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Roberto Calderoli

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Sempre più voci si alzano contro l’ipotesi di autonomia differenziata che il “bulldog” Roberto Calderoli sta portando avanti, malgrado i tanti segnali di dissenso che arrivano anche dalla sua maggioranza e da un Paese che dà più parti ritiene un errore storico quello che vorrebbe attuare.

E una nuova voce si è aggiunta alle tante già levatesi negli ultimi mesi, che vanno da illustri costituzionalisti, giornalisti attenti alle problematiche del Sud, sindaci che si riuniscono in associazioni e che chiedono l’incontro al capo dello Stato perché intervenga contro un’ipotesi che ritengono essere una secessione nascosta, presidenti di Regioni di destra e di sinistra, organizzazioni datoriali e sindacali. La voce che si è aggiunta è quella di Innocenzo Cipolletta, ex direttore del Centro studi di Confindustria e membro dei cda di tante società, oltreché opinionista molto ascoltato.

L’ERRORE ALL’ORIGINE

Bene, anche Cipolletta, in un’intervista di ieri, oltre che in un fondo di un quotidiano nazionale, si pronuncia pesantemente contro, affermando che il progetto è sbagliato e che non conviene nemmeno alle regioni settentrionali perché è un errore, oltreché anticostituzionale aggiungerei io, l’idea di lasciare le entrate fiscali nei territori «perché non è corretto attribuire alle Regioni le tasse di cittadini e imprese residenti in una Regione, che hanno maturato il reddito anche in altre Regioni».

L’affermazione piu pesante è però la risposta che dà al giornalista che chiede se il testo sia da migliorare, se sia scritto male oppure se sia proprio sbagliata l’idea di fondo. La risposta di Cipolletta è che l’idea è sbagliata, poiché le Regioni che si sentono ricche e che vogliono trattenere i tributi riferibili ai propri residenti non hanno chiaro che un’azienda che ha  sede in Lombardia ma è attiva in tutto il Paese, non può e non deve lasciare le tasse nel proprio territorio, visto che lo produce in un’area più ampia. E lo stesso principio  vale per un avvocato che ha cause in tutto il Paese, per cui l’idea è che il meccanismo è errato concettualmente.

Sono parole che pesano tantissimo e che si aggiungono a quelle di coloro che affermano che in realtà pensare che via sia un residuo fiscale – perché questo è il vero motivo della secessione dei ricchi, quello di trattenere le risorse provenienti dalla propria tassazione nel territorio –  è sbagliato perché in Costituzione si fa riferimento non alle Regioni, ma agli individui, i quali hanno uguali diritti in qualunque parte del Paese essi nascano.

Ma dimostra che è anche economicamente sbagliata, perché in realtà moltissime aziende che pagano le tasse in una parte del Paese fanno affari anche in altre parti,  per cui il contributo al loro reddito, e quindi alle imposte che pagano, è distribuito in tutto il Paese.

SPESA STORICA TORNA L’INCUBO

Il tema è quello del contribuente percosso. Infatti  i soggetti passivi del tributo vengono definiti anche“ ”contribuenti di diritto”, per distinguerli dai cosiddetti “contribuenti di fatto” o incisi. Vale a dire da coloro sui quali l’onere finanziario, in cui si traduce la prestazione impositiva, viene ad essere riversato dal soggetto tenuto per legge a effettuarla e che quindi sono gravati in via definitiva da detto onere.

Spesso, infatti, non esiste coincidenza tra il soggetto chiamato dalla legge a pagare il tributo (soggetto percosso) e colui che  ne subisce effettivamente l’onere (soggetto inciso, o contribuente di fatto).

Ritornando alla normativa, qualcuno sostiene che in realtà non bisogna aver paura della sua approvazione perché, essendo essa palesemente incostituzionale, vi sarà sempre la possibilità che il Parlamento la blocchi o che un referendum successivo la abroghi.

Senza voler entrare troppo nel merito di questioni giuridiche, non si può non sottolineare come in realtà il Parlamento sia totalmente escluso dal progetto e possa soltanto, a conclusione degli accordi, votare sì o no. Senza poter apportare modifiche: il che rende particolarmente pericoloso il percorso che si sta avviando.

Quindi non sottovaluterei il passo in avanti che anche una promozione generica del progetto di Calderoli possa rappresentare.

Fa parte della strategia tipica del personaggio che con determinazione, utile se ci fosse come obiettivo il bene del Paese, sta portando avanti con una forza e una cocciutaggine necessaria e opportuna per obiettivi più saggi.

Purtroppo credo che la stessa presidente del Consiglio abbia ben poco da fare rispetto a una slavina che si è messa in moto e che rischia di diventare una valanga distruttiva per l’ordinamento del nostro Paese, come affermano ormai giuristi ed economisti, di provenienza le più diverse.

L’aspetto riguardante alcune parti della Costituzione  che verrebbero non più attuate, come per esempio i diversi diritti di cittadinanza che conseguirebbero all’attuazione del progetto voluto dalla Lega, potrebbero essere sollevate, anche se la moral suasion  che il capo dello Stato ha cercato di  proporre non pare finora  aver sortito alcun effetto.

E la stessa dichiarazione di principio della presidente Meloni viene contraddetta da un progetto che in realtà ha come obiettivo quello di statuire e regolarizzare la spesa storica come corretta.

DANNI IRREVERSIBILI

Si è ormai in un cul-de-sac che non pare abbia vie di fuga, e anche se l’unica forza  a volere tale normativa, nemmeno unanimemente considerato che forse lo stesso Salvini ha una visione più nazionale del proprio partito, finirà con il contribuire a un ulteriore passo verso lo spezzettamento del Paese in tanti piccoli staterelli.

Il danno potrebbe essere irreversibile, così come lo è stato quello della modifica del titolo quinto che stiamo pagando pesantemente.

La stessa proposta di Massimo Villone, che mira ad arginare i disegni di autonomia differenziata attraverso una modifica costituzionale, diventerebbe più complicata. Il Coordinamento per la Democrazia costituzionale, presieduto da Massimo Villone, di concerto con le organizzazione sindacali della scuola (Flc-Cgil, Cisl e Uil Scuola, Snals Confsal e Gilda) ha  infatti avviato una raccolta firme per la proposta di legge costituzionale di iniziativa popolare che modificherebbe direttamente il terzo comma degli articoli 116 e 117 della Carta.

La proposta esclude la possibilità che una legge quadro generica nasconda intese tra Stato e singole Regioni e introduca una clausola di supremazia della legge statale, scremando di molto le materie concorrenti. Ma cosa accadrebbe se già venisse approvato “la norma Calderoli spaccaitalia”?


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