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Sono soprattutto i non vaccinati a finire in ospedale o a morire a causa del Covid in Italia. È quanto emerge da un approfondimento del rapporto periodico sui decessi dell’Istituto superiore di sanità (Iss).

Il testo riferisce che «quasi 99 deceduti per Covid su 100 dallo scorso febbraio non avevano terminato il ciclo vaccinale, e fra quelli che invece lo avevano completato si riscontra un’età media più alta e un numero medio di patologie pregresse maggiori rispetto alla media».

IL RAPPORTO

Il periodo preso in considerazione arriva fino al 21 luglio: in quella data sono state 423 le vittime del virus cinese che avevano completato il ciclo vaccinale, pari a una percentuale dell’1,2% di tutti i decessi per Covid avvenuti dallo scorso primo febbraio, per un totale di 35.776 morti.

L’Iss spiega che il primo febbraio è stato scelto «come data indice perché corrisponde alle cinque settimane necessarie per il completamento del ciclo vaccinale a partire dall’inizio della campagna». Gli esperti rilevano inoltre che l’età media di questi 423 morti risulta più elevata di quella delle vittime del Covid in generale (86,6 anni contro 80). Altra indicazione emersa dal rapporto dell’Iss è quella relativa al numero di patologie pregresse delle vittime: sono mediamente 5, un dato – osservano gli esperti – «molto più elevato rispetto ai decessi della popolazione generale».

In quest’ottica, dopo l’insufficienza respiratoria acuta, «le sovrainfezioni sono le complicanze maggiormente diffuse nelle persone decedute con ciclo vaccinale completo». L’Iss offre due possibili letture a questo risultato: la prima è che «i pazienti molto anziani e con numerose patologie possono avere una ridotta risposta immunitaria e pertanto essere suscettibili all’infezione da Sars-Cov-2 e alle sue complicanze pur essendo stati vaccinati»; la seconda è che la categoria degli anziani «rappresenta la popolazione con maggiore prevalenza di vaccinazione a ciclo completo alla data in cui è stata eseguita questa valutazione» in quanto ad anziani e vulnerabili è stata data priorità nella campagna vaccinale.

NUMERI RELATIVI E ASSOLUTI

Va inoltre rilevato che quattro mesi dopo l’inizio della rilevazione, il 2 giugno, data in cui la campagna vaccinale è stata aperta a tutta la popolazione, soltanto il 20,7% degli italiani aveva completato il ciclo, per un totale di 12.506.509 di persone. Quest’ultimo aspetto dimostra che nel periodo di maggior impeto del virus, a cavallo tra l’inverno e la primavera scorsi, il numero di persone che avevano completato il ciclo vaccinale in Italia era ancora scarso (il 31 marzo aveva ricevuto due dosi 3.245.884 persone, vale a dire il 5,4% della popolazione), motivo per cui era statisticamente molto più probabile che i non vaccinati potessero essere contagiati.

Per avere dunque un dato comparativo efficace, le percentuali di vaccinati e non vaccinati dovrebbero essere equamente distribuite.

Del resto lo stesso Iss la scorsa settimana ha pubblicato un altro rapporto in cui precisava la distinzione tra numeri assoluti e numeri relativi: «Se le vaccinazioni nella popolazione raggiungono alti livelli di copertura, si verifica l’effetto paradosso per cui il numero assoluto di infezioni, ospedalizzazioni e decessi può essere simile tra i vaccinati rispetto ai non vaccinati». Per esempio, spiegava l’Iss in quel rapporto, «nella fascia di età 80+, dove la copertura vaccinale è alta, si osserva che il numero di ospedalizzazioni fra vaccinati con ciclo completo e non vaccinati è simile». Dall’altra parte, si legge ancora, «il tasso di ospedalizzazione negli ultimi 30 giorni nei non vaccinati è circa dieci volte più alto rispetto a quello dei vaccinati con ciclo completo (28 vs 3 per 100 mila abitanti)».

VACCINI INNOVATIVI A MESSINA

Sul fronte delle vaccinazioni si registra inoltre che la città di Messina potrebbe fare da apripista per la somministrazione attraverso una tecnologia innovativa già utilizzata negli Stati Uniti, in Australia e in India. Essa consiste in un getto ad alta velocità che sostituisce completamente l’utilizzo dell’ago, quindi della tradizionale puntura, e garantisce un totale assorbimento del vaccino per via intramuscolare.

Il dispositivo medico “Comfort-in”, certificato CE, è ideato per somministrazioni sub-cutanee o intramuscolari di sostanze medicamentose.


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