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L’emergenza Taranto per l’acciaieria rischia di far esplodere (se trascurata ancora) una bomba sociale senza precedenti e di rendere vani i buoni risultati del Governo Meloni


Da mesi ripeto in modo sistematico che con una opposizione come quella attuale e con una qualità quale quella che caratterizza l’attuale Premier siamo sicuri che questo Governo duri per la intera Legislatura. Senza dubbio, infatti, questo Governo in quindici mesi ha raggiunto risultati davvero apprezzabili. Specialmente se comparati con quelli raggiunti dai Governi Conte 1, Conte 2 e Draghi. Per questo motivo elenco, in modo sintetico, quelle azioni e quelle scelte che, a mio avviso, hanno annullato o ridimensionato, in modo sostanziale, le previsioni negative avanzate, dagli schieramenti della opposizione, durante la campagna elettorale del 2022.

GOVERNO MELONI, QUANTO DI BUONO REALIZZATO

Ebbene nei 15 mesi passati è stato possibile:
Aumentare di 456.000 le unità lavorative in un solo anno, cioè nel 2023
Redigere in soli due mesi la Legge di Stabilità del 2023 garantendo l’avvio di opere infrastrutturali ferme dal 2015;
Varare finalmente il Codice Appalti dopo tre anni di assurdi confronti, un Codice sofferto. Forse ancora da rivedere ma, senza dubbio, migliore di quello varato dal Ministro Delrio nel 2016;
Rileggere il PNRR avviando un approccio organico sia sul PNRR – PNC, sia sul Fondo di Sviluppo e Coesione, sia sul Repower. Ciò consentendo un trasferimento nel tempo di almeno due anni della scadenza del 2026 prevista dal PNRR;
Riattivare il progetto del Ponte sullo Stretto di Messina garantendo, attraverso la Legge di Stabilità del 2024, oltre il 90% delle risorse necessarie per la sua realizzazione;
Redigere un Documento di Economia e Finanza (DEF) ed una Nota Aggiuntiva al DEF in cui, senza enfasi e senza denunciare le responsabilità dei passati Governi della Legislatura precedente, soprattutto sull’assurda stasi nell’avanzamento delle opere, ha cercato di ridare funzionalità al comparto delle costruzioni cercando di porre fine alla pericolosa logica del Superbonus 110%;
Ridare credibilità al Paese nel tessuto politico ed istituzionale del pianeta; tra l’altro in un momento non facile per la imprevedibile esplosione di eventi bellici;
Riaccendere un rapporto con un Continente, l’Africa, che praticamente avevamo completamente dimenticato pur avendo il nostro Paese, come ho ricordato pochi giorni fa, realizzato o progettato, in quel Continente, un numero rilevante di opere;
Annullare definitivamente lo strumento del Reddito di Cittadinanza. Uno strumento che ha praticamente bruciato oltre 34 miliardi di euro senza rendere possibile un aumento occupazionale e bloccando contestualmente l’avvio di opere pubbliche (per garantire tale norma infatti si è praticamente bloccata la realizzazione di opere infrastrutturali);
Ottenere dei pareri positivi da parte di società di rating o agenzie internazionali di valutazione come Standard & Poor’s Fitch Ratings .

GOVERNO MELONI, IL BUONO VANIFICATO DALL’EMERGENZA ACCIAIERIA DI TARANTO

Questi risultati che, ripeto, in quindici mesi hanno reso difficili o, addirittura, impossibili critiche distruttive nei confronti del Governo da parte della opposizione. Una opposizione che finora ha cercato di mettere in crisi il Governo ricorrendo ad attacchi banali come quelli delle indagini sull’intero albero genealogico della Premier o sugli errori comportamentali di alcuni membri del Governo, potrebbero, questi risultati, in modo imprevedibile, invece essere incrinati da un errore di percorso. Un errore di percorso che, addirittura, potrebbe mettere in crisi l’attuale Governo. Sì mi sto convincendo sempre più che un possibile rischio in tal senso possa venire proprio dalla “emergenza Taranto”.

EMERGENZA ACCIAIERIA TARANTO, IL MOTIVO PER CUI VANIFICHEREBBE IL BUONO DEL GOVERNO MELONI

Il rischio di una incapacità dell’attuale Governo nell’evitare la esplosione della “bomba sociale Taranto” è aumentato pochi giorni fa. Lo si capisce leggendo la dichiarazione del Segretario della UILM Rocco Palombella. Dichiarazione che riporto integralmente di seguito: “Attenzione a perdere ancora altro tempo, perché così l’acciaieria, che già procede a marcia ridottissima, si ferma e questo succede perché l’unico altoforno è il quarto, mentre l’altoforno uno è fermo da agosto nonostante lo stop annunciato per un solo mese, da qualche giorno anche il secondo forno è stato fermato. Così si produce poco più di un milione di tonnellate di acciaio all’anno, nel 2012 la produzione superava gli 8 milioni di euro. A cascata, in queste condizioni, si fermano anche le batterie e i treni nastri.
Come si fa a non essere preoccupati? Lo stop di un forno andava accompagnato dalla ripartenza di un altro: ma noi non siano a conoscenza di una programmazione ufficiale. Ma non incontriamo l’azienda da un anno e mezzo, noi sindacati parliamo solo con il Governo. Posso dire che forse un nuovo accordo che preveda la permanenza di Arcelor Mittal sia peggio dell’amministrazione straordinaria. Perché significa mantenere la situazione già vista negli ultimi anni: con Mittal dentro, nessun nuovo socio privato italiano si avvicinerà. Se invece si parla di un accordo che preveda l’uscita di Mittal, allora è preferibile al commissario. Ma il tempo è già scaduto. Arcelor Mittal negli ultimi anni ha fatto ostruzionismo spasmodico: da un lato ferma gli impianti e dall’altro dice che vuole rimanere. Ma a fare cosa, a continuare la discesa produttiva da 6 a 3 milioni di tonnellate?”

Sì, Rocco Palombella, unico sindacalista che in questi indescrivibili sei anni di gestione della Arcelor Mittal, ha sempre denunciato gli errori sia del Governo che della Mittal. Ha praticamente raccontato che ogni ora che passa, ogni forma di melina prolungata, sia da parte del Governo o da parte dell’attuale gestore, porta alla chiusura di un impianto. Impianto che ormai non produce più 8 milioni di tonnellate di acciaio come avveniva nel 2012. Non produce più 6 milioni di tonnellate di acciaio come avveniva nel 2018. Non produce più 3 milioni di tonnellate come raccontato fino ad un anno fa. Ma, ormai, ci avviamo verso una soglia di un milione di tonnellate, cioè verso una vera irreversibile chiusura del centro siderurgico.

IL MANTENIMENTO DELLA ACELOR MITTAL NELLA GESTIONE DELL’ACCIAIERIA DI TARANTO SAREBBE IL PRIMO GRAVE ERRORE DEL GOVERNO MELONI

Una scelta sbagliata e quindi un mantenimento dell’attuale società Arcelor Mittal non solo si configura come il primo pesante errore dell’attuale compagine di Governo ma potrebbe anche fare emergere i distinti comportamenti di due o di tre o di quattro membri dell’attuale esecutivo e quindi produrre, speriamo di no, una rischiosa crisi interna alla stessa compagine, alla stessa attuale maggioranza.


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