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Luca Zaia (secondo da destra) e il busto ritrovato del doge Giovanni II

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L’AUTONOMIA regionale fa un passo avanti e due indietro. E il governatore del veneto Luca Zaia s’infuria. Aveva chiesto di conoscere in anticipo il testo elaborato dai saggi nominati dal ministro degli Affari regionali Maria Stella Gelmini. Voleva sapere a che punto era il lavoro sul federalismo differenziato. Il suo chiodo fisso. E aveva incaricato i suoi fedelissimi di intercedere presso lo studio legale del professor Beniamino Caravita di Toritto che presiede la Commissione.

Ma la bozza del dossier rimasta fino a ieri riservata, risultato di una lunga serie di audizioni, lo ha lasciato di stucco. Richieste economiche, autonomia scolastica, sanità, trasporti. Una stroncatura. Una Waterloo. Eppure il presidente della Regione Veneto aveva studiato tutto nei particolari. Voleva annunciare ai veneti che il referendum sull’autonomia (organizzato nel 2017 dal Carroccio, un farsa indecorosa) non era stato vano. Che la strada dell’indipendenza padana era ormai tracciata. Per l’occasione Zaia era pronto a sollevare il velo sul busto del Doge Giovanni II Corner, una statua trafugata e riconsegnata a Palazzo Balbi dopo essere finito all’asta in provincia di Viterbo. Un “pezzo di storia veneta”, una reliquia dal valore fortemente simbolico.

Era tutto pronto quando è arrivata la doccia fredda. La bozza di un documento stilato dai saggi ma considerato “irricevibile” e rispedito in fretta e furia al mittente. Per Zaia è stato un dolore doppio. Perché questa volta a sollevare obiezioni sulla richiesta di autonomia (22 materie in totale da devolvere) non è stato il centrosinistra, che pure sull’argomento spesso balbetta. Bensì il fuoco amico: quel centrodestra di cui fa parte la stessa ministra Gelmini, esponente lombarda di Forza Italia.

LA RETROMARCIA

L’ennesima retromarcia sul federalismo dà ragione a quanti ritengono che il tema dell’autonomia sia ormai “bruciato”. Che neanche la Lega nord abbia più voglia di cavalcarlo come un tempo. La disastrosa gestione della sanità durante la Pandemia è stata il colpo di grazia. Riproporre il vecchio cavallo di battaglia sarebbe una forzatura.

Beniamino Caravita è un costituzionalista molto conosciuto negli ambienti parlamentari. Dirige, tra l’altro, la rivista di diritto pubblico e comunitario Federalismi.it. In passato promosse una associazione di giuristi contro l’uso delle intercettazioni. Di lui si parlò anche quando espresse uno dei sei pareri pro-veritate contro la decadenza di Silvio Berlusconi. E’ chiaro insomma da che parte sta l’avvocato romano chiamato a guidare la Commissione di esperti.

Le valutazioni non sono quelle che si aspettava Zaia. A partire dalla richiesta veneta di ampliamento dell’autonomia scolastica. Senza dire che più competenze vuol dire più risorse, altro tema divisivo.

Da parte sua, la Gelmini è rimasta finora sulle posizioni di chi l’ha preceduta, il dem Francesco Boccia. Cuce e scuce la tela. Anche perché parlare di autonomia senza aver prima definito i Lep, i livelli essenziali delle prestazioni da erogare in ogni regione, non ha senso. E’ un puro esercizio verbale. Chi ha letto la bozza sostiene che i punti di conflitto con le richieste del veneto siano tanti. Materie da devolvere, poteri legislativi, iter della legge.

IL MINISTERO: NESSUNA BOZZA SOLO INTERLOCUZIONI

Dal dicastero degli Affari regionali si fa sapere che il testo in circolazione è solo una sintesi delle audizioni. Che non esiste una bozza “ufficiale”. Che “sono in corso interlocuzioni con tutte le altre regioni”. Zaia è un irriducibile. Ci ha messo la faccia. Vuole dar seguito al referendum – consultivo e non vincolante – voluto alla Lega in Lombardia e Veneto 4 anni fa per iniziare una trattativa con il governo sulle materie gestite in condominio tra le regioni e lo Stato. La cosiddetta legislazione concorrente, tra le quali non rientra l’autonomia fiscale.

Zaia non si ferma neanche sotto i colpi del fuoco amico. Ai suoi assessori ha detto: “Si va avanti”. Lo prevede l’articolo 116, 3° comma della Costituzione. E la bozza dei saggi? Il governatore veneto ha fatto buon viso a cattivo gioco: “Al momento sulla trattativa per l’autonomia del Veneto”non esiste “un documento Gelmini”, ci sono solo i documenti del precedente Governo che noi abbiamo contestato. Ora vogliamo mettere le critiche nero su bianco”. Tradotto vuol dire che l’elaborato dei saggi è stato inviato al ministero e agli esperti con le controdeduzioni. “Nel metodo e nel merito”, precisano i collaboratori più stretti del governatore.

Lo stesso presidente di suo pugno si è messo al lavoro per stilare tutte le osservazioni alla relazione. “Con questo Governo la trattativa ripartirà, incontrerò sicuramente il ministro Mariastella Gelmini nelle prossime settimane” e “non escludo che il ministero presenti un documento per settembre – ha aggiunto Zaia – stiamo soltanto cercando di evidenziare tutti i punti che non ci andavano bene su provvedimento, legge quadro e documenti che avevamo ancora dal Governo precedente. Stiamo facendo questo lavoro in modo tale che quando si aprirà il tavolo con il ministro Gelmini si possa partire da un presupposto, ovvero dal fatto che la Regione del Veneto pone delle questioni già su quello che è stato fatto in passato”.

Un messaggio in codice, sotto gli occhi del Doge Giovanni II appena tornato a casa. Festa rovinata.


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