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Roberto Calderoli

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Le ultime dichiarazioni di Roberto Calderoli sull’autonomia differenziata hanno messo in difficoltà i Presidenti delle Regioni meridionali del Centro Destra. Quelli di Centro Sinistra, sia Vincenzo De Luca che Michele Emiliano si erano pronunciati già contro e rappresentano in termini di popolazione il 50% di tutta la popolazione del Sud.

Fino a quando si pensava che l’autonomia sarebbe stata approvata dopo l’attuazione dei livelli essenziali delle prestazioni (Lep) in tutte le aree del Paese essa poteva essere presentata dai governatori di centro destra come legittima. Il mantra era: meglio che le stesse risorse vengano date ai territori perché, essendo più vicini alle esigenze dei fruitori, non solo le utilizzano meglio ma possono sottoporre anche i gestori ad un controllo più attento della qualità della spesa.

Nel momento in cui si è visto che il re è nudo, come ampiamente previsto dal Quotidiano del Sud, considerato che, a parità di crescita complessiva del Pil, a tassi pari a zero virgola, era impossibile trovare le risorse, non solo per equiparare i diritti di cittadinanza in tutto il Paese, ma anche per passare da una spesa storica, sbilanciata a favore delle aree del Nord, alla spesa pro- capite uguale, la vulgata si é complicata.

Il progetto dell’autonomia per i Presidenti é diventato troppo stretto così come difficile giustificare le motivazioni per le quali non si attua una diversa distribuzione, con una diminuzione di 60 miliardi al Centro Nord a favore del Sud. Quindi è tutt’altro che chiuso il dibattito sull’approvazione della legge che il ministro per gli Affari regionali e le Autonomie, Roberto Calderoli, vuole approvare nel tempo più breve possibile e prima che siano definiti i Livelli essenziali delle prestazioni (Lep) e i relativi fondi e costi standard.

Intanto il padre del Porcellum fa il gioco delle tre carte dicendo, «la garanzia delle risorse dei Lep è nella Costituzione: lo Stato è tenuto a finanziare quel livello essenziale di prestazione e di servizio». Dichiarazioni che non dovrebbero lasciare indifferenti i Presidenti delle Regioni meridionali. Perché evidenziano la malafede di chi sa perfettamente che anche se sono previsti in Costituzione i livelli essenziali, per motivi economici, non sono stati mai attuati.

Ci si aspetterebbe una levata di scudi da parte dei Governatori del Centro Destra. Invece alcuni evitano di pronunciarsi aspettando l’esito del dibattito. Come si suol dire stanno alla finestra consci che il loro interesse è quello di rimanere a galla, non il bene comune. Degni rappresentanti di quella classe dominante estrattiva che ha come obiettivo solo quello della sopravvivenza. Sanno bene che la fedeltà alla disciplina di partito paga molto di più che una schiena dritta utile a difendere i propri territori.

Solo Roberto Occhiuto, probabilmente d’accordo con i vertici di Forza Italia, ha fatto dichiarazioni molto pesanti definendo senza mezzi termini tale idea “assurda”. Egli si era pronunciato anche in occasioni pubbliche, perché probabilmente gli erano state date ben altre garanzie, tanto che si era spinto a descrivere l’autonomia differenziata come «un’opportunità per la Calabria», ad esempio sul fronte energetico.

Ma probabilmente Forza Italia contrariamente a Fratelli d’Italia, che subisce in silenzio la violenza di Calderoli perché preoccupata per il percorso del presidenzialismo al quale tiene molto, si pone complessivamente in una posizione intermedia, forse più per calcolo elettorale che per convinzione consapevole. Sa peraltro che sono solo scaramucce perché alla fine in Aula la maggioranza è prevedibile che si compatterà. Anche per questo forse Occhiuto ha preso una posizione così decisa.

Vi è un altro Presidente di Regione sempre di Forza Italia, Renato Schifani, che forse occupato a distribuire risorse a pioggia ad ogni singolo parlamentare all’assemblea regionale per farsi approvare la manovra finanziaria o ancora a fare una leggina che non consenta più al miliardario giapponese di affittare i teatri di Palermo, come quell’asin bigio di Davanti San Guido di Carducci: “Non si scomodó tutto quel chiasso ei non degnò di un guardo e a brucare serio e lento seguitò”.

Eppure parliamo di una regione di 5 milioni abitanti. Che prendesse posizione rispetto ad una sottrazione di risorse essendo tra le ultime regioni più povere dell’Europa, con un reddito pro capite più basso di quello della Grecia e un rapporto tra popolazione e occupati di poco più di una persona su quattro, ce lo potevamo aspettare, vista peraltro la posizione del suo partito.

Soprattutto dopo aver votato a favore in Conferenza Delle Regioni con una promessa dell’attuazione dei Lep, dovrebbe essere in prima linea a cercare di cambiare un percorso che vede la Sicilia ultima anche tra le regioni meridionali per numero di presenze turistiche. Anche dietro la Puglia che di abitanti ne ha 4 milioni o alla Sardegna con il suo milione e mezzo. Ma come mai? In generale il calcolo che i politici fanno riguarda la inesistente possibilità di essere puniti nelle urne, considerata la legge elettorale che prevede solo nominati e invece la certezza che, se non si è disciplinati, ubbidienti, senza alcuna velleità di avere posizioni in distonia con le indicazioni dei partiti nazionali, si può avere bloccata la carriera politica.

Ed allora meglio stare alla finestra e guardare l’evoluzione della situazione, sicuri che al momento opportuno i rappresentanti eletti in Parlamento delle regioni meridionali voteranno secondo le indicazioni e gli interessi della politica nazionale e che non vale la pena di sacrificare la propria carriera politica per un Sud che, é chiaro a tutti loro, non ha capacità di reazione adeguata oltre a non avere “media che amplifichino e sostengano adeguatamente le posizioni eventualmente assunte”. Che tutto sommato è molto più comodo essere ascari invece che avere posizioni individuali rispetto all’interesse delle proprie aree, che probabilmente alla fine nelle urne, anche se potesse con una legge elettorale diversa, non premierebbe coloro che hanno avuto posizioni in difesa del proprio territorio.


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