X
<
>

Enrico Letta e Matteo Salvini

Condividi:
4 minuti per la lettura

ORMAI si pensa sia tempo solo di mostrare i muscoli. Il centrosinistra, terremotato dall’incognita sul futuro grillino, non se la sente di uscire dal confronto sul DDL Zan con lo stigma di quello che ha abbandonato la lotta promessa ad un elettorato identitario che non vuol capire nessuna logica di negoziato parlamentare. E’ curioso che tutti ragionino nella logica detta Win-win, cioè comunque vada per noi andrà bene. Il PD pensa che se riesce a far passare il disegno di legge anche in Senato ha un bel trofeo da esibire, cosa che di questi tempi non capita tutti i giorni.

Se andasse male, la colpa sarebbe dei due perfidi Mattei e questo accrescerebbe “nel popolo” la voglia di fare diga attorno al partito del Nazareno contro il ritorno delle destre e del suo nuovo Quisling (per la cronaca: questo era il nome del politico norvegese che mise in piedi un governo nazionale per servire il disegno di Hitler). Salvini fa esattamente lo stesso calcolo, ovviamente capovolto.

Se riuscisse ad ottenere un accordo per far passare una legge modificata nei tratti più discussi (se non necessariamente più discutibili), otterrebbe il risultato di mostrare che lui non è Orban, perché è d’accordo sulla difesa delle diversità sessuali se ben inquadrate (al contrario della Meloni nettamente all’opposizione, il che non guasta).

Se, come è più probabile, salta tutto perché il centrosinistra non vuole trattare, ecco che guadagna il punto di poter additare Letta come un ideologo integralista, provando a far dimenticare che di quello è accusato anche lui. E il corsaro Renzi? Come in tutte le guerre da corsa che si rispettino si inserisce nello scontro fra i due “imperi” e cerca di far capire che alla fine può essere utile ad entrambi. Se riuscisse nell’impresa di trovare un accordo su un testo rivisto, perché si incoronerebbe come uno dei migliori, se non il miglior tattico parlamentare in campo. Se fallisse, dimostrerebbe comunque di essere quello che più di tutti può essere un punto di riferimento ove si volesse smetterla di fare a cornate. E questo può essere d’aiuto a risalire la china dei consensi, se la gente continuerà ad allontanarsi dalle esibizioni teatrali della politica.

Tutto questo però è al momento messo in crisi dalla decisione di calendarizzare uno show-down in Aula il prossimo 13 luglio. La scelta, che non dispiace a molti, in primis a Letta convinto di avere tutto da guadagnare da un grande scontro parlamentare alla luce del sole, è di nuovo fatta scommettendo su un contesto che nessuno sa bene prevedere. L’incognita ovviamente è quella dei franchi tiratori, cioè di coloro che nel segreto dell’urna possono votare in dissenso con la posizione del proprio partito.

Il fenomeno è dato come possibile prevalentemente fra le fila del centrosinistra, anche se francamente non comprendiamo sulla base di quale ragionamento. Chi pensa che giochi a favore l’intervento del Vaticano per smuovere i parlamentari ancora legati all’elettorato cattolico, non tiene conto di un fatto. La Santa Sede ha molto smorzato il peso del suo intervento e non ha intenzione di dare il via a crociate che in questo momento non la favorirebbero, accostandola ad una destra che contiene elementi altrettanto impresentabili di quelli che si sono visti nella sinistra infatuata della retorica sul gender. L’appoggio ad un elettorato perplesso di fronte alla propaganda LTGB potrebbe essere ricercato, se si votasse a scrutinio palese e se la futura legge elettorale (al momento del tutto in alto mare) prevedesse qualche forma di preferenze.

Essendo improbabile che sia così, avendo la certezza che i posti disponibili saranno molti meno degli attuali, ci vorrebbe molto coraggio per mettersi contro i vertici del partito che faranno le liste. Contare sul voto segreto funziona fino ad un certo punto, perché è molto insicuro che non si possa in qualche modo risalire a chi ha tradito nel segreto dell’urna: e questo non sarebbe certo perdonato a fronte per di più di scarsità di seggi sicuri.

Per queste ragioni avremmo dei dubbi che ci possa essere un vasto fenomeno di franchi tiratori, ma certo i numeri al Senato sono così risicati che per mandare tutto all’aria ne basta anche un piccolo gruppo, che potrebbe anche essere formato da quei parlamentari che danno per comunque improbabile la loro inserzione nelle liste. Peraltro in teoria un fenomeno di dissenso sulle linee ufficiali potrebbe anche manifestarsi in piccola misura fra le fila del centrodestra dove non mancano politici un po’ perplessi a mettersi comunque contro un certo sentimento di moda.

Tutto questo rende la partita molto complessa e capace di avere ricadute pesanti su un sistema già di suo in perenne fibrillazione. Comunque vada ci saranno rese dei conti dentro e fra i partiti, campagne di stampa che si protrarranno lungo l’estate (periodo in cui qualcosa i media devono pur inventare per tenere desta l’attenzione) e alla fine riflessi sulla campagna per le amministrative d’autunno. Sono tutte ragioni che avrebbero potuto suggerire di lasciar perdere con le esibizioni muscolari in materia ideologica (termine eccessivo) cercando invece di concentrarsi sui grandi temi che coinvolgono la politica di oggi e soprattutto il futuro del paese.

Ma a quelli ci pensa Draghi e i partiti si accontentano di cercare di apparire come i suoi più fidi alfieri. Solo che non è così e la gente se ne rende sempre più conto.


La qualità dell'informazione è un bene assoluto, che richiede impegno, dedizione, sacrificio. Il Quotidiano del Sud è il prodotto di questo tipo di lavoro corale che ci assorbe ogni giorno con il massimo di passione e di competenza possibili.
Abbiamo un bene prezioso che difendiamo ogni giorno e che ogni giorno voi potete verificare. Questo bene prezioso si chiama libertà. Abbiamo una bandiera che non intendiamo ammainare. Questa bandiera è quella di un Mezzogiorno mai supino che reclama i diritti calpestati ma conosce e adempie ai suoi doveri.  
Contiamo su di voi per preservare questa voce libera che vuole essere la bandiera del Mezzogiorno. Che è la bandiera dell’Italia riunita.
ABBONATI AL QUOTIDIANO DEL SUD CLICCANDO QUI.

Condividi:

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

EDICOLA DIGITALE