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Quadro da allarme rosso tracciato dal Centro studi Confindustria per il 2023 tra debito pubblico, pil che stenta e inflazione ancora alta

Crescita piatta nel 2023, in netto rallentamento rispetto allo scorso anno, con un Pil che arriverà a segnare +0,4% grazie all’eredità del 2022. Inflazione ancora alta (+ 6,3%), seppur in decelerazione, ma ad andamento lento. Mentre la fiammata dei tassi d’interesse innescata dalla Bce (+3,5% in 9 mesi) frenerà la crescita del Paese nella seconda metà dell’anno. Farà registrare un peggioramento dei conti pubblici, del deficit innanzitutto, atteso al 7,9% nel 2023, mentre il debito pubblico è visto in aumento fino al 147,9%.

Consumi praticamente al palo (+0,2%) e bassa crescita degli investimenti. E le imprese a fare i conti con uno scenario internazionale che resta complicato.

È un quadro da allarme rosso quello tracciato dal Centro studi di Confindustria per il 2023 nel rapporto “L’economia italiana tra rialzo dei tassi e inflazione alta” che ci si augura i numeri “reali” possano far rientrare (come accaduto in passato).

ALLARME CONFINDUSTRIA TRA PIL IN FRENATA E INFLAZIONE IN SALITA

Intanto la stima sul Pil nel 2023 è più favorevole di quanto ipotizzato appena qualche mese fa, quando si ipotizzava una variazione annua nulla dell’economia italiana. Andrà meglio nel 2024 quando il rientro dell’inflazione, l’allentamento della stretta monetaria e una schiarita nel contesto internazionale, dovrebbero far segnare +1,2%. «Un profilo di crescita moderato – si rileva – ma superiore, di poco, alla media pre-crisi grazie ai primi effetti positivi di investimenti e riforme del Pnrr sul potenziale di espansione della nostra economia»”.

«Ci aspettiamo un secondo semestre dell’anno in rallentamento, e i dati della produzione manifatturiera già stanno segnando un rallentamento. E’ importante questo dato perché sappiamo tutti che la produzione manifatturiera fa da traino a tutto il resto, e lo dicono i numeri, non lo diciamo noi per una questione corporativa», afferma il leader degli industriali, Carlo Bonomi.

IN ATTESA DELLE MOSSE DELLA BCE

Si guarda con preoccupazione alle prossime mosse dell’Eurotower: «Un’ulteriore stretta potrebbe far ulteriormente peggiorare il quadro. Riteniamo che serva veramente molta cautela da parte della Bce», avverte il vicepresidente dell’associazione, Alberto Marenghi. Più netto Bonomi: «Quello che sta facendo la Bce sta andando oltre il giusto contrasto che deve essere fatto. Non vorrei che per contrastare l’inflazione si entrasse in recessione: la ricetta era giusta, l’operazione è andata bene, poi il paziente è morto».

Nuovi rischi poi potrebbero arrivare da un possibile aumento dell’instabilità finanziaria. Aumento che può coinvolgere, come già accaduto, la solidità delle banche a livello internazionale e i mercati immobiliari che potrebbero risentire più del previsto dell’aumento dei tassi, “come ci ricorda la crisi dei mutui subprime del 2008”.

Mostra ottimismo il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, intervenuto in video collegamento. «Penso che siano già stati smentiti alcuni profeti di sventura che avevano detto che con il nuovo governo l’Italia avrebbe rischiato molto. Così non è avvenuto», sottolinea, rimarcando che la performance dell’economia italiana, «è stata migliore, più significativa di altre situazioni economiche europee».

Sul futuro le scelte che verranno fatte in Europa avranno un peso rilevante. Urso guarda prima a Bruxelles, dove è sul tavolo una revisione del Pnrr. «Se potessimo indirizzare meglio le risorse rispetto a quello che abbiamo davanti a noi adesso potremmo accelerare la ripresa già nel 2023». Poi a Francoforte: «Ci auguriamo che ci sia più cautela anche negli annunci che vengono fatti, e più gradualità negli interventi, per gli impatti che hanno sul sistema produttivo».


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