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Lentamente l’Italia si sta liberando del “carrozzone” delle partecipate, o quantomeno di quella larga fetta di società pubbliche inutili e costose che hanno provocato soltanto voragini nei bilanci. Ad esempio, nel principale settore, quello dell’industria e dei servizi, dal 2012 al 2020 si è passati da 7.581 a 5.622 ma è al Nord che c’è un’alta concentrazione: allo stato attuale sono ancora 3.135, contro le 1.327 del Centro, le 818 del Sud e le 342 delle Isole. A fare la parte del “leone” è sempre la Lombardia. E’ quanto rileva il report dell’Istat, complessivamente in Italia sono ancora attive 7.969 partecipate, oltre la metà al Nord. “Le unità economiche partecipate dal settore pubblico – si legge nel monitoraggio Istat – nel 2020 sono 7.969, il 2,5% in meno rispetto al 2019.

Si riduce, in particolare, il numero delle unità attive nei settori dell’Industria e dei Servizi (-2,7%) e di quelle partecipate direttamente da almeno un’amministrazione pubblica regionale o locale (4,5%). La produttività media (valore aggiunto per addetto) delle controllate pubbliche diminuisce del 9,3% e risulta pari a 94.916 euro contro i 44.500 euro del totale nazionale del settore Industria e Servizi. Il ministero dell’economia e delle finanze si conferma l’ente più rilevante: controlla oltre il 53,1% del totale degli addetti delle imprese a controllo pubblico”.

Negli ultimi nove anni, quindi, il numero di imprese attive a partecipazione pubblica si è ridotto notevolmente, ma questo è vero soprattutto nel Mezzogiorno. Nel 2020 c’è stata in totale una flessione del 25,8% rispetto al 2012i, in particolare, tra il 2019 e il 2020 la riduzione è del 2,7%, con variazioni che oscillano a livello di ripartizione territoriale tra il -4,2% del Sud e il -1,3% del Nord-est. “La maggiore concentrazione di addetti – scrive ancora l’Istat – si conferma, anche nel 2020, nel Centro Italia (47,3% del totale) dove è presente il 23,6% delle imprese partecipate. In questa ripartizione la dimensione media delle imprese partecipate è di 310 addetti, valore fortemente influenzato dalle 594 partecipate localizzate nel Lazio (nonostante il decremento del 3,1% rispetto al 2019) che presentano una dimensione media di 590 addetti e impiegano il 40,3% degli addetti.

Molto simile la numerosità di imprese partecipate nelle due ripartizioni del Nord: il Nord-est (27,9%) impiega il 14,4% di addetti e presenta una dimensione media di 80 addetti; mentre nel Nord-ovest è la Lombardia ad avere il maggior peso in termini di partecipate pubbliche (17,4%), con il 17,1% degli addetti e una dimensione media di 152 addetti”. Nel 2020 le partecipate impiegavano 908.571 addetti, si registra rispetto al 2019 un’ulteriore riduzione (registrata dal 2012) del 2,5% in termini di unità e del 2,6% in termini di addetti. Il calo del numero di addetti colpisce in particolare le imprese con partecipazioni minoritarie con quote fino al 20% (-7,8%). Delle 7.969 unità economiche a partecipazione pubblica, 5.622 sono imprese attive operanti nel settore dell’industria e dei servizi, queste assorbono il 95,6% dei lavoratori: rispetto al 2019 si riducono del 2,7% e del 2,9% rispettivamente in termini di unità e di addetti.

Partecipate pubbliche per ripartizione territoriale, anni 2012-2020 (Fonte Istat)

Aumentano (+4,1%) invece le partecipate pubbliche degli altri settori, quali imprese agricole, istituzioni non profit e istituzioni pubbliche che crescono anche in termini di addetti (+3,1%). Le partecipate non attive, che hanno comunque presentato una dichiarazione contabile o fiscale nel 2020, si riducono del 16,1%. “La dimensione media delle 5.622 imprese attive partecipate – evidenzia l’Istat – operanti nei settori dell’economia di mercato dell’industria e dei servizi, è di 155 addetti, valore che sale a 414 per le società per azioni.

Le imprese partecipate che si costituiscono con forma giuridica di società per azioni rappresentano la quota più rilevante in termini di addetti (83,9%); mentre sono più rappresentative in termini di numero di unità economiche quelle organizzate in società a responsabilità limitata (43,9%); seguono i Consorzi di diritto privato e altre forme di cooperazione tra imprese (con il 18,6% in termini di unità e il 2,9% in termini di addetti), le società cooperative (3,7% in termini di unità e 2% di addetti), il rimanente 2,5% include aziende speciali, aziende pubbliche di servizi, Autorità indipendenti ed Enti pubblici economici (1,6% di addetti)”.

Su 5.622 imprese attive partecipate, 3.791 sono partecipate direttamente da almeno un’amministrazione pubblica regionale o locale oppure sono appartenenti a gruppi che hanno al proprio vertice un ente territoriale. Queste impiegano 410.784 addetti, corrispondenti al 47,3% del totale. Rispetto all’anno precedente si registra un calo del 4,5% nel numero delle partecipate da enti locali e del 4,7% degli addetti. Attraverso il controllo diretto o indiretto esercitato sui grandi gruppi, il ministero dell’Economia e delle finanze rimane il soggetto controllante di maggiore rilevanza in termini di occupazione, con il 53,1% di addetti. Il numero di imprese controllate dal Mef cresce del 3,7%, ma si riduce la loro dimensione media (920 addetti contro i 962 del 2019). Le Province, le Città Metropolitane e i Comuni controllano in totale 1.488 imprese (43,2% delle controllate pubbliche) e occupano 134.161 addetti (con un’incidenza pari al 23% del totale).


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