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Il modello del ponte sullo Stretto di Messina

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Il ponte sullo Stretto di Messina è un ponte che rischia di dividere ma non si può combattere usando la via giudiziaria, perseguire reati sì, accanirsi no


Un ponte che divide. Contrariamente al significato etimologico della parola, che dovrebbe significare unione, tanto che il capo della Chiesa Cattolica si chiama pontifex massimo, cioè costruttore di ponti, quello di Messina, meglio quello del Mediterraneo, è un ponte che divide. Divide le forze politiche, in particolare la sinistra che è stata favorevole o contraria a giorni alterni. In particolare il Pd, con Prodi e Franceschini, solo per esemplificare alcuni protagonisti nel tempo del si, ma anche con molti altri, e con tutta l’area moderata, che oggi ha adottato un silenziatore rumoroso. Oggi la segretaria Schlein che fa dichiarazioni contro un’opera pubblica che non hanno precedenti in quel partito.

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Non c’è da scandalizzarsi: tutte le grandi opere, nel tempo, hanno avuto oppositori tranne che nei regimi totalitari, nei quali il dissenso è silente e represso. Un esempio che non va dimenticato è quello della Tour Eiffel che, completata nel 1889 in occasione dell’Esposizione Universale, suscitò tale opposizione che i francesi addirittura ebbero il dubbio di smontarla. Ma senza andare lontani nel tempo e nello spazio si pensi alla autostrada del sole, all’alta velocità ferroviaria, alla Tav o al Mose di Venezia e a quanti si mobilitarono contro.

UN PONTE CHE RISCHIA DI DIVIDERE, SÌ A PERSEGUIRE I REATI MA SENZA ACCANIMENTO SUL SUD

Le grandi opere hanno avuto sempre degli oppositori, alcuni di essi ne hanno fatto addirittura una professione e, sempre gli stessi, dopo essere stati no Tav, no Mose adesso sono no ponte. Visioni diverse, tutte legittime, anche se bisogna ricordare a molti ambientalisti che il primo dono della natura che bisogna preservare è l’uomo. E certo lo spopolamento di un’area, come quella meridionale, dovuta alla mancanza di diritti, al lavoro, alla sanità, alla formazione, alla mobilità, non va nella direzione del diritto alla sopravvivenza. E il ponte dovrebbe costituire una accelerazione dello sviluppo utile a non far spopolare il Sud.

Ma al di là dei pareri diversi, probabilmente quanti sono gli italiani, tutti legittimi, non si può pensare di combattere idee diverse dalle proprie, da parte di una parte politica, attraverso la via giudiziaria. Attenzione nessuno pensa che se ci sono reati questi non vadano perseguiti.

PONTE E REATI DA PERSEGUIRE O DA “CERCARE” LA SENSAZIONE DI UN ACCANIMENTO TERAPEUTICO

Ma la sensazione in questo caso è che vi sia un “accanimento terapeutico” contro il ponte che può trasformarsi e sembrare contro il Sud. E che visto che la maggioranza compatta ha deciso di andare avanti, dopo l’infausto stop di Mario Monti, visto che i precedenti ministri alle infrastrutture, con nomine di commissioni inutili che hanno esaminato ipotesi già studiate e bocciate, sono stati mandati a casa, percorrere la strada della magistratura ex ante potrebbe diventare una abitudine della lotta politica.

Anche Italia viva, che come è noto fa parte dell’opposizione, critica i Dem per l’esposto. «Si può anche essere contro il Ponte sullo Stretto, nonostante sia un’opera strategica importante per la Sicilia e per l’Italia, ma fare politica con gli esposti evidenzia la debolezza e la povertà di argomentazioni tecniche di chi li presenta», dice la senatrice Raffaella Paita, coordinatrice nazionale del partito. Perché se prevalesse tale logica si potrebbero denunciare i precedenti ministri alle infrastrutture per danno erariale visto che hanno nominato commissioni risibili e messo in piedi ipotesi già scartate. Il tema è che la battaglia politica si fa in Parlamento non nelle aule giudiziarie.

LA VIA ATTUALE L’UNICA POSSIBILE PER REALIZZARE L’OPERA

Nel merito la via che sta seguendo il ministro Salvini era l’unica possibile per realizzare l’opera. Qualunque altra strada significava iniziare il percorso dalla prima casella e l’esigenza di altri dieci anni di studi per arrivare ad un progetto esecutivo. Era evidentemente un modo per affossare il progetto come era ben chiaro alla sinistra radicale e al movimento cinque stelle. Si spera che quello che afferma Pietro Ciucci, amministratore delegato della Società stretto di Messina e cioè che la mancanza di trasparenza della quale si è accusati dal leader di questa iniziativa Bonelli sia inesistente si confermi veritiero.

Lui sostiene che la richiesta di accesso agli attivi non poteva essere soddisfatta perché a quella data il consorzio Eurolink, coordinatore di tutte le attività di progettazione e costruzione guidato da Webuild, aveva consegnato un progetto che doveva ancora essere approvato dal Cda della società. L’altra accusa circa il passaggio di un solo giorno tra l’incarico al consorzio Eurolink per aggiornare il progetto e la consegna dell’aggiornamento é smentita dalla tempistica che riporta lo stesso Ciucci. Ma nel merito della denuncia si esprimerà ormai la magistratura.

IL RISCHIO DI UNA POLITICA CONTRO LA SICILIA E IL MERIDIONE

Quello che si vuole qui sottolineare è come questa presa di posizione possa essere considerata una politica contro la Sicilia, la Calabria e tutto il Meridione, come una incapacità a capire che la proiezione verso il Mediterraneo senza il ponte non abbia senso. A non voler indirizzare il traffico del canale di Suez, che oggi ci passa davanti e ci saluta, verso l’Italia. Una posizione nordista a vantaggio dei porti di Genova e Trieste e contro un Sud destinato ad essere area coloniale. Il benaltrismo di cui fanno la loro bandiera non si riesce a comprendere considerato che dalla fine della seconda guerra mondiale si è investito nelle infrastrutture solo al Nord senza che la sinistra, che ha governato per anni, abbia fatto proprio la battaglia per collegare la popolazione del Sud.

Nessuna parola e nessuna denuncia quando la A1 si fermava a Napoli, né quando l’alta velocità ferroviaria si fermava a Salerno. E per la Tav la sinistra scese in piazza contro coloro che volevano bloccarla. Questo sacro fuoco che adesso la pervade contro il ponte è legittimo che possa essere considerato sospetto. E se il tema è solo politico, di combattere il “mostro” leghista, vi sono tanti argomenti sui quali lo si può fare piuttosto che scagliarsi contro una opera infrastrutturale che finalmente porterebbe l’alta velocità ferroviaria fino ad Augusta.


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