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Lo stabilimento Whirlpool di Napoli

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SONO pronte a partire le 327 lettere di benservito che la Whirlrpool farà recapitare ai dipendenti dello stabilimento di Napoli. L’azienda ha comunicato la decisione ieri al tavolo convocato al Mise e la reazione di sindacati e operai non si è fatta attendere: la dichiarazione di «guerra» è stata immediata mentre la “guerriglia” è andata in scena sulla statale Appia con un blocco stradale messo in atto per chiedere un incontro con il premier Mario Draghi, in visita al carcere di Santa Maria Capua Vetere, con la ministra della Giustizia, Marta Cartabria.

L’incontro c’è stato, il presidente del Consiglio ha ricevuto una delegazione di lavoratori. Il governo vuole tutelare i diritti dei lavoratori della Whirlpool ed è impegnato nel costruire alternative serie, è il messaggio arrivato a sera da Palazzo Chigi, confermando che, come riferito poi dai rappresentanti sindacali, il premier si è impegnato a seguire da vicino il dossier, insieme al ministro competente Giancarlo Giorgetti.

«Il presidente ci ha detto che la decisione della Whirlpool di avviare la procedura di licenziamento per i dipendenti dello stabilimento di Napoli rappresenta un grave e inaccettabile sgarbo istituzionale», aveva raccontato il segretario della Uilm Campania Antonello Accurso al termine dell’incontro. Il blocco dei licenziamenti è caduto a fine giugno e oggi la multinazionale americana avvia la procedura di licenziamento collettivo, dimostrando di non tener in alcun conto l’accordo comune siglato tra governo, associazioni imprenditoriali e sindacati siglato alla vigilia del varo del decreto Lavoro che impegna le aziende a usare glia ammortizzatori sociali prima di procedere ai licenziamenti: l’invito del Mise ad utilizzare la proroga della Cig gratuita per altre 13 settimane – che di fatto avrebbe allungato il blocco dei licenziamenti – è stato declinato. Come del resto non era stato preso in considerazione dalla Giannetti Ruote, la storica azienda metalmeccanica della Brianza, e dalla Gkn di Campo Bisenzio, che hanno congedato i loro dipendenti inviando rispettivamente 152 e 422 email. E, dopo il nulla di fatto al ministero del Lavoro per la proroga della cassa integrazione straordinaria, il 22 luglio scatteranno i licenziamenti anche per i 400 lavoratori della ex Embraco.

Con la decisione della Whirlpool i licenziamenti partono anche al Sud. Al tavolo convocato ieri al ministero l’amministratore delegato Luigi La Morgia ha recapitato la decisione dell’azienda: «Dopo lunga riflessione abbiamo deciso di avviare la procedura di licenziamento». Agli operai dello stabilimento di via Argine che opteranno per l’esodo volontario si propone un incentivo di 85mila euro, l’alternativa è la possibilità di un trasferimento in un’altra sede del gruppo.

«Dall’apertura della procedura di licenziamento collettivo, il 15 luglio, sono 75 i giorni a disposizione per concretizzare alternative, mentre i lavoratori percepiranno la normale retribuzione», ha fatto sapere la società. Le motivazioni arrivano con una nota: «A causa del forte calo della domanda della lavatrici prodotte a Napoli, lo stabilimento è diventato insostenibile per Whirlpool». Secondo l’azienda, dalle trattative portate avanti e gli scenari prospettati non sarebbe emersa «nessuna alternativa». «Nonostante abbiate disatteso l’accordo e usufruito di tutti i benefici del caso, state decidendo di avviare una procedura di licenziamento collettivo senza alcuna motivazione», è stata la risposta della viceministra al Mise, Alessandra Todde, che in questi mesi ha portato avanti le trattative.

«Non avete avuto problemi ad accettare ammortizzatori, ma ne avete quando vi si chiede di non prendere decisioni unilaterali che non facilitano il dialogo e il confronto leale tra le parti. Chiedo all’azienda di non costringere le istituzioni a lavorare a un piano senza dialogo», ha aggiunto annunciando poi una nuova convocazione del tavolo in tempi stretti. Mentre il ministro dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti, ha bollato come «irragionevole» la scelta di non accettare la proposta delle 13 settimane di cassa integrazione. I sindacati si sono detti pronti a dar battaglia: «La logica da Far West delle multinazionali continua», ha affermato il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, che ha chiesto «al governo di convocare urgentemente la cabina di regia a Palazzo Chigi e a Confindustria di assumersi le proprie responsabilità per far rispettare gli impegni assunti».

«I licenziamenti – ha aggiunto -vanno respinti e siamo pronti a sostenere tutte le iniziative di mobilitazione già decise e a mettere in campo, insieme a Cisl e Uil, tutto quanto sarà necessario per far ritirare i licenziamenti, difendere il lavoro e non lasciare sola nessuna lavoratrice e nessun lavoratore». Se il leader Uil, Pierpaolo Bombardieri, ha stigmatizzato come «grave e incomprensibile» il comportamento dell’azienda e «preoccupante» il silenzio di Confindustria, Gianluca Ficco, segretario nazionale Uilm, ha chiamato in causa il Mise: «E’ arrivato il momento di dimostrare di avere la volontà e le capacità di influire ancora sulle vertenze del nostro Paese e in questo caso particolare di rivendicare insieme a noi il rispetto di un accordo firmato nel 2018 in sede istituzionale».

Sulle conseguenze per il Mezzogiorno ha messo l’accento il segretario generale della Cisl, Luigi Sbarra: «La scelta di Whirlpool di confermare la chiusura dello stabilimento di Napoli è inaccettabile – ha affermato – È legittima la rabbia dei lavoratori. il Sud e tutto il sistema industriale del paese non possono fare a meno di questa fabbrica. Il governo deve mettere in campo ogni strumento per garantire la continuità produttiva e l’occupazione». 


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