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Anche se al Sud la vita costa meno, statistiche alla mano, gli stipendi sono più bassi e così il potere d’acquisto resta lo stesso del Nord

Le regole di inizio anno invitano a scrutare il futuro e/o misurare il passato. Visto che le sfere di cristallo, in questo cruciale 2023, sono alquanto opache (intorbidate da quella che von Clausewitz chiamava the fog of war, «la nebbia della guerra»), veniamo alla misura del passato, e in particolare alle varie Hit Parade che vedono classifiche dei Paesi secondo diverse metriche, dalla crescita alla popolazione, dalla qualità della vita ai tassi di incarcerazione o di inquinamento…

Una di queste metriche è importante per quanto riguarda l’attrattività di un Paese e il suo richiamo per gli investimenti internazionali: si tratta del costo della vita e del potere di acquisto di uno stipendio locale.

MILANO LA PIÙ CARA CATANIA LA PIÙ ECONOMICA

La Numbeo – la più grande banca dati per i confronti internazionali sul costo della vita – ha appena pubblicato, per 540 città del mondo, una dettagliata analisi, basata su milioni di prezzi, di quanto costa la vita quotidiana in ogni città. L’informazione è utile a tre livelli: l’indice del costo della vita (che non include gli affitti) è importante per i turisti.

Lo stesso indice, con aggiunto il costo degli affitti, è importante per chi voglia andare a stabilirsi nel Paese (per esempio, un pensionato Inps che voglia pagare meno tasse sulla pensione). Il terzo livello è quello del potere di acquisto locale: il costo della vita viene confrontato con lo stipendio medio prevalente in quell’agglomerato urbano.

Tutto è parametrato a New York = 100: se, per esempio, la città X ha un indice di potere d’acquisto uguale a 70, vuol dire che con lo stipendio di quel luogo si può comprare il 30% in meno dei beni e servizi che può permettersi un abitante di New York.

Certamente, questi confronti sono difficili, dato che gli stili di vita portano a privilegiare un tipo di consumi rispetto a un altro, e non è agevole disegnare composizioni di spesa che permettano comparazioni significative. Ma la Numbeo è andata affinando le metodologie, che oggi appaiono ragionevolmente affidabili. Le statistiche ufficiali sono completate da una fitta rete di contributori locali, che aggiornano i prezzi con alta frequenza. Delle 540 città del mondo, 19 sono italiane (14 del Centro-Nord e 5 del Mezzogiorno).

IL COSTO DELLA VITA E IL POTERE D’ACQUISTO NELLE CITTÀ ITALIANE DEL SUD E DEL NORD

La tabella pubblicata in questa pagina mostra, per i 19 centri urbani, l’indice del costo della vita, degli affitti, del costo della vita inclusi gli affitti, e del potere d’acquisto di uno stipendio locale. Per memoria, abbiamo aggiunto gli stessi dati per nove città di altrettanti Paesi europei.

Quali considerazioni sono suggerite da questa tabella? La prima – e non è una novità – è che Milano è la città più cara (sia per il costo della vita che per gli affitti e per l’indice complessivo), e Catania la meno cara. Nella media del Centro-Nord, questo sorpassa largamente il Mezzogiorno (per tutte e tre le metriche).

IL POTERE D’ACQUISTO AL SUD E AL NORD

Là dove le cose si fanno interessanti è nell’altro indice, quello del potere d’acquisto locale. La primazia di Milano si rivela un onere più che un onore. Limitando lo sguardo al Centro-Nord, quell’indice non è più al primo posto (il podio va a Bergamo), e Milano si situa al penultimo posto fra le 14 città. Non solo: il potere d’acquisto di uno stipendio milanese è più basso rispetto a tutte le città del Mezzogiorno (lo stesso vale per Roma e Firenze).

Il risultato sembra contro-intuitivo. Ma si può spiegare ricordando: primo, che parliamo del potere d’acquisto degli stipendi, non dei redditi pro-capite, che includono profitti e redditi di capitale e di lavoro autonomo; secondo, che in Italia predominano contratti collettivi di lavoro con tabelle stipendiali uguali per tutto il territorio nazionale (le vecchie “gabbie salariali” come venivano peggiorativamente – e ingiustificatamente – chiamate, sono solo un lontano ricordo). Talché, a parità di stipendio, il potere d’acquisto è determinato principalmente dal costo della vita.

Tuttavia, gli stipendi non sono identici: se, per esempio, Catania avesse lo stesso stipendio di Milano, il potere d’acquisto di un salariato catanese sarebbe di un 40% superiore a quello di un milanese. Ma gli stipendi a Catania sono più bassi, per effetti di composizione settoriale, e il potere d’acquisto si limita a essere uguale a quello di Milano.

In effetti, anche le medie per il Centro-Nord e il Mezzogiorno indicano lo stesso livello di stipendio reale. Ma, per quanto riguarda altre città del Mezzogiorno, a un milanese converrebbe trasferirsi a Bari, Cagliari, Napoli, Palermo… E lo stesso incentivo varrebbe per un fiorentino, un genovese o un trevigiano…

CONFRONTI CON L’ESTERO

Guardando al confronto con altre città europee, quelle italiane hanno, in media, un costo della vita (inclusi gli affitti) nettamente più basso, e più basso è anche il potere d’acquisto, a causa di stipendi italiani anch’essi nettamente inferiori a quelli europei. Il che, se da un lato incoraggia tristemente l’emigrazione degli italiani, dall’altro dovrebbe incoraggiare gli investimenti internazionali in un Paese, come l’Italia, dove il costo del lavoro è relativamente basso.


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