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La presentazione dei nuovi treni Swing di Trenitalia per la Regione Basilicata

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«SIAMO in un periodo in cui tutto di nuovo appare roseo, non illudiamoci:  siamo preparati, lo sappiamo, abbiamo l’esperienza dell’anno scorso. La cooperazione degli enti locali è fondamentale per l’individuazione delle varianti e dei focolai».

Così Mario Draghi nella replica al dibattito alla Camera sulle sue comunicazioni prima del Consiglio europeo. Il premier ha svolto un ruolo determinante nella “riapertura’’ del Paese; si è assunto il “rischio ragionato’’ di dare respiro all’economia, dopo che il governo aveva inferto un’accelerazione alla campagna delle vaccinazioni. Tuttavia ha esortato a non cullarsi sugli allori, a non ritenere che “i cirri di porpora e rosa’’ che appaiono all’orizzonte stiano a significare che la tempesta non potrà più tornare.

Quando ricorda che “abbiamo l’esperienza dell’anno scorso’’ non si riferisce soltanto al fatto che siamo stati in grado di fare fronte alla seconda fase della pandemia – che ha avuto momenti più acuti ed allarmanti della prima – senza dover ricorrere a misure di backdown come quelle adottate nel primo trimestre della crisi (i cui effetti hanno determinato un crollo di quasi il 9% del Pil), ma alla constatazione che nell’autunno potrebbe capitare più o meno quello che è successo lo scorso anno.

Ci sono in circolazione delle varianti che già hanno aggredito il Regno Unito, che solo pochi mesi or sono veniva portato ad esempio per aver ridotto i contagi attraverso una campagna vaccinale di successo. Poi, c’è anche il fattore stagionale che va tenuto presente. Anche la consueta e abituale influenza, che si presenta tutti gli anni, mettendo a letto milioni di persone, d’estate è sempre andata in ferie. La sola certezza che abbiamo è quella di sapere qualche cosa in più, ma di non aver risolto del tutto il problema. Le vaccinazioni devono essere completate; ma dovremo prepararci a ripeterle periodicamente, consolidando l’impegno organizzativo necessario.

Ecco perché questo periodo di armistizio non deve essere sprecato. Non ci sarà bisogno di emettere bandi per l’acquisto in poche settimane dell’intero stock di banchi scolastici con le rotelle prodotti al mondo (non è una battuta, ma un fatto purtroppo avvenuto). Le scuole devono riaprire a settembre, non quando decideranno i presidenti delle Regioni. E l’insegnamento dovrà essere prevalentemente in presenza.

Gli ospedali – gli eroici capisaldi della resilienza – devono essere riorganizzati in via precauzionale; ma soprattutto non potranno più essere lasciati soli in prima linea.  La medicina del territorio deve essere in grado di fare la sua parte. Poi c’è la questione del trasporto locale: il grande accusato della propagazione del contagio, rimasto sostanzialmente impunito. Perché nonostante gli stanziamenti e le promesse del ministro Paola De Micheli, non si sono viste novità apprezzabili sui bus, le metropolitane  e i treni locali dei pendolari. Le parti sociali sono state in grado – grazie ai protocolli nazionali e la loro gestione nelle aziende – di far lavorare gli opifici in condizioni di relativa sicurezza. Prima o poi bisognerà capire se le risorse stanziate per la sanificazione del trasporto locale – che non può essere effettuata se non a livello territoriale – sono state (e come) impiegate o sono servite solo a rimpinguare i bilanci delle Regioni e degli EELL. 

Draghi è stato molto chiaro e preciso: «Ora lo sappiamo, l’abbiamo già visto.  La collaborazione con le Regioni è fondamentale per individuare le varianti. Ora tutto deve essere mobilitato, è il momento per costruire la riapertura delle scuole, organizzare i trasporti. L’anno scorso sono stati stanziati fondi ingenti ma ci siamo ritrovati a dover decidere che i mezzi pubblici potessero essere pieni solo al 50% e questo non ha aiutato la riapertura delle scuole. Speriamo di avere imparato queste cose e di farle bene». 

Lo speriamo tutti.


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