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NAVIGATOR colpiti e affondati, mandati a casa dalle Regioni. Dovevano creare opportunità di lavoro per i disoccupati, prestare assistenza tecnica ai centri per l’impiego, occuparsi del funzionamento dei reddito di cittadinanza ma dal prossimo 1° agosto resteranno a spasso anche loro. Ad inabissarli è stata la decisione del ministero del Lavoro di subordinare una ulteriore proroga di 3 mesi dei loro contratti alle singole regioni. Lombardia, Veneto, Piemonte, Campania e Umbria hanno girato il pollice e hanno deciso di mandarli a casa.

“CON LA SCUSA DEL PRECARIATO SONO UN NAVIGATOR DISOCCUPATO”

Fallimento su tutta la linea, quindi. Si aggregheranno alla moltitudine dei disoccupati ai quali avrebbero dovuto indicare la rotta del lavoro. Un flop annunciato, che assume colorazioni grottesche se si pensa che ognuno di loro ha dovuto superare un concorso pubblico molto selettivo.

Il contratto scaduto nel 1° maggio scorso era stato tenuto in vita dal Dl Aiuti e prorogato al 23 giugno, la data entro la quale si poteva concedere una seconda eventuale proroga di 3 mesi a carico degli enti locali. In Lombardia hanno risposto “no”, lasciando in braghe di tela 107 navigator, idem le altre 4 regioni citate più sopra. Muoia Sansone, insomma, con tutti i filistei. Inutile manifestare, inutili gli striscioni sotto il Pirellone con su scritto “Con la scusa del precariato sono un navigator disoccupato”. Non pervenuti. In compenso sono riusciti a sindacalizzarsi.

“Nel più totale silenzio la Regione Umbria ha deciso di lasciare a casa 22 lavoratori altamente qualificati che da agosto 2019 prestano assistenza tecnica presso i Centri per l’impiego del territorio”, scrivono Nidil Cgil, Felsa Cisl e Uiltemp dell’Umbria.

IL PANNICELLO CALDO

Il ministero del Lavoro più che una soluzione aveva lanciato un pilatesco pannicello caldo: l’articolo 34 del Dl Aiuti che prevedeva la “ricontrattualizzazione” all’interno di Anpal Servizi ma solo per la durata di due mesi e una proroga di ulteriori tre, subordinata però, appunto, alla richiesta da parte delle singole Regioni garantendo per l’intero periodo la copertura finanziaria.

Le Regioni erano chiamate ad esprimersi sull’utilizzo di queste professionalità per ulteriori tre mesi, entro il 23 giugno scorso”. Risultato: Regione che vai navigator che trovi. O che non trovi più. Perché Piemonte, Lombardia, Veneto, Campania e Umbria, come dicevamo, hanno dichiarato finito l’esperimento, “creando tra l’altro – sostiene il sindacato – una ingiustificata disparità ed una insostenibile geografia variabile che penalizza 538 lavoratori, fino a ieri considerati indispensabili a detta delle medesime Amministrazioni. In Umbria l’assessore Fioroni e la presidente Tesei non hanno mai risposto alle reiterate richieste di incontro.

CENTRI PER L’IMPIEGO IL RITARDO DELLE REGIONI

L’affondamento dei navigator è legato a doppio filo al reddito di cittadinanza, ne certifica l’inefficacia come misura di politica attiva per l’inclusione al lavoro. Fa riflettere però che questo avvenga in un contesto in cui il piano di potenziamento dei Centri per l’impiego è ancora lungi dall’essere completato. E a breve dovrà prendere il via il programma Pnrr Gol (Garanzia occupabilità dei lavoratori), che comporterà nuovi obiettivi da conseguire entro la fine dell’anno per gli stessi centri per l’impiego, e quindi un carico di lavoro al quale il Cpi allo stato attuale non è in grado di far fronte e per il quale i navigator, laureati con un voto di almeno 105 e con 3 anni di esperienza nel campo potevano essere adatti.

Più volte il ministro del Lavoro, Andrea Orlando è intervenuto per segnalare i ritardi delle Regioni. Ma invano. Di fatto i navigator – circa 3.500 all’inizio, poi 1.800 e ora meno di 1.300 – sono stati condannati al loro destino. A difendere l’indifendibile sono rimasti in pochi.

«Sulla pelle dei navigator si sta giocando una partita di mero stampo politico – è il punto di vista di Niccolò Invidia, deputato M5S – Malgrado i gravi ritardi delle Regioni nella realizzazione del Piano straordinario di potenziamento dei centri per l’impiego, che il governo ha certificato rispondendo a una nostra interpellanza”.

“Questo atteggiamento – continua Invidia, capogruppo M5S in Commissione Lavoro alla Camera – rischia di mettere a repentaglio la realizzazione delle riforme del mercato del lavoro previste dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), che poggiano sul corretto funzionamento dei Cpi. Un fatto grave per cui ognuno dovrà assumersi le proprie responsabilità». Già da tempo il fallimento dei navigator era sotto gli occhi di tutti. Passare la palla alle Regioni ne ha decretato la fine.

Il presidente della Conferenza delle regioni, Massimiliano Fedriga, ha preferito che si andasse in ordine sparso. Felsa Cisl, NidiL Cgil e UiltTemp, si dicono «allibiti». Chiedono al ministro Orlando un tavolo tecnico, ritengono «non più rinviabile un confronto con il ministro per non disperdere queste professionalità». I sindacati ricordano come la loro richiesta «per individuare i percorsi di valorizzazione delle esperienze maturate, in modo da dare seguito con omogeneità su tutto il territorio nazionale a quanto prescritto dal Decreto 50/2022», risalga a due mesi fa. I sindacati dei navigator però non desistono. Non sono stati messi in condizione di indirizzare i percettori del reddito di cittadinanza verso un lavoro ma al loro, sia pure precario, ci tengono. Si considerano discriminati rispetto ai colleghi delle altre regioni ai quali è stata data un’ultima possibilità, un’altra boccata d’ossigeno.

Allungata l’agonia di un figura professionale che non si è dimostrata fin qui in linea con il mercato del lavoro? Forse ma loro insistono e ritengono «a questo punto indispensabile un coinvolgimento attivo di tutte le Regioni, per non rischiare di assistere ancora una volta a trattamenti differenziati o, peggio ancora, a quanto avvenuto in Campania dove si è dato vita a inaccettabili contratti fantasma per la dichiarata indisponibilità della giunta regionale di dare seguito all’esperienza dei navigator».


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