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Claudio Signorile, l’ex ministro

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Il ritardo di sviluppo del Mezzogiorno rispetto al resto del Paese data dall’unità d’Italia e nel tempo si è sempre più consolidato. Tranne che nel primo periodo della Cassa del Mezzogiorno, per il resto del tempo il divario è rimasto o invariato o si è acuito. Tale evenienza ha comportato un impoverimento della realtà meridionale, la chiusura di molte attività, lo spopolamento delle campagne, la desertificazione delle aree interne, l’emigrazione di molti giovani. Si calcola che ben 100.000 persone all’anno si sono trasferiti per trovare lavoro al Nord o all’estero. Dalla Sicilia perfino nella vicina Malta.

In una tale situazione di estremo degrado i tassi di crescita del Pil sono stati molto contenuti e quasi sempre inferiori all’altra parte del Paese. I fondi strutturali sostituivano quelli ordinari, mentre i servizi essenziali come quelli della scuola, della sanità e della mobilità erano di gran lunga inferiori a quelli della parte ricca del Paese e costringevano a viaggi della speranza per la sanità, con costi per le regioni di partenza sostenuti, a frequentare università settentrionali per poter avere una possibilità di inserimento dopo il conseguimento del diploma di laurea e ad annullare l’utilizzo del treno come mezzo di locomozione, considerato lo stato di abbandono delle ferrovie. Stranisce che in una situazione di tale degrado non sia nato un movimento simmetrico a quello leghista.

La domanda che sorge spontanea e che esige una risposta riguarda il comportamento elettorale di quasi 21 milioni di abitanti, maltrattati ed emarginati rispetto allo sviluppo del Paese, che non riescono a creare un soggetto politico che porti avanti le istanze legittime di una realtà sempre più impoverita. Quali i sonniferi che hanno evitato che tale abbandono si tramutasse in rabbia, perlomeno elettorale. Le motivazioni potrebbero essere molteplici. Proviamo ad elencarne alcune.

L’informazione che arriva al Mezzogiorno è veicolata attraverso i media nazionali che hanno portato avanti la tesi che le risorse che sono state investite al Sud sono state ingenti e che sono state sprecate dagli stessi meridionali, incapaci, spreconi e spesso collusi con la criminalità organizzata. Una vulgata che rendeva difficile la ribellione che se doveva esserci era contro se stessi. Poi in realtà le risorse che sono state indirizzate verso il Mezzogiorno sono state, negli ultimi anni, in un rapporto di uno a 20 rispetto a quelle che la Germania occidentale ha investito nella ex DDR, come recentemente hanno finalmente riportato molti studiosi del Mezzogiorno, dopo che per lunghi periodi eravamo in pochi a sostenerlo.

Un altro elemento che potrebbe spiegare lo strano fenomeno è che le realtà a sviluppo ritardato, anche nel caso riescano a percepire di essere maltrattate, in genere piuttosto che organizzarsi per reclamare i propri diritti, come pure sarebbe logico, con movimenti politici diretti ad influenzare a livello nazionale le decisioni a proprio favore, preferiscono invocare il Deus ex machina, che con meno fatica li salvi. Il 61 a 0 di berluschiana memoria in Sicilia é illuminante di un tale atteggiamento. È tipico tale comportamento nelle colonie o nelle realtà che sono state dominate che, aduse ad essere battute, evitano di combattere, certe di una sconfitta inevitabile.

Un terzo motivo riguarda la formazione nella realtà meridionale di una classe dominante estrattiva, che funziona da elemento di stabilizzazione, considerato che in realtà i propri obiettivi li raggiunge e certamente non riguardano il bene comune ma quello dei propri protetti. In un accordo scellerato con il potere centrale che da un lato acquisisce quel consenso che serve per gestire il Paese ed in cambio dà qualche mancetta.

Tale classe dominante estrattiva si aggrega ai partiti nazionali, in genere di governo, sostenendoli ed impedendo movimenti o aggregazioni che difendano i territori. Una parvenza di movimento che ha dato la sensazione che dovesse difendere il Sud è stato il Movimento Cinque Stelle, che ha convogliato il disagio e la rabbia che pervade la realtà meridionale, oggi disillusa malgrado alcune conquiste di retroguardia, come il reddito di cittadinanza, visto che in realtà la vera richiesta della gente meridionale è lo sviluppo e la dignità di un lavoro, cosa che riesce a soddisfare solo emigrando e magari poi eccellendo nelle realtà di destinazione.

L’altro elemento che ha caratterizzato il Mezzogiorno è la divisione tra quello continentale e le Isole che hanno avuto una dinamica autonoma. In particolare la Sicilia con i suoi movimenti indipendentisti, spesso in contrasto con la realtà campana, e che rappresenta insieme alla Sardegna poco meno di un terzo della popolazione meridionale e che ha giocato contro una voce unica.

Peraltro il collegamento tra le aree meridionali é stato pressoché inesistente, poiché sono state tutte romacentrici o milanocentrici, mentre il collegamento tra le capitali meridionali Napoli, Bari, Palermo, Catania era estremamente complesso sia via terra che via aria, considerato che bisognava in ogni caso passare da Roma. Adesso vi sono diversi tentativi di movimenti come quello di Pino Aprile , “24 Agosto” o “Mezzogiorno Federato “ che fa capo a Claudio Signorile, l’ex ministro, che vorrebbero far parlare il Mezzogiorno con una unica voce. Ma certamente la consapevolezza dell’esigenza di avere una forza politica per contrastare la sinistra padronale tosco-emiliana e la destra lombardo veneta a trazione leghista o i sindaci come Sala e Gori è sempre più presente.

La mobilità pre Covid, che con i voli low cost faceva arrivare dappertutto con costi limitati, ha fatto rendere conto a tanta gente, che non voleva vedere, come esistono cittadini di serie A e B, come il Mezzogiorno sia stato maltrattato e come i partiti nazionali, la Dc prima e Pd, Forza Italia oltre che la Lega, per diritto di nascita, abbiano tradito il Sud. E come le posizioni che sono state date dalla politica nazionale al Sud siano state quelle arbitrali, nelle quali non è previsto che si tocchi palla. Certamente la decisione sul ponte sullo stretto, diventato emblema della volontà del Governo nazionale di interessarsi del Sud, sarà momento di cesura ed influirà certamente sugli assetti politici futuri.


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