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Il presidente Stefano Bonaccini

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Formalmente è rimasta in zona arancione, ma l’Emilia Romagna è ormai quasi del tutto dipinta di rosso. Nei giorni scorsi era toccato alle province di Bologna e Modena passare nella fascia di restrizioni più severe.

Ieri è stato invece il turno dell’intera Romagna (le province di Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini): il presidente Stefano Bonaccini ha firmato un’ordinanza che rende il territorio in una sorta di lockdown da domani, 8 marzo, fino a domenica 21.

«Decisioni difficili», ha detto, «ma che dobbiamo prendere per circoscrivere e frenare il contagio». Il virus in effetti sembra dilagare. Impietosi i dati forniti dalla Ausl Romagna e relativi al territorio di competenza: negli ultimi 14 giorni fino all’altro ieri l’incidenza è stata di 832 casi di positività ogni 100mila abitanti.

Quanto ai ricoveri, venerdì erano 486 i pazienti nei reparti Covid, mentre le terapie intensive risultavano occupate del 38%, oltre la media italiana del 28% e anche oltre la soglia critica del 30%. Ma la situazione è grave anche nel resto della Regione, dove ieri c’è stata un’impennata di ingressi negli ospedali: 9 nelle terapie intensive (che porta il totale a 275) e 91 nei reparti ordinari.

A livello regionale, entrambi i parametri superano il livello di guardia: 35% per le terapie intensive e 42% per i reparti ordinari (dove la soglia critica è fissata al 40%).

L’allarme giunge dall’ospedale “Sant’Orsola” di Bologna, il cui infettivologo, il prof. Pierluigi Viale, ha detto alla trasmissione Tagadà, su La7, che lo scorso fine settimana a Bologna «è stato il più brutto di sempre, con quasi 200 ricoveri».

Secondo il medico, «ci siamo bruciati con un week-end tutta la scorta di posti letto che avevamo preparato per resistere almeno 7-10 giorni». La soluzione è dunque chiudere, come ha deciso di fare Bonaccini? Critico a tal proposito il deputato romagnolo Jacopo Morrone (Lega), il quale rileva che «dalla profusione di dichiarazioni emerge che, in un anno dall’insorgenza dell’epidemia, la risposta del sistema sanitario romagnolo non è stata potenziata come era stato previsto e che l’unica strada individuata dalla giunta regionale è quella delle chiusure e del lockdown, nonostante siano sempre più numerose le voci scientifiche contrarie a queste soluzioni considerate inutili».

C’è poi il tema dei vaccini. Secondo Veronica Verlicchi, consigliere comunale civica e candidata sindaco di Ravenna, «Bonaccini deve velocizzare il processo di vaccinazione, anche con l’apertura di nuovi punti vaccinali, dato che ha già confermato di avere oltre 600mila dosi in arrivo».


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