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Due voci uguali e contrarie si confrontano sulle misure da prendere per arginare la diffusione dei contagi. Da un lato gli esperti ribadiscono il loro appello a chiudere, dall’altro una larga fetta del mondo delle imprese e alcuni politici implorano e profondono cautela.

Spetta ora al governo il difficile compito di trovare una sintesi. Ieri si è tenuta una nuova riunione della cabina di regia, durante la quale i pareri discordanti sono emersi in tutta la loro franchezza. Le valutazioni che sono emerse  dovrebbero essere portate oggi all’attenzione delle Regioni per una condivisione. Previsto entro venerdì il decreto che sostituirà quello in vigore dal 6 marzo.

Se dovesse prevalere la linea del Comitato tecnico-scientifico (Cts), si andrebbe verso una stretta già a partire dal prossimo fine settimana, con una formula analoga a quella del periodo di Natale: zona rossa per tutti nei giorni festivi e prefestivi, arancione nei giorni feriali. Restano in campo poi le ipotesi di anticipare il coprifuoco (alle 20 o, meno probabile, alle 19) e di adottare un meccanismo automatico di zona rossa per quei territori in cui i casi settimanali superino i 250 ogni 100mila abitanti.

SALVINI: «NO A PIÙ CHIUSURE»

Favorevole a una stretta è il ministro della Salute, Roberto Speranza. Contrario a nuove misure è invece il segretario della Lega, Matteo Salvini. «Come ormai sostengono molti medici, il Cts ed il sottosegretario Sileri, servono interventi mirati ed efficaci, che mettano in sicurezza i cittadini delle zone più a rischio, senza però chiudere tutto in tutta Italia», le sue parole.

Secondo il leader del Carroccio «nei week end non servono più chiusure», bensì «più controlli». Salvini confida poi nell’avvio «di una produzione nazionale di vaccini in Italia, nell’acquisto e produzione di vaccini all’estero, e nei rimborsi immediati per coloro che aspettano da mesi», oltre alla «pace fiscale e al taglio di 50 milioni di cartelle esattoriali».

Eppure è proprio dai medici del Piemonte, Regione amministrata dal leghista Alberto Cirio, che giunge l’invito a decretare «immediatamente» zona rossa. «L’incidenza di persone positive in Piemonte, che al 7 marzo era di 277 ogni 100mila abitanti, potrebbe raddoppiare entro le prossime due settimane a parità di condizioni», afferma Guido Giustetto, presidente dell’Ordine dei Medici di Torino. Il quale chiede di agire in fretta perché «aspettare ancora altri giorni prima di procedere con nuove misure, che in ogni caso dovranno essere adottate, non ha alcuna logica né dal punto di vista sanitario né dal punto di vista economico e sociale».

PUGLIA ZONA ROSSA

Le indicazioni del medico torinese sembrano essere state raccolte a qualche centinaio di chilometri più a sud. Il presidente della Puglia, Michele Emiliano, ha infatti annunciato un’ordinanza dall’effetto immediato per far entrare la Regione in zona rossa. Inoltre ha chiesto al governo il passaggio nella fascia più severa di restrizioni dopo la cabina di regia di venerdì prossimo, un po’ come ha fatto il Molise due settimane fa.

«Ho inviato al ministro Speranza una nota nella quale spiego che probabilmente la terza ondata è arrivata anche in Puglia e preannuncio che stiamo superando tutti i parametri, soprattutto nelle province di Bari e Taranto, ma anche a Foggia e Lecce: la crescita dell’epidemia è vorticosa», le parole di Emiliano.

VACCINI AGLI OVER70

Sul fronte vaccini, da oggi iniziano le iniezioni per gli over70 in tutta Italia, dopo che il Lazio ha già cominciato nei giorni scorsi. Previsto per venerdì il nuovo piano vaccinale. La nuova direttrice sarà quella di procedere subito per età e non più per categorie, con la sola eccezione dei soggetti più vulnerabili e con patologie. Intanto l’Aifa ha pubblicato il rapporto sulle reazioni avverse: 30.015 su un totale di 4.118.277 vaccinazioni, di cui il 93,6% non gravi.


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