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Fra il 1876 e il 1915 emigrarono all’estero oltre 14 milioni di italiani, soprattutto delle regioni meridionali

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Venti di crisi ricorrenti soffiano sulla politica italiana. Alcune forze che contemporaneamente sembrano essere di opposizione e di governo, avvicinandosi le elezioni, dimostrano una fibrillazione che a lungo andare può diventare pericolosa.

La stabilità di governo è un elemento fondamentale per tutto il Paese, ma certamente lo è ancor di più per un Mezzogiorno che continua a soffrire. Che ha bisogno di un piano di sviluppo che lo porti fuori dalle secche di un reddito pro capite estremamente contenuto e limitato e di una crisi sistemica che lo obbliga a non crescere adeguatamente e sempre meno di quanto non accada nel resto del Paese.

I tanti progetti sospesi riguardano in particolare un’equiparazione di diritti di cittadinanza, partendo prima dai Lep, i cosiddetti livelli essenziali di prestazione, che rappresentano il livello minimo non negoziabile, la cui assenza fanno di questo Paese una Nazione che prevede l’esistenza di cittadini di serie A e di serie B.

Parlo del diritto alla salute, piuttosto che a quello ad una formazione che sia equiparata tra le varie parti del Paese, mentre invece oggi prevede il tempo pieno in molte parti e il tempo limitato in altre, forse in quelle che di esso ne avrebbero più bisogno, per far cresce la consapevolezza dell’elettorato attivo. Ed infine quello alla mobilità che vede un Paese che in una parte corre e in un’altra arranca.

E molti di questi progetti hanno bisogno per essere completati di programmazione pluriennale e di tempi molto dilatati. Parlo di quello che avviene nel settore dell’infrastrutturazione, per il quale i tempi si contano in decenni, soprattutto nel nostro Paese.

In alcuni casi il cambio di Governo diventa esiziale, considerato che non si dà mai per scontato nulla, per cui può capitare, come è il caso del ponte sullo stretto di Messina, che un nuovo Governo annulli tutto quello che era stato fatto prima facendo ripartire le opere da zero.

Dimenticando che ogni giorno di ritardo è un costo che la collettività paga per la carenza delle opere che erano state già finanziate. Nel caso della Sicilia il costo della mancanza del collegamento stabile si valuta in 6 miliardi e mezzo l’anno. Nel caso specifico poi del tema del PNRR e dei suoi tempi di attuazione potrebbe diventare uno stop tale da far perdere molte delle risorse programmate dall’Unione per il Sud.

Infatti la continuità di governo dovrebbe raggiungere due obiettivi: il primo è quello di continuare le opere avviate, il secondo quello di portare a termine una serie di riforme che rendono il Paese spesso bloccato nelle sue incrostazioni.

Il caso specifico che sembra essere il casus belli è quello delle liberalizzazioni degli stabilimenti balneari. Lobby potentissime fanno resistenza a che le concessioni, spesso pagate con risorse assolutamente contenute, possano essere messe al bando periodicamente per evitare che un bene pubblico diventi appannaggio di alcuni privati che ne fanno una loro proprietà, che viene utilizzata per decenni.

E l’Unione Europea fa pressione perché il mercato venga liberalizzato. I Monopoli si sa non fanno bene ai prezzi. Spesso i monopolisti possono stabilirli ricavando extra utili come succede spesso in tanti settori.

E l’Unione con i mezzi che ha a disposizione cerca di imporre che il mercato sia il più libero e competitivo possibile. Che si vi siano forme di resistenza è anche naturale, che vi siano partiti che si intestino le battaglie in periodi preelettorali è altrettanto fisiologico.

Ma bisogna avere la forza di imporre una direzione così come sta facendo il presidente Draghi, obbligando il Parlamento a pronunciarsi, disponibile anche ad utilizzare lo strumento della fiducia se dovesse servire, per mettere tutti di fronte alle proprie responsabilità.

D’altra parte rimanere al Governo senza che si porti avanti un progetto di Paese è assolutamente inutile. Le rendite di posizione vanno combattuto rendendo il mercato il più competitivo possibile. Così come vanno eliminati i poteri delle lobby che condizionano la corretta dinamica democratica.

La riforma della magistratura è anch’essa un passaggio indispensabile così come è necessario che i tempi per la conclusione di un giudizio vengano diminuiti, perché un giudizio troppo lungo è sempre un giudizio ingiusto. L’attenzione di questo Governo nei confronti del Sud, anche se molti temono che si possa rimanere solo alle parole, è stato notevole.

Anche l’incontro recente di Sorrento, pur nei limiti che per alcuni aspetti ne ha fatto un evento molto sganciato dal territorio e dagli studi ponderosi che sul Mezzogiorno sono stati effettuati, ha rappresentato una presa di coscienza ulteriore di quanto la problematica sia non più rinviabile.

Così come l’avvio di alcuni progetti importanti, tra le quali le Zes manifatturiere, che richiedono chi vi sia un esecutivo attento ad eliminare gli ostacoli che portano a non far decollare un’idea, che la classe politica cerca di piegare ai propri interessi, determinando il fallimento del progetto stesso.

La guerra in Ucraina poi, con le problematiche connesse al blocco delle fonti energetiche della Federazione Russa, portano alla esigenza della ricerca di fonti alternative ed all’accelerazione degli impianti di fonti energetiche rinnovabili, che certamente subirebbero uno stop da una crisi di Governo.

Si può essere sicuramente molto critici rispetto ad alcune azioni di alcuni ministeri, ma non vi è dubbio che il blocco dell’attività è ila peggiore soluzione possibile. Né la sostituzione di alcuni ministeri chiave oggi è pensabile perché porterebbe a sommovimenti tali da mettere in crisi la stabilità.

L’unica soluzione possibile è quella attuale con un esecutivo che continua la sua opera sotto la guida attenta del Presidente, che monitorizzi alcuni settori chiave come quello della concorrenza, della infrastrutturazione, e quello degli Esteri e che dovrebbe prevedere una supervisione che si vede indispensabile.


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