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Massimiliano Fedriga, presidente della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome

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Prezzi calmierati per i tamponi in farmacia in Liguria e Piemonte. Test salivari gratis per gli studenti in Veneto, terapie intensiva a pagamento nel Lazio se la proposta dell’assessore D’Amato si rivelerà una cosa seria e non la solita boutade che accende gli animi. E si potrebbe continuare così.

Vaccini, ricoveri, green pass. Si avvicina il rientro a scuola e puntuale riparte il balletto delle regioni. Un vertiginoso accavallarsi di disposizioni, interpretazioni, aggiunte, sottrazioni, correzioni. C’è chi dinanzi al proliferare delle aggressioni e delle manifestazioni vorrebbe addebitare ai no vax i costi delle eventuali spese mediche.

Qualcosa come 1500 euro al giorno di media per un letto di terapia intensiva moltiplicato per una degenza media di 17 giorni. Un conto da 25.500 euro. Se guarisci. Ma anche se non è il virus che ti spedisce al creatore, visto che la fattura per le spese mediche del caro estinto verrebbe recapitate agli eredi (con l’unico vantaggio del beneficio dell’inventario).

Il discorso può sembrare macabro e in effetti lo è. Ma tra il linguaggio ringhioso, tra qualche cazzotto di troppo sferrato a medici e giornalisti, e minacce varie, è proprio il caso di ricordare agli smemorati quanto accadde di questi tempi un anno fa. Un copione già visto: regioni in ordine sparso e governatori a farsi belli sulla plancia di comando. Il tutto accompagnato dalla solita retorica della reciproca indignazione.

«È chiaro che la proposta di D’Amato mi sembra più una provocazione, ma parlo da medico e il nostro dovere è curare tutti, anche chi ha comportamenti a rischio», è stato il commento a freddo di Pierpaolo Sileri, sottosegretario alla Salute – «D’Amato ha fatto un lavoro eccezionale e se ha fatto questa proposta avrà le sue motivazioni, ma non so quanto possa essere realizzata».

SPIAZZATO LO SCERIFFO

Per la cronaca. Nessuna smentita è arrivata finora dalla Pisana. In teoria, dunque, la proposta ipotizzata da Alessio D’Amato, far pagare le cure in terapia intensiva a chi non si vaccina contro il Covid e viene ricoverato è tutt’ora in campo. Una bolletta salata per il popolo dei no mask che non l’ha presa bene.

Che faranno le altre regioni? Lo seguiranno? Un De Luca, ad esempio, riuscirà a conservare la nomea di sceriffo se si dimostrerà più morbido di Zingaretti e & C.?

Complicatissimo, tanto più che in questi giorni il governatore della Campania è alle prese con il cambio dello Statuto per ottenere il via libera sul terzo mandato.

Il timore che i suoi colleghi si comportassero come tanti competitor ha spinto il presidente Massimiliano Fedriga a convocare ieri pomeriggio in tutta fretta una riunione straordinaria della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome. All’ordine del giorno l’esame del «Piano monitoraggio Sars-Cov2 con test molecolare su campione salivare nelle scuole primarie e secondarie di primo grado”. Si badi bene, non il ministro della Salute Roberto Speranza bensì Fedriga si è occupato di dare le “Indicazioni strategiche ad interim per la prevenzione e il controllo delle infezioni da Sars-Cov2 in ambito scolastico».

E il Ministero? Il ministero ha inviato a tutti i dirigenti scolastici le informazioni che riguardano l’obbligo del possesso e il dovere di esibizione della certificazione Covid per tutto il personale. Un documento dove si abbonda nell’uso del condizionale, di come i dirigenti scolastici “dovrebbero verificare la certificazione verde”.

Il segretario generale della Uil Scuola, Pino Turi non poteva non impallinare gli estensori del documento. «Il punto è che alla vigilia dell’apertura ufficiale dell’anno scolastico, non sapendo ancora dare indicazioni gestionali sull’utilizzo del green pass a scuola, (la circolare ndr) si limita a dare informazioni e suggerimenti” . Il problema – osserva il sindacalista – è spostato in capo alle scuole che stanno facendo a gara per trovare procedure che limitino le responsabilità e diano una parvenza di gestione organica». Da qui una sequela di accuse. Autocertificazione di impotenza, coacervo di contraddizioni normative, un pantano in cui è stata messa la scuola. E la conclusione amara e preoccupante «che il meccanismo standard del green pass non è adatto alla scuola, non ci sono avventori, non è una pizzeria, né un teatro, né una rete di trasporti».

Capriole improvvise, protocolli d’intesa, patti regionali. dovranno assumere le rispettive responsabilità, soluzioni di comodo per non scomodare nessuno, con in testa la logica della mezza persona si fanno avanti. Le regioni autonome dalla Stato, le scuole autonome dalle regioni. Così che a seconda del territorio si potranno trovare tamponi genici a basso costo ma forse poco efficaci. Oneri a carico delle scuole nella speranza che tutte avranno le risorse per farlo. Un coro multifonico al posto di un’unica voce solista che avrebbe dettato regole uguali per tutti in vista dell’inizio dell’anno scolastico. Aspettando il Dpcm.

Il quadro non sarebbe completo se non dicessimo che nello smisurato bisogno di differenziarsi sulla questione no vax si sono avanzati vari suggerimenti. Il presidente dell’Anci, il sindaco di Bari Antonio Decaro ha chiesto «assunzioni a tempo determinato per poter sopperire all’assenza dei docenti che non saranno vaccinati». Ma lui stesso non è riuscito a capire che indicazione dare alle aziende che lavorano all’interno delle scuole. «Non ci capisce, per esempio, e la circolare del ministero della Pubblica amministrazione non è chiara, se devono avere il green pass anche i dipendenti dell’azienda di ristorazione che si occupa della mensa: ad oggi non è chiara questa situazione». E se non è chiaro per lui, presidente dell’Associazione dei comuni italiani, figuriamoci per tutti gli altri.


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