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Dosi di vaccino

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Potremmo chiamarla la prova della “vaccinazione urgente e di massa”, per segnalare la verifica, che si va compiendo sul campo, della efficacia dell’azione degli apparati pubblici in una situazione di emergenza, e la sperimentazione della correttezza e funzionalità dei rapporti tra Stato e Regioni nella attuale gestione sanitaria.

In effetti l’epidemia che affligge da più un anno il nostro Paese, ed è diffusa in tutto il mondo, richiede una capacità organizzativa nella pianificazione degli interventi necessari e la tempestività nella loro attuazione, che mettono a nudo i punti deboli nella definizione e nell’esercizio delle competenze ripartite tra i diversi livelli di decisione politica e amministrativa e le inefficienze nell’erogazione di un servizio pubblico essenziale. 

Nelle attuali contingenze la vaccinazione generalizzata, da effettuare in un arco di tempo ristretto, mostra dal vivo il contenuto e l’importanza del principio costituzionale che impegna la Repubblica, vale a dire sia lo Stato che le Regioni e gli enti locali, per la tutela della salute “come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività”.

DIRITTO DELL’INDIVIDUO

La vaccinazione, giustamente pretesa da ciascuno per prevenire l’insorgere di una malattia i cui effetti sono imprevedibili, gravi e potenzialmente mortali, risponde al diritto dell’individuo alla salute.  Allo stesso tempo la vaccinazione generalizzata è resa necessaria nell’interesse della collettività, per rompere la catena di diffusione dell’epidemia e debellarla, come avviene quando un gran numero della popolazione è resa immune mediante la vaccinazione.

Tuttavia perché questo risultato possa essere raggiunto, la vaccinazione generalizzata deve avvenire nell’arco di tempo di efficacia dei primi vaccini somministrati, ad evitare che la parte di popolazione contemporaneamente immune non raggiunga mai la massa critica che esclude la diffusione del contagio. Il più urgente e dominante obiettivo dell’azione pubblica in campo sanitario non si esaurisce nella cura per il recupero della salute di chi ha contratto la malattia, ma è ora la efficienza nella esecuzione della campagna di vaccinazione della popolazione secondo criteri unitari, che costituisce anche la precondizione per il ritorno alle normali condizioni di vita e di lavoro.

Eppure punti critici riguardano proprio la copertura vaccinale, che presenta marcate differenze tra le diverse Regioni nella efficienza della organizzazione e nella successione dei destinatari delle somministrazioni.

TROPPE DIFFERENZE

Il Presidente del Consiglio Mario Draghi, nelle comunicazioni al Parlamento rese prima della riunione del Consiglio dell’Unione europea, ha preso atto che “persistono purtroppo importanti differenze regionali, che sono molto difficili da accettare”, ed ha segnalato che non tutte le Regioni seguono le disposizioni del Ministero della Salute, mentre sono tenute ad attenersi alle priorità indicate dal Governo, al quale in tempo di pandemia spettano le decisioni finali, anche in un contesto di collaborazione con le Regioni.

SFORZO NAZIONALE

Il Governo ha il potere ed il dovere di intervenire se, come ha chiarito la Corte costituzionale, “a fronte di malattie altamente contagiose in grado di diffondersi a livello globale”, nell’ordinamento costituzionale si radica “l’esigenza di una disciplina unitaria di carattere nazionale, idonea a preservare l’uguaglianza delle persone nell’esercizio del fondamentale diritto alla salute e a tutelare contemporaneamente l’interesse della collettività”. Questo riguarda, come la Corte ha precisato, anche “l’approccio terapeutico e le modalità di rilevazione del contagio tra la popolazione; le modalità di raccolta e di elaborazione dei dati; l’approvvigionamento di farmaci e vaccini, nonché i piani di somministrazione di questi ultimi, e così via. In particolare i piani di vaccinazione, eventualmente affidato a presidi regionali, devono svolgersi secondo i criteri nazionali che la normativa statale abbia fissato per contrastare l’epidemia”.

COMPETENZE STATALI

Queste espressioni così chiare e puntuali indicano con precisione il contenuto della competenza esclusiva dello Stato in materia di profilassi internazionale, che comprende l’attuale pandemia.  A fronte di perduranti differenze regionali, evidenti anche nella raccolta ed elaborazione dei dati e nella esecuzione dei piani di vaccinazione in attuazione dei criteri nazionali, il Governo ha il potere di intervenire, sino a sostituirsi agli organi delle Regioni. Questo quadro di competenze dovrebbe indurre a rendere effettiva la leale collaborazione tra Stato e Regioni, integrando in un disegno unitario l’attività dei diversi livelli di esercizio delle funzioni pubbliche, come è necessario nella attuale emergenza sanitaria, ed è auspicabile in una più ampia prospettiva di complessivo buon andamento delle istituzioni.


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