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Dopo due mesi a spron battuto, il mercato del lavoro domestico ad aprile, rispetto al mese precedente, ha segnato il passo. Nella consueta nota mensile, infatti, l’Istat ha segnalato un calo del numero degli occupati e dei disoccupati, mentre è cresciuto quello degli inattivi. Ma vediamo nel dettaglio la composizione dei dati.

I NUMERI DEL CALO

L’occupazione diminuisce (-12mila, pari al -0,1%) per le donne, gli autonomi e le persone di età compresa tra i 35 e i 49 anni, rimane sostanzialmente stabile tra i dipendenti, mentre aumenta per gli uomini, gli under 35 e gli ultracinquantenni. Gli occupati restano 23.021.000. La flebile riduzione degli occupati ad aprile non ha inciso sul tasso di occupazione, rimasto invariato al 59,9%, il valore record registrato a marzo. Il tasso di disoccupazione cala all’8,4% (-0,1%), il tasso di inattività, invece, sale al 34,6%, mantenendosi sui livelli registrati prima della pandemia.

PIÙ CONTRATTI A TERMINE

L’Istituto nazionale di statistica avverte che è proseguita la crescita dell’occupazione dipendente a termine: si sono attestati in valori assoluti a 3,166 milioni con un aumento di 9mila unità su marzo e una crescita di 354mila unità su aprile 2021 (+12,6%), oltre la metà dell’aumento complessivo degli occupati (+670mila in un anno). Per il numero degli occupati dipendenti a termine si tratta del dato più alto dal 1977, inizio delle serie storiche.

Quanto al tasso di disoccupazione sceso all’8,4% diminuendo di 0,1 punti rispetto a marzo e di 1,8 punti rispetto ad aprile 2021. Le persone senza lavoro, precisa l’Istat, sono 2 milioni e 94mila con un calo di 17mila unità rispetto a marzo e di 428mila su aprile 2021.

Su base mensile aumentano le disoccupate donne (+22mila), mentre diminuiscono i senza lavoro uomini (-39mila). Diminuiscono le donne occupate rispetto a marzo (-43mila), mentre aumentano gli uomini (+31mila). Il tasso di disoccupazione delle donne ad aprile sale al 9,6% (+0,2 punti), mentre quello degli uomini cala al 7,4% (-0,3 punti).

Dopo i cali di febbraio e marzo, ad aprile il tasso di disoccupazione nella zona euro è rimasto stabile al minimo storico del 6,8%, in discesa dall’8,2% di un anno prima.

IL RAFFRONTO TRIMESTRALE

Confrontando il trimestre febbraio 2022-aprile 2022 con quello precedente (novembre 2021-gennaio 2022) si registra un aumento del livello di occupazione pari allo 0,6%, per un totale di 141mila occupati in più. La crescita dell’occupazione registrata nel confronto trimestrale si associa alla diminuzione sia delle persone in cerca di lavoro (-4,8%, pari a -107mila unità), sia degli inattivi (-0,7%, pari a -93mila unità).

DISOCCUPAZIONE NELLA UE-27

Stessa tendenza nell’Unione europea a 27, dove la disoccupazione di aprile, secondo Eurostat, è risultata al 6,2%, invariata rispetto al dato di marzo, ma in calo dal 7,5% registrato ad aprile 2021. Anche in Italia la disoccupazione ad aprile è rimasta stabile all’8,4%, in calo rispetto al 10,2% di un anno prima. Lieve ribasso invece per la disoccupazione giovanile, passata in aprile al 13,9% dal 14% di marzo sia nella Ue che nella zona euro.

SUD CENERENTOLA DELLA UE

Sorprende, ma fino a un certo punto, essendo ormai considerata endemica, la disoccupazione che colpisce gran parte delle regioni del Mezzogiorno d’Italia. Delle cinque regioni europee con l’occupazione più bassa del continente, quattro sono italiane: Campania, Sicilia, Calabria e Puglia.

A rivelarlo è ancora l’Eurostat a proposito del mercato del lavoro europeo nel 2021, da cui emerge che il tasso di occupazione tra i 15 e i 64 anni registrato in Sicilia è pari al 41,1%; seguono la Campania con il 41,3%, la Calabria con il 42% e la Puglia con il 46,7%: tassi notevolmente inferiori alla media europea che si attesta attorno al 68,4%.

Nel caso delle lavoratrici donne la situazione peggiora, con appena il 29,1% in Campania e Sicilia – il dato più basso nella Ue – e il 30,5% in Calabria. All’opposto, nella regione finlandese dell’Aland il tasso di occupazione femminile è all’83,5%. Nella lista dei “peggiori cinque” a livello di occupazione, figura la regione della Guyana francese, mentre non sono presenti dati a proposito della regione francese della Mayotte, che in genere riporta tassi di occupazione molto bassi.

DIFFERENZE TERRITORIALI E DI GENERE

Si riconferma la presenza di ampie differenze territoriali tra Nord e Sud Italia: il tasso di occupazione media del Paese si attesta al 58,2%, tocca dei picchi del 70% nella provincia autonoma di Bolzano ma scende di quasi trenta punti percentuali nel meridione.

In generale, a Nord Ovest il tasso di occupazione è pari al 65,9%, mentre a Nord Est si attesta intorno al 67,2%: livelli decisamente più in linea con l’andamento europeo. Il peggior risultato tra i 27 Paesi è quello della Grecia che, nonostante presenti meno differenze territoriali, riporta un tasso di occupazione del 57,2%: livello comunque superiore di oltre dieci punti percentuali a quello registrato nel Sud Italia (45,2%).

LAVORO E ISTRUZIONE

Le disparità si riflettono anche sul fronte dell’istruzione e di genere: per il totale dei laureati (uomini e donne) il tasso di occupazione è dell’84,9% nella Ue a 27, del 90% nella regione tedesca di Dresda e del 79,2% in media in Italia. Ma se in Lombardia la media è dell’84,3%, in Calabria scende al 65,3% e in Campania al 68,2%.

Nel nostro Paese anche il tasso di occupazione per le donne laureate (76,4%) risulta più basso di quello Ue (82,5%), ma, ancora una volta, se il Nord del Paese si avvicina alla media (in Lombardia è intorno all’82%), il Sud resta notevolmente indietro (con il 64% in Campania e il 59,4% della Calabria).


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