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Problemi antichi del Sud da sempre inseriti solo nei programmi elettorali. Purtroppo le dimissioni e il conseguente disimpegno di Draghi hanno spezzato ogni prospettiva di riconquista di una rinascita meridionale

Perché i partiti, o quello che resta di essi, per il voto corrono all’arrembaggio verso il Sud? Solo perché qui ci sono molti percettori del reddito di cittadinanza che, temendo di perdere l’unico sussidio, nel segreto delle urne faranno la differenza?  O la radice anche di questo male è nell’assenza di una classe dirigente degna di questo nome che, anche nel corso di questa campagna elettorale, a Napoli come a Palermo, non viene mai chiamata in causa, né messa sotto accusa?

Dove è finito il meridionalismo dell’impegno, della costruzione di un pensiero capace di proporre e realizzare oltre la solita lamentela strappacuore che isola il Mezzogiorno più ancora di quanto già non lo sia? Se lo scontro per la cattura del consenso si gioca tutto e solo sugli elementi di debolezza (disoccupazione, servizi sociali limitati, ecc), come purtroppo sta avvenendo in queste ore, è evidente che la partita che si gioca per il Sud torna ad essere limitata a problemi antichi e da sempre inseriti solo nei programmi elettorali.

I PIANI PER IL SUD E I PROBLEMI PASSATO

Dal piano Sud di Berlusconi premier, al Masterplan di Matteo Renzi, fatta eccezione per il premier Draghi che aveva puntato tutto sulla novità di una riforma culturale e alla lotta senza quartiere per la bonifica del territorio meridionale dalla criminalità organizzata, resta proprio poco per il Sud nei proclami dei leader delle diverse forze politiche. Purtroppo le dimissioni e il conseguente disimpegno di Draghi hanno spezzato ogni prospettiva di riconquista di una rinascita meridionale. 

Quale Mezzogiorno è entrato nel dibattito politico di questa campagna elettorale? Molto spesso si è detto di un Sud straccione, alla ricerca di una identità, votato all’assistenzialismo. Di un territorio occupato dalla illegalità e del disegno della criminalità per accaparrarsi le nuove risorse… Eppure la politica come espressione del Sud, anche in questo turno elettorale, è rimasta muta. Talvolta si è limitata a evidenziare solo alcuni aspetti positivi di un territorio in cui la presenza di tesori monumentali, la risorsa climatica, le bellezze naturali e le risorse energetiche, come i vasti bacini acquiferi, rappresentano l’altra faccia di una medaglia spendibile sul piano nazionale e internazionale. L’operazione complessa è mettere insieme risorse e difficoltà per elaborare un programma di lunga durata, in grado di sconfiggere l’eterna emergenza che attraversa l’intero territorio meridionale.

IL FALLIMENTO DEL DISEGNO UNITARIO DELLE REGIONI DEL SUD

È evidente che per procedere su questa strada e ottenere risultati occorre una voce unitaria che rappresenti l’intero Mezzogiorno. Ci aveva provato, anni fa, Antonio Bassolino, nel ruolo di governatore della Campania. Lo ha seguito poi Nello Musumeci dalla Sicilia e, recentemente, anche Michele Emiliano dalla Puglia. Tutti tentativi falliti e il disegno di una regione meridionale unitaria si è frantumato, surclassato nella miope visione di guardare ciascuno alla propria cinta regionale, dando vita a quel deteriore campanilismo, al coro stonato che ancora oggi ha reso muta la prospettiva di una voce unitaria del Sud.

Il modello individualistico della rappresentanza a livello nazionale ha reso più fragile la questione meridionale che non sempre, e non solo, è riferita alla mancanza di risorse, non invece al ruolo mediocre svolto dalla classe dirigente meridionale. Ne è esempio l’incapacità a utilizzare i finanziamenti ordinari concessi dall’Europa alle regioni meridionali e restituite all’Europa per mancanza di capacità progettuale o a causa di progetti poco credibili. Di tutto questo, e di altro ancora, non c’è traccia in questa campagna elettorale che si avvita in un confronto con etichette sbiadite.

LE VOCI PER IL SUD E I SUOI PROBLEMI IN QUESTA CAMPAGNA ELETTORALE

Ascoltando le voci più recenti dei leader sulla questione meridionale si coglie il senso di una colpevole improvvisazione che non va oltre il già sentito. Come dire: niente di nuovo sotto il sole. Per Giorgia Meloni, ieri in chiusura di campagna elettorale a Napoli, in quell’arenile di Bagnoli, luogo di grandi lotte per il lavoro, “Il Sud per me – dice – è una grande occasione di sviluppo per questa nazione. Credo che sia mancata in questi anni soprattutto una visione industriale che coinvolga il Sud su settori non adeguatamente valorizzati, penso al tema dell’economia del mare e penso all’energia.

Nel dramma della situazione attuale noi abbiamo una grande occasione soprattutto per il Sud: i gasdotti dal Nordafrica e dal Mediterraneo occidentale arrivano qui al Sud, qui non mancano sole, mare e vento, con un po’ di soldi e un po’ di intelligenza noi possiamo fare del Sud l’hub di approvvigionamento”. Questo modo di guardare al Mezzogiorno si commenta da solo. Potrebbe essere una pagina di pubblicità oleografica per un Sud che di certo meriterebbe molto di più. Forse un qualche riferimento all’agricoltura, nel segno e nel sogno di Manlio Rossi Doria, certamente non guasterebbe.

LA QUESTIONE GIOVANILE

Da Meloni a Letta. “Ho girato molto il Sud in questa campagna e per me è profondamente ingiusto raccontare il Sud come solo quella parte del Paese che è interessata al reddito di cittadinanza. È vero – afferma il segretario nazionale del Pd –  che c’è il tema, soprattutto nelle fasce di maggiore povertà, ma c’è anche tantissima voglia di creare nuove iniziative. Serve un piano di grandi investimenti e di detassazione, specie per i giovani, per il nuovo lavoro che si crea al Mezzogiorno”. Giusto.

Sembra, però, che Letta non abbia compreso fino in fondo la lezione del passato, quando la leggendaria Tina Anselmi, con la legge per il lavoro giovanile, e Salverino De Vito, ministro per il Mezzogiorno nel governo Craxi, qualche anno dopo, posero le basi per arrestare la fuga dei cervelli, tema che avrebbe rappresentato il vero dramma dello spopolamento del sud interno. Argomento, invece, che la Chiesa di Francesco sta affrontando con determinazione e volontà, come risulta dal percorso intrapreso da molti vescovi con il manifesto “Notte a Mezzogiorno”.

IL SUD, I SUOI PROBLEMI E L’ENNESIMA OCCASIONE PERSA

Si potrebbero commentare altri pezzi di un mosaico che non c’è seguendo la campagna elettorale che domenica porta gli italiani al voto. Per concludere che ancora una volta, come avrebbe detto Guido Dorso, il Sud ha perso una grande occasione storica.


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