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Vincenzo De Luca

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Per De Luca vi è un progetto nazionale volto a far credere che il Sud non sa spendere per redistribuire al Nord i fondi del Mezzogiorno

“La Campania dovrebbe ricevere fondi per lo sviluppo e la coesione per 5,6 miliardi di euro. Ma sono bloccati e nessuno dice niente, perché siamo un Paese nel quale tutti vogliono essere amici di tutti e quando ci sono problemi in genere si gira la testa dall’altra parte. Molte cerimonie, ma poca sostanza…».

Pesante l’attacco che il Governatore della Campania Vincenzo De Luca, Regione che rappresenta il 10% degli italiani, seconda dopo Lombardia e a pari popolazione del Lazio, sferra al Governo nazionale.

La tesi che sostiene il Governatore della Campania è di una gravità inaudita. Secondo De Luca vi è un progetto nazionale che mira a far passare la vulgata che il Sud non riesce a spendere le risorse, inventando una serie di blocchi che portano a questo risultato, per poi redistribuire tali risorse, accedendo come a un bancomat della Nazione, a tutto il Paese, facendo rientrare nella distribuzione anche le Regioni settentrionali.

«UN PROGETTO PER SPOSTARE I FONDI DEL MEZZOGIORNO AL NORD»

Tale comportamento porta al risultato di una spesa pro capite inferiore, malgrado le grandi risorse che dovrebbero arrivare con i fondi strutturali. E l’accusa è circostanziata con i passaggi che vengono evitati per impedire che le risorse vengano messe a terra, con l’obiettivo, dichiara il Governatore, di spostare tali risorse verso il Nord: «È un pericolo grave vedere risucchiati i soldi del Sud dal Nord.”

Ovviamente a tale comportamento si suggerisce che sottende una regia di alcuni ministeri, in particolare quello dell’economia con a capo Giancarlo Giorgetti, ma evidentemente anche quello del Mezzogiorno con a capo Raffaele Fitto, che operano per impedire la destinazione delle risorse o, con peccati di omissione, stanno inermi a guardare malgrado non si compiono tutti gli atti necessari perché le risorse arrivino sul territorio.

FONDI DEL MEZZOGIORNO AL NORD, L’ATTACCO: «IL GOVERNO NON CONVOCA IL CIPESS»

La dichiarazione é esplicita “C’è un capitolo sui Fondi di sviluppo e coesione, destinati per l’80 per cento al Mezzogiorno. Parliamo di 67 miliardi di euro, con un riparto definito da sei mesi, ma il Governo non convoca il Cipess (il Comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile) per fare concretamente l’investimento con 5 miliardi e 600 milioni di euro che spettano alla Campania». Probabilmente non è completamente vero che vi sia una regia occulta, per non far arrivare i soldi al Mezzogiorno, del Ministero dell’Economia, ma non è incredibile che si ritardino delle procedure e conseguentemente delle assegnazioni e che quindi la spesa, per problemi di bilancio nazionale, per rispettare per esempio il rapporto debito Pil.

“IL SUD NON SA SPENDERE” MA SPESSO NON VIENE MESSO IN CONDIZIONE DI SPENDERE

I solerti funzionari del Ministero dell’Economia, che conoscono bene l’esigenza di presentare i conti in ordine, come buoni padri di famiglia, potrebbero ritardare, laddove possibile, alcune spese in maniera da consentire di avere i conti in ordine.

Ovviamente la vulgata poi diventa quella che il Sud non sa spendere le risorse, mentre viene messo in condizione di non poterlo fare, come peraltro viene ribadito da molti amministratori locali, compresi molti sindaci, che dicono che i meccanismi della normativa dei bilanci sono tali per cui l’assegnazione delle risorse spesso è teorica.

E allora il problema non è più l’assegnazione, che potrebbe anche essere fatta correttamente, quanto i meccanismi da correggere per far si che le risorse non arrivino sui territori con i ritardi soliti. Adesso con il PNRR e con le scadenze catenaccio che, nel caso non vengano rispettate, portano alla perdita delle risorse il problema diventa ancor più cogente.

Non si può contemporaneamente pensare di eliminare il reddito di cittadinanza per i cittadini cosiddetti occupabili, cioè quelli che sarebbero in condizione di lavorare, ma che non hanno una domanda di lavoro sul territorio e poi non far arrivare le risorse che l’Europa ha assegnato, per l’esistenza di un Sud cenerentola d’Europa, ai territori pertinenza, per salvare i conti dello Stato italiano.

Perché ovviamente la mancanza di risorse destinabili ai territori porta poi come conseguenza la presenza di diritti di cittadinanza diversi rispetto a quelli di cui usufruiscono i cittadini di serie A del Nord. Così come ritardano le opere pubbliche indispensabili, perché si possa finalmente avere quella infrastrutturazione complessiva che consenta la attrazione reale di investimenti dall’esterno dell’area.

NON SI PUÒ DIRE A PAROLE CHE IL SUD E CENTRALE E NEI FATTI DIMOSTRARE IL CONTRARIO

Insomma non si può contemporaneamente affermare che il Sud è centrale rispetto alle politiche a parole e poi nei fatti avere un comportamento vizioso che porta a conseguenze nefaste per tutto il Paese. Perché se é giusto che il buon padre di famiglia risparmi e rimandi ad anni successivi le spese non indispensabili diventa intollerabile invece che per risparmiare non ripari la casa per cui entra l’acqua delle piogge, oppure non mandi i figli a scuola, o non faccia curare la moglie.

Ed è quello che sta facendo lo Stato italiano, perché le risorse che non vengono indirizzate o sbloccate significano servizi indispensabili ed investimenti importanti che non vengono attuati. É necessario che Il Ministro Raffaele Fitto, responsabile della governance delle risorse destinate al Mezzogiorno, intervenga per evitare che vi siano anche troppi annunci di risorse che vengono assegnate alle aree del Sud e pochi reali trasferimenti.

SE NON È VERO CHE I FONDI DEL MEZZOGIORNO VANNO AL NORD SERVONO PRECISAZIONI PUNTUALI

E se invece le accuse lanciate da Vincenzo De luca non fossero vere allora sono necessarie precisazioni puntuali, perché se non è tollerabile che le risorse non arrivino non lo è altrettanto se gli annunci di mancata attenzione siano soltanto polemica elettorale politica. “Dovremo ora fare una battaglia unitaria al Mezzogiorno, al di là delle bandiere di partito, perché ci giochiamo il futuro delle prossime generazioni» è una chiamata alla responsabilità del Governatore alle tante forze politiche, spesso formate da classe dominante estrattiva per la quale il bene comune non è un obiettivo, mentre lo è molto di più la possibilità di poter gestire anche poche risorse ma per i propri clientes.

È chiaro che non troverà accoglienza visto che i partiti nazionali e i rappresentanti di essi preferiscono l’adesione all’indirizzo politico del partito piuttosto che la difesa dei territori, anche perché la dissociazione da esso potrebbe portare a perdere la possibilità di essere rieletti. Ma forse una riflessione di una forza politica meridionale che si intesti alcune battaglie diventa indispensabile.


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