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di LUIGI SBARRA *

Il nuovo appello del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella al dovere della vaccinazione è un richiamo profondo alla responsabilità individuale e collettiva, un monito a riflettere sul legame che unisce la libertà del singolo al bene comune e al destino di una comunità.

Lezione che la politica troppo spesso dimentica, intenta a ricercare facile consenso. La Cisl si riconosce ed è pienamente d’accordo con le parole del Capo dello Stato: il vaccino è l’unica via che ci porterà fuori dalla tempesta, un atto civico per sé e per il prossimo.

In queste settimane alcuni opinionisti hanno attaccato il sindacato, associandolo impropriamente alle posizioni radicali dei no vax. Nulla di più falso. Bisogna sgombrare una volta per tutte il campo da questi equivoci. La Cisl chiede a Governo e Parlamento di assumere fino in fondo le proprie responsabilità e di approvare urgentemente una legge che introduca l’obbligo vaccinale per tutti i cittadini. La sosterremo convintamente, come abbiamo più volte affermato in queste settimane.

Nella delicata fase che stiamo attraversando ogni soggetto deve esercitare le proprie prerogative, senza ambiguità, senza scorciatoie o vie surrettizie. E la svolta sull’obbligo spetta solo al legislatore. Quanto alle parti sociali e al ruolo indispensabile delle relazioni industriali la Cisl conferma la piena disponibilità, già dichiarata al Presidente del Consiglio la sera del 2 agosto in una riunione a Palazzo Chigi, ad avviare subito un confronto per migliorare e rafforzare i protocolli sulla gestione degli spazi comuni, a partire dalle mense, e rilanciare la campagna di vaccinazione nelle aziende.

Sono inaccettabili le fughe in avanti di alcune imprese che in maniera unilaterale e senza alcun confronto con i comitati aziendali e territoriali vogliono fissare regole per l’ingresso nelle fabbriche e negli spazi comuni rompendo in questo modo un modello di relazioni sindacali responsabile e condiviso. Si rischia di elevare oltremodo, il conflitto e la tensione sociale; i luoghi di lavoro non possono diventare un campo di battaglia. Il lungo cammino della ricostruzione deve essere affrontato con la bussola della coesione e della corresponsabilità, costruendo insieme, scongiurando divisioni e conflitti, avanzando verso obiettivi strategici condivisi.

Questo vale anche più in generale per le politiche di sviluppo del Paese. Solo attraverso un grande Patto Sociale da anni rivendicato dalla Cisl potremo affrontare questa fase, vincolando, attraverso una governance partecipata, i progetti di spesa e gli obiettivi del Pnrr alla creazione di nuovi posti di lavoro stabili, e ben contrattualizzato, soprattutto nel Mezzogiorno, affrontando i temi cruciali delle infrastrutture materiali e sociali, della legalità e la trasparenza, della sostenibilità, di una politica industriale nel segno della innovazione tecnologica, della trasformazione digitale, della tutela ambientale. Serve un nuovo accordo concertato che passi anche da importanti riforme, a partire dall’ammodernamento degli ammortizzatori e delle politiche attive.

Dobbiamo costruire una rete universale di protezione e promozione della persona nel mercato del lavoro, stabilendo la centralità della formazione in tutte le fasi della vita lavorativa di ogni individuo. Il diritto-dovere all’apprendimento deve riguardare tutti e, insieme all’orientamento nel mercato del lavoro, deve coinvolgere in particolare chiunque goda di un trattamento di sostegno al reddito. Investimenti, tutele universali e riallineamento delle competenze sono le tre colonne sulle quali erigere un nuovo modello di economia sociale di mercato, fondato sulla centralità e la dignità del lavoro, capace di spezzare l’isolamento delle persone e di restituire alle nuove generazioni un futuro lontano da assistenzialismo, marginalità, sfruttamento.

* Segretario Generale Cisl


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