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Giorgia Meloni e Silvio Berlusconi

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GIOVEDI sarà il giorno del disegno di legge sull’autonomia differenziata. Il testo approderà in consiglio dei ministri, come richiesto dalla Lega, prima delle regionali in Lombardia. E così, esulta Luca Zaia, «si tratterà di una giornata storica». Il pre-consiglio dei ministri ha dato il via libera a un testo che nelle prossime 24 ore dovrà essere esaminato dai tecnici di palazzo Chigi e di altri ministeri. «È stato apportato qualche ritocco, non sostanziale», filtra da Palazzo Chigi. Restano ancora aperti due nodi: i Livelli essenziali delle prestazioni e il fondo di perequazione. «Non avete detto nulla», scherzano in Transatlantico deputati di maggioranza e di opposizione.

Quanto ai Lep, nel testo si legge, «sono determinati con uno o più decreti del presidente del Consiglio dei ministri». Cui segue: «Il presidente del Consiglio dei ministri, valutato il contenuto dell’intesa della Conferenza unificata e del parere delle Camere o, comunque, una volta decorso il termine di quarantacinque giorni per l’espressione del parere di queste ultime, adotta il decreto, previa deliberazione del Consiglio dei ministri».

In sostanza, i Lep non saranno definiti in questa fase ma successivamente con i Dpcm. Ed è qui che nascono le tensioni dentro e fuori la maggioranza. Il testo non scioglie il nodo della definizione e del finanziamento su tutto il territorio nazionale. E oltretutto non coinvolge il Parlamento, come avrebbe voluto un pezzo di maggioranza e l’opposizione. Tutto questo fa bofonchiare i governatori del sud in quota Forza Italia che per tutto il giorno restano in silenzio. Anche se a sera Roberto Occhiuto, presidente della Calabria, utilizza toni distensivi e parla «di positivo passo in avanti». E ancora, sempre Occhiuto: «Molto bene che dal provvedimento siano stati cancellati i riferimenti all’ingiusto criterio della spesa storica. Come ho affermato in più occasioni, nessun pregiudizio sull’autonomia differenziata, che è una possibilità offerta dalla Costituzione alle Regioni. Ma si garantiscano prima gli obblighi che la nostra Carta fondamentale pone in capo allo Stato in ordine alla definizione dei fabbisogni standard, ai diritti sociali e civili garantiti con uniformità su tutto il tutto il territorio nazionale, e alla perequazione».

Qualche ora prima la linea di Forza Italia era stata dettata dal leader Silvio Berlusconi: «Le Regioni avranno più risorse e più poteri con l’autonomia, per gestire i servizi essenziali per i cittadini, a partire naturalmente dalla sanità». L’impressione è che il Cavaliere voglia spegnere il fuoco amico dei parlamentari e dei governatori del Sud più critici, in vista dell’appuntamento elettorale in Lombardia. «Non possiamo dare l’impressione di essere una coalizione divisa e soprattutto di non rispondere alle richieste del Nord» sussurra un deputato azzurro eletto proprio in Lombardia.

Eppure più di un rumore di fondo arriva dalla galassia berlusconiana. Mario Occhiuto, senatore azzurro e fratello del presidente della Regione Calabria, usa questi toni con l’Adnkronos: «La bozza lascia irrisolte questioni essenziali demandandole a momenti successivi alla concreta applicazione. Quindi sembra più un programma di intenti che rischia di dividere l’Italia se tutte le regioni non partiranno dallo stesso livello». Sempre dalle parti di Forza Italia, interviene la deputata napoletana Annarita Patriarca: «Rimandare a un secondo momento la risoluzione di questioni strategiche, solo accennate nel Ddl approdato oggi in pre-Cdm, come l’analisi dei Lep, non è certamente una decisione che può rendere più facile il percorso dell’Autonomia. È inutile forzare i tempi e accelerare. Meglio studiare e risolvere i problemi prima».

Tutto risolto? Non si direbbe. Anche perché fonti di governo depotenziano il passaggio in pre-consiglio: «È solo uno scalpo dato alla Lega per le regionali ma non se ne farà nulla». Anche perché il ddl dovrà passare in Parlamento, e in quel consesso Fi e FdI proveranno ridimensionare i desiderata leghista. D’altro canto, restano scolpite le parole di 24 ore prima di Giorgia Meloni all’evento organizzato da Poste: «Noi vogliamo unire l’Italia e non ci rassegniamo all’idea che ci siano territori e servizi di serie A e B».

Ragionamento che non a caso viene ripetuto dalla deputata e sottosegretaria azzurra Matilde Siracusano: «L’obiettivo è quello espresso dal Governo di non creare cittadini di serie A e serie B e trovare un equilibrio per non innescare discriminazioni verso il Mezzogiorno. Ritengo che si troveranno le condizioni per raggiungere questi traguardi, come indicato dal presidente del Consiglio Meloni». Ecco perché la strada dell’autonomia a firma Calderoli è ancora in salita…


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