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Il presidente della Regione Veneto Luca Zaia

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SANITA’ pubblica e sanità privata nel ricco Nordest all’epoca della pandemia. Il governatore del Veneto, Luca Zaia, ha sempre detto che una linea di fondo della sua amministrazione è quella di privilegiare il servizio offerto dalle strutture pubbliche. Eppure una delle eccellenze del Veneto sarà data in prestito alla Lombardia. Ma non a un ospedale pubblico, bensì a una struttura privata. Accade nel centro storico di Venezia, dove l’ospedale civile “Ss. Giovanni e Paolo” può vantare su un  reparto di ortopedia e traumatologia che richiama pazienti da tutta Italia. Infatti, si avvale di tecniche all’avanguardia, soprattutto nel campo della chirurgia protesica dell’anca, del ginocchio e della spalla.

L’INTERROGAZIONE

Quelle competenze, maturate in un’attività svolta all’interno del sistema sanitario nazionale, andranno in trasferta a Bergamo, al policlinico “San Pietro”, che fa parte del San Donato, il gruppo sanitario privato più importante d’Italia che proprio in Lombardia ha avuto qualche disavventura giudiziaria. In tal senso è stata sottoscritta una convenzione da Giuseppe Dal Ben, allora direttore generale della Alss 3 “Serenissima”, che copre quasi tutta la Provincia veneziana, e da Francesco Galli, amministratore delegato degli istituti Ospedalieri Bergamaschi, la società che controlla l’ospedale privato. La senatrice Oriella Vanin, del Movimento Cinquestelle, ha indirizzato al ministro della Salute un’interrogazione.

«A pochi giorni dalla scadenza del suo mandato, il Direttore Generale dell’Ulss3 Serenissima ha sottoscritto un protocollo d’intesa con il quale si assegna, temporaneamente, lo staff medico dell’équipe dell’Unità Operativa Complessa di Ortopedia dell’Ospedale di Venezia a una struttura lombarda».

Dal Ben poco tempo dopo è stato trasferito da Venezia alla direzione generale dell’Azienda ospedaliera di Padova. La senatrice si domanda: «Ma è veramente opportuno questo protocollo, che riduce di fatto le prestazioni del reparto di Ortopedia di Venezia e i pazienti saranno dirottati verso le altre strutture della terraferma? È opportuno che in tempo di pandemia l’unico ospedale veneziano non mantenga completamente operativa la propria équipe? E i cittadini di Venezia sono stati informati che il reparto di Ortopedia, una eccellenza del territorio, non fornirà più le stesse prestazioni e loro dovranno andare a operarsi altrove?».

A questo  reparto si rivolgono numerosi pazienti, anche provenienti da diverse regioni italiane, per sottoporsi a interventi di artroprotesi bilaterale dell’anca, che viene eseguito con la tecnica minimamente invasiva denominata Amis (Anterior Minimally Invasive Surgery). Il direttore è il dottor Alberto Ricciardi. «L’utilizzo di questa tecnica – spiega la senatrice dei Cinquestelle – provoca un minore trauma chirurgico rispetto ad altre modalità di intervento: non c’è alcuna incisione dei tessuti muscolari, che vengono solo spostati mentre il chirurgo raggiunge l’articolazione e posiziona la protesi, consentendo la conservazione dei muscoli e dei nervi che si  trovano lungo il percorso di accesso all’articolazione dell’anca».

La minore perdita di sangue riduce così il rischio di zoppia e accelera la riabilitazione, riducendo i tempi della degenza ospedaliera.

I MECCANISMI

La convenzione prevede «l’assegnazione temporanea» di personale «dipendente dell’azienda a tempo pieno e indeterminato» (non è indicato di quali figure professionali si tratti) per la «fornitura di prestazioni chirurgiche nel campo ortopedico a favore di pazienti ricoverati in regime di convenzione con il servizio sanitario nazionale, ad esclusione di quelli residenti in Veneto».

Ma perché il Veneto presta, non tanto alla Lombardia, ma a un policlinico privato lombardo, il suo personale? Lo scopo è quello di «offrire i propri servizi a nuovi potenziali bacini di utenza a favore di questa Azienda con conseguenti significative ricadute anche in termini di aggiornamento professionale e di efficienza operativa del proprio personale, nonché permettere un prezioso scambio di esperienze che possono determinare l’apprendimento di tecniche mini-invasive e d’avanguardia».

In una parola, si tratterebbe di una specie di marketing sanitario. I sanitari sarebbero pagati dalla Ulss veneta (che riceverà i corrispettivi da Bergamo), ma godrebbero anche di rimborsi spese. Secondo la senatrice Vanin tutto questo creerebbe disfunzioni al Veneto: «È tutto poco chiaro, perché le prestazioni presso la struttura privata andrebbero effettuate dai medici “nell’orario ordinario di lavoro”. Intanto nell’ospedale di Venezia i tempi di attesa per le prestazioni chirurgiche ortopediche programmate sono di circa 2 mesi, mentre salgono a 5-6 mesi negli ospedali di Mestre e di Dolo-Mirano».

Oltre che ai Cinquestelle, l’iniziativa non è piaciuta alla Cgil. Il segretario generale della Funzione pubblica a Venezia, Daniele Giordano, dice: «È un accordo assolutamente inopportuno perché toglie risorse alla sanità pubblica in termini di personale e di investimenti nella qualità di servizio. È ancor più grave che avvenga in questa fase di emergenza Covid in cui è necessario puntare sulle strutture pubbliche».


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