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NEL 2021 in Campania l’occupazione è cresciuta dell’1,4%, più che nel resto del Paese. E’ quanto emerge dal report sull’economia in Campania presentato ieri da Bankitalia a Napoli. Un dato incoraggiante, sebbene inferiore di circa due punti rispetto a quello del 2019. Nel 2021 – si sottolinea in particolare nel rapporto – le attivazioni nette di nuove posizioni lavorative sono state superiori a quelle dell’ultimo biennio, sostenute dall’aumento dei contratti a tempo indeterminato; saldo positivo anche per le posizioni a tempo indeterminato grazie al blocco dei licenziamenti rimasto valido per ampia parte dell’anno. L’incremento si è concentrato nelle costruzioni e nei servizi. Il numero delle persone in cerca di lavoro si è ampliato (+7,4%) anche se – si legge nel report – non ha recuperato la forte riduzione accusata nella fase più acuta della pandemia (-13,4%). Il tasso di disoccupazione si attesta al 19,4%, al di sotto di quello del 2019 (20,1%).

Crescita doveva essere e crescita è stata per l’economia campana che nel 2021 ha fatto registrare una ripresa generalizzata in tutte le voci prese in considerazione: dalle imprese al credito, dalle famiglie al lavoro. Non poteva che essere così considerato che il principale termine di paragone è quello con il 2020, anno choc profondamente segnato dalla pandemia e da tutte le sue implicazioni. Nel 2021 la ripresa del Pil della Campania è stata del 6,0%, un incremento praticamente in linea con quello del Mezzogiorno (5,9%), ma inferiore di più di mezzo punto rispetto alla media nazionale (6,6%). Guardando al 2019 il recupero è stato tuttavia parziale: l’attività in regione è risultata infatti inferiore di oltre il 3%. Un divario in linea con quanto registrato nelle altre zone del sud, ma leggermente più ampio rispetto al resto del Paese.

Dalle imprese arrivano i risultati più incoraggianti, nonostante qualche difficoltà di approvvigionamento degli input che ha generato ritardi nelle consegne e aumenti di prezzi (tendenze in peggioramento con lo scoppio del conflitto russo-ucraino). Il valore aggiunto dell’industria si è riportato ai livelli del 2019 mentre per i servizi la crescita c’è stata ma non al punto di consentire il totale recupero rispetto alla situazione pre pandemia. Il vero boom arriva dal comparto delle costruzioni: il progresso è del 19,9%, dato gonfiato particolarmente dal settore delle ristrutturazioni private che sono state sostenute dagli incentivi pubblici.

Per quanto riguarda il turismo, secondo le stime Istat, nei primi tre trimestri del 2021 le presenze in regione sono cresciute dell’11,6% ma siamo ancora ben lontani da quanto accadeva nello stesso arco temporale ma nel 2019 (-60,1%). Naturalmente aumenta il numero di viaggiatori in transito all’aeroporto di Napoli Capodichino (67%) o che hanno utilizzato traghetti e aliscafi (35%).

Per quanto riguarda i turisti stranieri c’è un bel +30% (-43,7% rispetto al 2019). Buon aumento anche per l’export regionale (12,8%, in Italia 18,2), soprattutto nei settori farmaceutico, metallurgico e trasformazione alimentare. Meno bene la filiera aeronautica e l’automotive. Nel 2021 le compravendite di immobili residenziali sono cresciute significativamente (+33%), raggiungendo livelli superiori a quelli medi del precedente decennio. Conseguentemente anche i prezzi sono aumentati (2,2%). Dal punto di vista economico, nel complesso, l’85% delle aziende campane ha chiuso l’esercizio in utile o in pareggio. Da registrare, nella prima parte d’anno (poi c’è stata decelerazione), una crescita sostenuta anche dei prestiti alle imprese. Inoltre l’allentamento delle misure di restrizione imposte dalla pandemia ha favorito una ripresa dei consumi del +4,7% (5,4% in Italia) ma anche i redditi sono cresciuti dell’1,7% (+2,0% in Italia).

Sui consumi c’è da aggiungere, ma questo vale un pò per tutto il discorso, che negli ultimi mesi lo scenario è mutato con l’innestarsi delle dinamiche relative alla guerra in Ucraina. In particolare la ripresa dei consumi è stata temperata dai rincari dei beni, soprattutto quelli energetici ed alimentari. Tornando sui redditi invece, un passaggio meritano le misure di sostegno alle famiglie: rispetto al 2020 sono aumentati di oltre un decimo i nuclei familiari che in Campania hanno beneficiato del Reddito o della Pensione di cittadinanza. In totale sono 291 mila le famiglie (il 13,3% di quelle residenti) ad aver avuto accesso ai fondi. Circa 78mila nuclei hanno invece beneficiato del Reddito di emergenza.

Crescono con intensità (+4,5%) i prestiti alle famiglie. L’aumento è stato sospinto specialmente dai mutui per l’acquisto di abitazioni (+5,3%) con i campani (oltre il 70%) che hanno dimostrato di preferire i mutui a tasso fisso. Per quanto riguarda la spesa degli enti locali campani si registra una diminuzione (-5,3%) in confronto alla fase più acuta della pandemia, ma aumentano gli investimenti e la spesa per il personale (soprattutto quello sanitario).

Verso la fine, ma non per importanza, permangono alcuni divari nella dotazione di alcune infrastrutture economiche e sociali: la Campania è in linea con l’Italia su trasporti e telecomunicazioni, però è in ritardo nel sistema aeroportuale e nel servizio elettrico e idrico (anche su questi gap dovrebbe intervenire il Pnrr). Poi c’è la scuola dove si deve segnalare che solo il 9% degli studenti frequenta plessi dotati di mensa e di questi solo il 39% ne può usufruire. In chiusura va evidenziato che la Campania resta ancora distante dai Leps, i livelli essenziali delle prestazioni definiti per alcuni servizi dalla legge di bilancio 2022: particolari criticità per asili nido, assistenza sociale e assistenza agli anziani.


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