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Export e Mezzogiorno, spicca l’agroalimentare che registra un aumento del 14,2%, pari a +197 milioni. In crescita anche i Poli tecnologici che segnano +33,1% e +384 milioni rispetto ai primi tre mesi dello scorso anno

Aumenta l’appeal del marchio “Sud” sui mercati internazionali. Dalle specialità dell’agroalimentare alle griffe del “South Fashion”, dalla meccatronica alle produzioni dell’ICT e della farmaceutica, le esportazioni dei distretti industriali meridionali vantano una performance migliore della media Paese, segnando nel primo trimestre un aumento dell’11% rispetto allo stesso periodo del 2022, mentre l’Italia si ferma al 7,1%.

Merito dei numeri in crescita dei 21 distretti sui 28 monitorati dalla direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo in Campania, Abruzzo, Sicilia, Sardegna, Basilicata e Puglia: tra le sei regioni messe sotto la lente nell’indagine solo l’ultima, la Puglia, ha registrato un calo nelle vendite all’estero rispetto al primo trimestre dello scorso anno: – 3,4%.

EXPORT E MEZZOGIORNO, L’AGROALIMENTARE

Con un livello di export superiore a quello del 2022 per 13 distretti su 15, l’agroalimentare primeggia, mettendo a segno un balzo del 14,2% che vale 197 milioni. Se il forte calo delle vendite in Algeria e Tunisia fa soffrire l’ortofrutta barese (-53,2% che equivale a 83 miliardi di mancati guadagni), cui si accompagna l’affanno dei vini e liquori siciliani (-5,3%), il boom di richieste dagli Stati Uniti spinge il lattiero-caseario sardo che guadagna 61,2 punti percentuali rispetto al primo trimestre dello scorso anno, per un valore di 16 milioni.

Le vendite negli States, che assorbono il 75% delle esportazioni del distretto, sono aumentate dell’86% nel trimestre. Ottima, si rileva nello studio, la performance anche in Cina e Giappone e l’impennata di vendite in Nuova Zelanda. Crescita a doppia cifra anche per le esportazioni di pomodoro di Pachino (+49,3%), ortofrutta e conserve del foggiano (+46,6%), pasta di Fara (+38,4%), mozzarella di bufala campana (+31,9%), caffè e confetterie del napoletano (+30,1%), olio e pasta del barese (+27,7%), conserve di Nocera (+25,5%), alimentare napoletano (+18,9%), alimentare di Avellino (+15,7%), vini di Montepulciano d’Abruzzo (+9,3%), ortofrutta di Catania (+8,6%) e agricoltura della Piana del Sele (+2,4%).

EXPORT E MEZZOGIORNO: IL “SOUTH FASHION”

Numeri ancora in aumento per il sistema moda Made in South. Con le vendite in salita del 12,1% guadagna 40 milioni in più nel confronto con lo stesso periodo dello scorso anno. Con il segno “più” sei distretti del comparto, tra cui spiccano gli aumenti dell’abbigliamento sud abruzzese (+32,4%, pari a 2 milioni), dell’abbigliamento del napoletano (+29% pari a 27 milioni), dell’abbigliamento nord abruzzese (+24,5% pari a 5 milioni) e delle calzature napoletane (+24,1%); incrementi più contenuti per le scarpe prodotte del nord barese (+1,2%) e per l’abbigliamento del barese (+0,2%). In calo invece, le calzature di Casarano (-7,6%) e la calzetteria-abbigliamento del Salento (-8,5%), ma soprattutto la concia di Solofra (-24,6%), a causa del forte calo delle vendite in Corea del sud, Portogallo e Spagna.

IN CALO IL “SISTEMA CASA”

Perde posizioni, invece, il sistema casa che segna un calo del 18,1% con, in particolare, il distretto del mobile imbottito della Murgia e quello del mobilio abruzzese a segnare rispettivamente una riduzione delle vendite all’estero del 19,7% e del 10,2%.

Buona la performance della meccatronica barese, che è il distretto meridionale “campione” di export (407 milioni il bilancio del primo trimestre): +11,2%, pari a 41 milioni, dovuto all’aumento delle vendite in Germania e Romania, i primi due tradizionali mercati di sbocco del distretto, negli Usa, Francia, Repubblica Ceca e soprattutto al balzo a Singapore che ha più che compensato il calo delle richieste di India, Cina e Iraq. Mette a segno un +23% il piccolo distretto sardo del sughero di Calangianus. Ciò grazie all’aumento della domanda di Portogallo, Spagna, Cina, Argentina, Perù e Stati Uniti.

Regno Unito, Germania, Francia e Stati Uniti sono i Paesi in cui le produzioni meridionali hanno guadagnato terreno nel primo trimestre rispetto ai primi tre mesi dello scorso anno. L’export è aumentato in valore rispettivamente di 52, 48, 37 e 36 milioni. Mentre lo hanno perso in Algeria (-82 milioni), Tunisia (-18) e Cina (-11).

I POLI TECNOLOGICI

Primeggiano anche i Poli tecnologici del Mezzogiorno che nel primo trimestre 2023 hanno registrato un aumento tendenziale delle esportazioni di 384 milioni di euro (pari a +33,1%), “un risultato nettamente superiore all’aumento rilevato a livello nazionale (+2%)”, si evidenzia nel report. La crescita però non riguarda tutti i poli: le esportazioni sono aumentate di 418 milioni per il Polo farmaceutico di Napoli (+79,5%), 30 milioni per il Polo ICT di Catania (+14,3%), 23 milioni di euro per il Polo aerospaziale della Puglia (+33,3%), 8 milioni di euro per il Polo ICT dell’Aquila (+15,9%) e solo 1 milione per il Polo farmaceutico di Catania (+1,7%). Un calo dell’export ha invece riguardato il Polo aerospaziale della Campania (-95 milioni, pari a una riduzione del 36,9%).

Ora si guarda alla scommessa sulle Zes, le Zone economiche speciali, su cui investe il Pnrr e che il governo, con l’ok della Commissione europea, intende “estendere” all’intero territorio meridionale, facendo del Sud un’unica zona economica speciale.

Una scommessa su cui punta anche Intesa Sanpaolo: “Nel Mezzogiorno stiamo lavorando per favorire ulteriori insediamenti produttivi nelle Zes, alle quali abbiamo dedicato un plafond di 5 miliardi di euro e un desk di consulenza specialistica”, ha affermato Giuseppe Nargi, direttore Regionale Campania, Calabria e Sicilia della Banca, che ha anche ricordato le misure di sostegno messe in campo dal Gruppo a sostegno delle aziende agricole della Sicilia a seguito dei danni derivanti da siccità, incendi ed elevate temperature che nel mese scorso hanno colpito l’isola, “prevedendo la possibilità di sospendere fino a 12 mesi la quota capitale dei mutui e di richiedere finanziamenti a condizioni agevolate”.


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