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Giulio Gallera e Attilio Fontana

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Dalla primavera a oggi in Lombardia non è cambiato nulla sul piano dell’organizzazione sanitaria. Anzi, si è aggiunto lo scivolone sulle gare per reperire vaccini andate deserte. Il quadro dipinto dall’opposizione di centrosinistra è tragico: “Nella Ats Milano dovremmo avere 65 Unità speciali di continuità assistenziali (Usca) pari a 130 medici invece abbiamo 6/7 Usca con 12/14 medici – enumera Carmela Rozza, consigliera regionale del Pd – gli infermieri di famiglia in Ats dovrebbero essere 520 ad oggi ne risultano da assumere solo 220”.

Quando si parla di Usca e infermieri di famiglia si intende l’assistenza territoriale, proprio quella parte del sistema sanitario che ha fallito il suo compito durante i mesi della quarantena: se il sistema funziona molte persone possono essere curate efficacemente a casa propria, senza intasare gli ospedali. Ma dopo mesi e mesi di emergenza, ancora non è stato messo in piedi una rete territoriale adeguata alle direttive. “L’esempio recente per capire sono Trump e Berlusconi – spiega Rozza – oggi sono entrati in ospedale, sono stati curati e sono stati dimessi, se fossimo stati in primavera essendo anziani in ospedale non avrebbero trovato posto”. Infatti è proprio nelle rsa lombarde che il Covid ha colpito con durezza causando migliaia di decessi, perché mancava una rete territoriale in grado di curare i pazienti fuori dai nosocomi.

Ma la lezione non sembra sia stata appresa: ad oggi in Lombardia si riaprono i reparti Covid uno dopo l’altro, sottraendo di nuovo spazio a chi ha necessità di cure diverse rispetto a chi ha contratto il coronavirus. Una tendenza che preoccupa proprio i sanitari, gli “eroi” delle prime settimane di esplosione della pandemia. Il presidente Attilio Fontana invece ha rilanciato la storia dell’ospedale in Fiera, quello contestato dagli stessi medici perché staccato dalle altre strutture ospedaliere del territorio e dunque relativamente utile: ogni malato non necessita solo di un certo tipo di esami o di dottori e infermieri, ma di tutte le risorse che possono essere dispiegate da un ospedale completo.

Però la giunta lombarda deve giustificare politicamente le decine di milioni di euro spesi proprio per l’ospedale in Fiera, da cui secondo molti l’offerta di aiuto al Cotugno di Napoli di ospitare i pazienti che non trovano spazio in Campania. I leghisti però sono in difficoltà su tanti fronti, in particolare per le numerose inchieste giudiziarie che stanno assediando la Lega e per i risultati non eccezionali sul piano elettorale alle ultime regionali e comunali: lo stesso vertice leghista ha riconosciuto che i ballottaggi non sono andati bene come sperato, vista anche la sconfitta del Carroccio a Legnano, luogo simbolo del leghismo.

Intanto la giunta Fontana è inciampata anche su un altro tema sanitario come i vaccini anti influenza: diverse gare per ottenere le forniture necessarie sono andate deserte. E’ quanto emerge da un documento di Aria, l’azienda regionale per l’innovazione egli acquisti, come riportato dal Corriere della Sera. Nel documento del 30 settembre Aria scrive che “l’unica offerta pervenuta è risultata inappropriata in quanto rispetto alle prescrizioni del disciplinare non prevedeva un unico prezzo di offerta e contemplava consegne di fornitura in data successiva al 21 novembre 2020 posto come termine massimo di consegna”, dunque in tempi non compatibili con la campagna antinfluenzale la cui partenza, su indicazioni del Ministero della Salute, avrebbe dovuto essere anticipata a inizio ottobre. Ad essere rifiutata è stata l’unica azienda partecipante, la cinese Life’On, che offre i vaccini al prezzo di 22 milioni 687 mila euro, 7,6 milioni in più rispetto al bando, e che non riuscirebbe a fornire le dosi prima di 80-90 giorni.

La gara appena saltata era stata indetta il 7 settembre con la richiesta di 1,5 milioni di dosi al prezzo di 10 euro ciascuna, il doppio di quanto offerto dalla Regione nella gare precedenti, e rettificata quattro giorni dopo ammettendo il pagamento anticipato dei 15 milioni. Si tratta della nona gara indetta da Aria da marzo per l’antinfluenzale: tre non sono state aggiudicate, una è stata sospesa e un’altra è andata deserta. Con le quattro andate a buon fine la Lombardia è riuscita a ottenere 1 milione e 868 mila vaccini per adulti e 430 mila pediatrici, ma solo gli over 60 che dovrebbero vaccinarsi sono 2,2 milioni. Già da fine luglio il Pd lombardo aveva sollevato la questione del fallimento delle gare, con il conseguente rischio di ritardi e costi lievitati.


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