruolo importante che il nostro Primo Ministro ha giocato in un momento così complicato. Ed il nostro dovere è quello di riuscire ad essere colonna portante della costruzione europea, cosa che non riusciremo a fare se lasceremo spazio a chi non riesce ad avere statura sufficiente per gestire un Paese così complesso, ma rappresenta soltanto piccole esigenze di gruppi numerosi, ma che non hanno capacità di visione.


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