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Il porto di Gioia Tauro, una delle Zes create al Sud

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I Lep sono essenziali per lo sviluppo del Sud ma se non si potenziano le Zes allora resteranno un miraggio

Per fare un tavolo ci vuole il legno, per fare il legno ci vuole l’albero, per fare l’albero ci vuole il seme, per fare il seme ci vuole il frutto, per fare il frutto ci vuole il fiore, per fare un tavolo ci vuole un fiore. Così una bella canzone di Sergio Endrigo. Forse potremmo dire la stessa cosa per i Lep. Per fare i Lep ci vogliono le Zes

Senza perderci nella distinzione tra livelli essenziali di prestazioni (Lep) e livelli uniformi (Lup) si può affermare che oggi la loro realizzazione è difficile che possa avvenire.

E che l’alternativa non è tra avere l’autonomia differenziata dopo o prima dei Lep, quanto quella tra continuare con la spesa storica senza l’attuazione dei Lep, oppure adottare l’autonomia differenziata, rinviando a quando sarà possibile la realizzazione dei Lep.

SUD, LEP E ZES: TRE FACCE DI UNA STESSA MEDAGLIA

Sembrerebbe questa una posizione di chi vuole arrendersi ad un’ingiustizia che dura ormai da molti anni e che ha portato a costruire un Paese di serie A e uno di serie B. Uno con diritti di cittadinanza relativi alla sanità, alla istruzione, all’infrastutturazione con livelli medio-alti ed uno con livelli medio-bassi.
Ma non è così! É solo prendere atto di una realtà per capire come essa può essere modificata. Altrimenti si rischia di infilarsi in un vicolo cieco, con discorsi tra sordi che non possono intendersi e con risultati totalmente insoddisfacenti.

Oggi l’approvazione dell’autonomia differenziata, senza l’attuazione prima dei Lep, sta diventando politicamente insostenibile, malgrado l’insistenza della Lega.

L’invito del presidente della Repubblica, la presa di distanza di Forza Italia, la tiepidezza del Presidente del Consiglio, come anche la marcia indietro del PD e la contrarietà dei Cinque Stelle pongono il progetto di Calderoli, fortemente voluto da Zaia e Fontana, adesso non più da Bonaccini, meno facile da attuare.
Ma non vi è dubbio che anche i Lep, per quanto ci si possa impegnare, saranno difficilmente attuabili, poiché sarebbero necessari risorse che il Paese non ha, né può consentirsi di prendere a debito.

I LEP GARANTIREBBERO UNA INIEZIONE DI RISORSE AL SUD

I livelli essenziali prevedrebbero una iniezione di risorse importanti nella sanità, nella infrastrutturazione, con alta velocità che arrivi anche al Sud, rete autostradale diffusa, con parità di condizioni nella istruzione che, in ogni caso, anche se ci fossero le risorse, avrebbero bisogno di parecchi anni per essere raggiunti.

Senza far riferimento all’alta velocità o al ponte sullo stretto, prodromico al sistema veloce ferroviario siciliano, che non potranno essere realizzati prima dei 10 anni, anche solo per pareggiare alcuni servizi, come quelli degli asili nido, dei servizi sanitari, servono tempi certamente non brevi.

È chiaro che nel frattempo, visto che non si attuerà molto probabilmente l’autonomia differenziata, non si può pretendere che si abbandoni la spesa storica per una spesa pro capite uguale, perché in tal caso molti dei servizi che le Regioni del Nord oggi forniscono non sarebbero più possibili.

L’ESEMPIO ILLUMINATE DAGLI ASILI NIDO DI REGGIO EMILIA

L’esempio illuminante è quello dei 60 asili nido di Reggio Emilia, contro i tre di Reggio Calabria, che devono continuare ad avere personale, materiali, costì di gestione, e che quindi hanno bisogno di molte più risorse di quanto non possano essere necessari per i tre asili nido di Reggio Calabria, che magari aumenteranno di qualcuno, ma che saranno sempre inferiori di numero e di esigenze.

E così per tutta la spesa, si tratti della manutenzione delle strade piuttosto che delle risorse da dedicare alle ottime strutture sanitarie che il Nord ormai possiede.

Vero è che vi sono circa 200 miliardi che dovranno essere spesi nel decennio: PNRR, fondi strutturali, fondo di sviluppo e coesione mettono in campo oltre 200 miliardi per il Sud in media 6% all’anno del Pil, del Mezzogiorno. Ma serviranno per recuperare il gap, se saranno mai spesi, non per la gestione ordinaria che prevedrebbe risorse che non ci sono.

PER FARE I LEP AL SUD CI VOGLIO LE ZES

Per questo per fare i Lep ci vogliono le Zes, come simbolo dello sviluppo del Mezzogiorno. Che dovrà seguire tre driver: la logistica, il turismo, il manifatturiero.

La logistica potrà dare risultati nel medio lungo termine, perché ha bisogno di una infrastruttura stradale, autostradale, ferroviaria che metta i porti del Mezzogiorno in condizioni di competere con i grandi porti di Genova, Trieste e quelli atlantici del Nord Europa.

Il turismo potrà incidere sul Pil con percentuali aggiuntive molto contenute anche se si arrivasse ad un raddoppio di presenze, che a bocce ferme, senza una normativa che porti alle Zes turistiche, non si veda come si possa avere. Ed allora l’unica opzione rimane l’industrializzazione, l’incremento del manifatturiero del Sud, che può avvenire esclusivamente con l’attrazione di investimenti dall’esterno dell’area, considerato che la struttura indigena, ormai da parecchi anni a questa parte, non riesce ad incrementare la sua dimensione.

LE ZES SONO PARTITE, PER IL BENE DEL SUD E L’ATTUAZIONE DEI LEP DEVONO COMPIERE LA LORO “MISSION”

Ed allora considerato che le Zes sono ormai partite, che hanno già un commissario, probabilmente ben pagato, è necessario che compiano la “mission” per la quale sono state create. E cioè che si attivino per attrarre investimenti dall’esterno dell’area.Il ministero dello sviluppo economico, ora delle imprese e del made in Italy di Adolfo Urso, insieme a quello degli Affari europei e del PNRR di Raffaele Fitto, dovrebbero indicare ai singoli commissari, come farebbe un AD di una qualunque azienda importante, gli obiettivi da raggiungere in termini di investimenti e posti di lavoro.

ln modo che si possa avere quell’incremento di Pil necessario, per avere risorse maggiori per consentire l’attuazione dei livelli essenziali di prestazione e la diminuzione dei divari con la parte ricca del Paese. Cioè tutto torna e la soluzione rimane sempre la stessa, cioè la crescita. L’idea delle Zes è stata un’idea vincente per la Cina, ma anche per molti paesi europei compresi l’Irlanda, la Polonia e l’Ungheria.

PORTARE L’INTEL A VEGASIO È UN ERRORE

Da noi invece sembra che languiscano e che siano state piegate alle esigenze della politica, che ne ha fatto uno strumento di solo consenso. Bene, è tempo che vengano riportate all’obiettivo del loro disegno originario perché sono la vera soluzione che possa evitare che il Paese si spacchi. Per questo portare l’Intel a Vegasio, in provincia di Verona, significa percorrere una strada sbagliata che va nella direzione opposta a quella di affrontare i veri problemi del nostro Paese.


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