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Matteo Salvini e Luca Zaia

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Le parole del sottosegretario Claudio Durigon, che a Latina vuole cambiare l’intestazione del parco Falcone e Bosellino reintroducendo quella a Benito Mussolini, con la replica dell’assessore veneto leghista Roberto Marcato, che dice: “Fuori i fascisti dalla Lega”.

L’elogio funebre senza distinguo da parte di Luca Zaia nei confronti di Gino Strada, il fondatore di Emergency, che scatena la reazione di una parte della base del partito, che gli ricorda le diverse opinioni di Matteo Salvini al riguardo. Infine, la diversità di vedute sul Covid, vaccini e green-pass, in cui l’impostazione istituzionale del governatore veneto è contraddetta da prese di posizione di alcuni parlamentari.

Sono troppi i distinguo, le critiche e le controcritiche, le prese di distanza e le accuse reciproche nella casa veneta del Lega per non leggervi i segni di smagliature sempre più evidenti. Da una parte Luca Zaia, potentissimo presidente della Regione Veneto e fautore della richiesta di autonomia, dall’altra Matteo Salvini, il segretario che ha personalizzato il partito e lo ha indirizzato lungo strade sempre più nazionali. Guai a parlare di scontro, la nomenklatura leghista è pronta a smentirlo. Ma i fatti (e le opinioni che li accompagnano) non mentono, e raccontano una realtà molto più conflittuale di quanto non si voglia far credere.

MUSSOLINI O FALCONE-BORSELLINO?

L’uscita da comizio a Latina di Claudio Durigon (radici venete, nascita e crescita in Lazio) che ha proposto di intitolare un palco a Mussolini, facendo tabula rasa della memoria verso i pubblici ministeri dell’antimafia è stata accompagnata dal silenzio di Salvini, mentre Pd e Cinquestelle chiedono le dimissioni del sottosegretario. In questa polemica ha fatto la sua rumorosa apparizione un’intervista rilasciata a “Il Mattino di Padova” da Roberto Marcato, assessore leghista in Veneto, molto vicino a Zaia. “Chi ha scelto la Lega animato da nostalgie fasciste ha sbagliato sponda, qui non c’è spazio per visioni totalitarie, al contrario la nostra battaglia per la libertà dei popoli e l’autonomia dei territori è in diretta continuità con la lotta di resistenza”.

Una vera bordata verso Durigon: «Voglio sperare che si tratti di una  boutade  o di un colpo di sole. Lo statuto cambia, la linea politica può mutare, i valori fondanti no. Se li abbandoniamo, cosa ci resta?». Ma anche nei confronti di Salvini, che sembra molto impegnato a contrastare nel centrodestra la concorrenza di Giorgia Meloni, e al proprio interno quella inespressa, ma reale, di Zaia. Infatti, Marcato ha aggiunto: «I sondaggi dicono che sul piano nazionale c’è un testa a testa tra Salvini e Meloni. Prendiamoli per buoni. Ma in Veneto il rapporto tra noi e Fratelli d’Italia è 10 a 1. Ci fanno il solletico».

GINO STRADA, DA MORTO, FA LITIGARE LA LEGA.

La morte del medico di Emergency ha scavato un altro solco. Zaia ne ha affidato il ricordo ad un post molto elogiativo. «Oggi abbiamo perso una persona assolutamente motivata nel fare della sua vita una vera missione nella cura dei più deboli e nel contrasto alle fragilità sociali. Lo spessore del suo impegno umanitario ne ha fatto un personaggio del mondo intero. Gino Strada lascia un segno nella storia come medico e come modello dell’uomo pronto ad impegnarsi e non risparmiarsi in prima persona per quello in cui crede».

Sui social è stato un diluvio di commenti. Da sinistra hanno apprezzato le parole di Zaia, ma una parte della Lega non ha gradito.  «Forse, caro Zaia, dimentichi dell’odio che esprimeva in tv nei confronti del  tuo capo politico». «Era un uomo come tanti, ma non era un santo, ultimamente campava con l’importazione di esseri umani».

«Caro Doge, oggi non sono d’accordo con te e mi dispiace. Chi usava la chiave inglese o la spranga di ferro come metodo di convincimento nelle manifestazioni non può suscitare in me alcun buon sentimento». Qualcuno si è spinto ad accusare Zaia di tradimento: «Se per impegno umanitario s’intende quello di far arrivare migranti in Italia a iosa è meglio se ti iscrivi al Pd caro Zaia. Sei sempre più come il latte scaduto caro governatore».

La “pancia” leghista, quindi, si attacca alle radici anti-immigrazione e anti-sinistra, citando Salvini, il quale ricordando Strada ha rimarcato: «La diversità delle idee politiche lascia spazio al cordoglio e alla preghiera». Zaia sembra guardare prima ai valori della convivenza. È sicuramente un modo molto differente di declinare quella che comunque rimane la stessa appartenenza.

L’assessore Marcato ha scritto: «Zaia è stato tacciato addirittura di tradimento. Ai leoni da tastiera voglio dire che io non sono di sinistra, anzi, detesto l’intolleranza dei radical chic  che ammiccano ai centri sociali. Io sono un leghista, credo nella democrazia, ho fiducia nel popolo, rispetto le diversità e non sarà qualche schiamazzo a farmi cambiare idea». In conferenza stampa il governatore ieri ha dribblato ogni polemica. «Ho scritto di Strada quello che penso, sui social troppo spesso non c’è connessione tra il cervello e quello che viene scritto».

VACCINI E GREEN PASS: LEGA ‘DOUBLE FACE’.

L’ultima frontiera dello scontro è la diversità di vedute sul Covid. Da una parte i governatori come Luca Zaia e Massimiliano Fedriga (Friuli-Venezia Giulia) raccomandano di vaccinarsi, dall’altra qualche parlamentare veneto ha partecipato a manifestazioni no-Vax. Alberto Villanova, capogruppo della Lista Zaia, ha chiesto un intervento del commissario veneto: «Stanno intralciando il lavoro dei nostri amministratori, stanno mettendo il bastone tra le ruote a quanti, come il nostro presidente Luca Zaia e tanti sindaci, si stanno adoperando per mettere in sicurezza la popolazione e proteggerla con i vaccini dal coronavirus. A questo punto deve intervenire il partito: il commissario regionale della Lega, Alberto Stefani, prenda subito in mano la situazione». Stefani non ha nemmeno dato una risposta di cortesia. In perfetto stile “guerra fredda”.


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