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Mentre la commissione Bilancio della Camera, nella  relazione sul Recovery Plan approdata oggi in Aula, ribadisce la necessità di destinare al Sud una quota di risorse «significativamente» superiore al 34%, comincia a delinearsi il “capitolo Sud” in cui, come ha detto il ministro Mara Carfagna, missione per missione saranno “pesati” i fondi destinati, per usare le parole del premier  Draghi, a «far ripartire il processo di convergenza tra Mezzogiorno e Centro Nord, fermo da decenni», superare i divari territoriali e accendere il secondo motore del Paese.

Nel Piano nazionale di ripresa e resilienza, al Sud, insieme a giovani e donne, è stata riconosciuta una priorità trasversale e la definizione, in collaborazione con i ministeri, di un capitolo ad hoc mira a individuare gli interventi sul territorio e “rendicontare” le relative risorse investite.

LE RISORSE DEL CAPITOLO SUD

Il capitolo va prendendo forma: ieri il ministro Carfagna, durante il convegno di Legambiente sul piano nazionale, ha anticipato alcuni dei “numeri” relativi ai progetti per il Sud individuati nella Missione 2, quella dedicata alla “Transizione Verde”. Alle regioni meridionali andrà il 48 % dei fondi per l’agricoltura sostenibile; il 60% di quelli per i progetti di sperimentazione sull’idrogeno; il 50% di quelli per il trasporto urbano sostenibile, il 34 % dei finanziamenti per l’efficientamento degli edifici pubblici e il 47 % del capitolo tutela del territorio.

Ma c’è di più: per colmare il divario sulla banda larga – che la pandemia ha fatto emerge nelle sue lacune drammatiche, nelle conseguenze sulla Dad e sullo smart working, il progetto è quello di destare al Mezzogiorno il 48 % degli investimenti del Pnrr nella rete della banda ultra larga.

Era stato lo stesso ministro per l’Innovazione tecnologica e la transizione digitale, Vittorio Colao, in audizione alla Camera, a stigmatizzare come «inaccettabile» il gap tra le diverse aree del Paese e il conseguente «svantaggio di vita terribile» che ne deriva.

Sulle infrastrutture, invece, tra opere ferroviarie, manutenzione stradale, investimenti nei porti e nella digitalizzazione dei sistemi logistici e degli aeroporti, il Mezzogiorno dovrebbe intercettare circa il 50 % degli investimenti, oltre 15,5 miliardi su 31, raggiungendo l’83 % per la “manutenzione stradale 4.0”.

La Missione 5, “Inclusione e Coesione”, “stanzia” 600 milioni per l’infrastrutturazione delle Zes, le Zone economiche speciali, 100 milioni verranno impegnati nella creazione di presidi sanitari di prossimità nei comuni fino a 3mila abitanti; 300 milioni per il finanziamento di opere sulla rete stradale delle aree interne; 250 milioni per il contrasto alla povertà educativa; 1,78 miliardi per le aree terremotate; 300 milioni per la linea d’azione dei beni confiscati alla mafia; 350 milioni per gli Ecosistemi dell’innovazione da assegnare tramite bando per la realizzazione di quattro progetti nel Meridione.

Sul fronte ambientale, parallelamente al Pnrr, il ministero del Sud sta lavorando a un piano di recupero delle risorse idriche del Mezzogiorno attraverso interventi mirati sulle reti che ad oggi perdono la metà delle acque che trasportano: i progetti che, ha detto Mara Carfagna, «si possono effettivamente mettere in campo e realizzare in due anni», assorbiranno 300 degli 800 milioni che il React Eu assegna alla transizione ecologica nel Meridione.

LA COMMISSIONE BILANCIO DELLA CAMERA

Il capitolo Sud prova intanto a colmare la “lacuna” sull’indicazione delle risorse al Sud che la relazione della Commissione Bilancio imputa al Pnrr – mentre vengono dettagliate quelle del React Eu – e che chiede di colmare «al fine di consentire una valutazione puntuale dell’impatto macroeconomico degli interventi previsti, posto che gli investimenti realizzati al Sud presentano un maggior effetto aggiuntivo in termini di Pil, tanto che essi dovrebbero auspicabilmente superare la quota del 34 % commisurata al peso del Mezzogiorno in termini di popolazione».

Secondo la Commissione, inoltre, “sarebbe necessario applicare, con eventuali aggiustamenti, il criterio di riparto tra i Paesi previsto per le sovvenzioni dal Dispositivo di ripresa e resilienza (popolazione, Pil pro capite e tasso di disoccupazione) anche all’interno del nostro Paese (tra le regioni e le macro-aree), superando in maniera significativa la quota del 34 % di investimenti al Mezzogiorno, senza considerare in tale computo le risorse per interventi ‘in essere’, quelle già incluse nei tendenziali di finanza pubblica e quelle del React Eu”.


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