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Luigi Di Maio

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In vista di una riforma degli ammortizzatori sociali, da inserire nella legge di bilancio 2021 (a stare a quanto ha dichiarato il ministro Nunzia Catalfo), il governo varerebbe un decreto di proroga fino alla fine dell’anno della cassa integrazione e della moratoria sui licenziamenti.

Pare che sia prevista una proroga della cig per 18 settimane con un contributo legato al calo del fatturato del primo semestre. Si sta lavorando per prorogare, oltre la data attuale di agosto, la sospensione dell’obbligo delle causali per il rinnovo dei contratti a termine, misura finora osteggiata dal M5S che continua a difendere quanto previsto dal “decreto dignità” e a limitare la durata delle deroghe.

PIÙ FLESSIBILITÀ

Sarebbe il caso, invece, di avere più flessibilità, almeno quella indicata dal piano Colao che proponeva di riconoscere la sospensione dell’obbligo delle causali, trascorsi i primi 12 mesi, almeno per tutto il 2020. Gli effetti del lockdown non si sono dileguati. I dipendenti a tempo determinato coinvolti dalle misure di contenimento del contagio sono poco meno di 600mila, occupati in prevalenza nel settore terziario (419 mila). I lavoratori a tempo determinato che sono occupati in imprese che operano in settori per i quali è stata disposta la sospensione sono più di altri a rischio di perdita dell’occupazione.

Il calo degli occupati, a maggio, è dato interamente da una diminuzione dei lavoratori dipendenti (-90 mila) e quasi interamente da occupati a termine (-79 mila). Una conseguenza chiara del blocco dei licenziamenti che colpisce i lavoratori temporanei, i cui contratti non vengono rinnovati alla scadenza.

Su base trimestrale diminuiscono di 318mila occupati a termine e su base annua di quasi 600mila. Non essendoci un corrispettivo aumento di occupati a tempo indeterminato non siamo di fronte a una massiccia trasformazione verso il lavoro stabile, ma a un forte indebolimento dell’occupazione dei lavoratori temporanei. C’era da aspettarsi che, in conseguenza del fermo delle attività, una quota non indifferente di contratti a termine non fosse rinnovata. Anche perché è improbabile che, nella attuale situazione, un’azienda si assuma l’onere di stabilizzare lavoratori con contratti a termine scaduti, anche se fossero accolte le proposte del Pd rivolte a promuovere la trasformazione a tempo indeterminato tramite i soliti incentivi (continuando a ignorare l’insegnamento di Marco Biagi. il quale sosteneva che nessun incentivo economico sarebbe mai stato in grado di aver ragione di un disincentivo normativo).

LICENZIAMENTI SOSPESI

Il governo, inoltre, prima di destinare altre risorse al finanziamento della cig, avrebbe dovuto attendere i dati sul ‘’tiraggio’’ ovvero delle ore impiegate rispetto a quelle autorizzate. Come ha ricordato la sottosegretaria al Lavoro Francesca Puglisi (Pd) «mancano quelli successivi al 4 maggio, data della prima riapertura delle attività produttive nel Paese, e quindi non possiamo stimare esattamente le risorse necessarie alla proroga. La copertura finanziaria stimata è di circa 4 miliardi al mese, ma è calcolata sull’andamento di questo periodo di emergenza massima e quindi bisognerà capire se dopo le riaperture di molte fabbriche e attività ci sia stato un calo dell’utilizzo».

È un monitoraggio molto importante, perché in sua assenza si corre il rischio di lasciare inutilizzati stanziamenti significativi, mentre se ne predispongono di nuovi. Ad avviso di chi scrive, poi, il proseguire nella sospensione dei licenziamenti individuali per motivi economici e delle procedure previste per quelli collettivi è una scelta sicuramente rischiosa da cui diventerà sempre più difficile tornare indietro. Soprattutto in un momento in cui la normativa introdotta nel jobs act è stata sottoposta a un nuovo giudizio di costituzionalità che conferma una precedente sentenza contro la certezza per i datori di lavoro dei costi di un licenziamento (uno dei capisaldi del contratto a tutele crescenti).

Viene, infatti, dichiarato illegittimo uno dei criteri fondamentali della “tutela crescente”, ovvero la automaticità della determinazione del risarcimento in rapporto agli anni di anzianità, mentre è ri-attribuita al giudice la facoltà di stabilire l’ammontare dell’indennizzo, sia pure all’interno di un livello minimo e un livello massimo, ma non determinabile attraverso criteri oggettivi come l’anzianità di servizio.

I CONFRONTI

Per capire la distanza dell’utilizzo attuale degli ammortizzatori sociali con la crisi iniziata nel 2008 (con il fallimento della Lehman Brothers, inatteso e imprevisto come un virus sconosciuto) basta mettere a confronto il numero delle ore di Cig autorizzate nel solo mese di aprile 2020, pari a 835,2 milioni, considerando le sole autorizzazioni per l’emergenza sanitaria (causale Covid-19), mentre, per tutto l’arco del 2009, il primo anno della grande crisi, vennero autorizzate 916 milioni di ore.

Nel settore dell’industria, nei mesi scorsi, sono state autorizzate 605,2 milioni di ore (contro 5,7 milioni di aprile 2019) e nel settore dell’edilizia 107,8 milioni di ore (contro 1,8 milioni di aprile 2019). Le ore autorizzate ad aprile 2020, inoltre, risultano di enorme entità anche rispetto a quanto registrato nel mese precedente, dove risultavano autorizzate 12,7 milioni di ore.

CIGS E INTERVENTI IN DEROGA

Per quanto riguarda il numero delle ore di cassa integrazione straordinaria autorizzate ad aprile 2020 è stato pari a 12,4 milioni, di cui 2,3 milioni per solidarietà, registrando un decremento pari al 30,3 per cento rispetto allo stesso mese dell’anno precedente, nel quale erano state registrate 17,9 milioni di ore autorizzate. Ad aprile 2020, rispetto al mese precedente, si è registrata una variazione congiunturale pari al +71,6 per cento.

Infine, gli interventi in deroga sono stati pari a 46,9 milioni di ore autorizzate ad aprile 2020: nello stesso mese del 2019 erano state autorizzate solo 20 mila ore, e con riferimento al mese precedente, cioè a marzo 2020, le ore autorizzate risultavano di entità ancora inferiore (2mila ore circa).


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