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Il ministro della Transizione digitale Vittorio Colao

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Il progetto della rete unica preparato dal governo Conte appare sempre più sbiadito. Ieri il ministro della Transizione digitale, Vittorio Colao, durante il question time alla Camera non ne ha parlato.  Ha ripetuto, come sta facendo dal primo giorno, che Next Generation Eu è un’opportunità imperdibile. Assurdo sprecarla a causa delle lungaggini politiche e amministrative. «Non possiamo permetterci di stare in una situazione di attesa – ha detto – che rischia di condizionare i piani (e quindi i tempi) di copertura delle reti a banda ultra larga finanziati con risorse del Pnrr».

LE DUE LINEE

Colao, correttamente, non ha commentato le vicissitudini societarie di Tim, Open Fiber e Cassa depositi e prestiti. Il mestiere del governo non è quello di perseguire alchimie aziendali, ma di garantire che tutti abbiano accesso, il più presto possibile, a una connessione veloce.

Ora la partita si sposta all’interno del governo dove sembrano confrontarsi due linee: la prima è quella del ministro dello Sviluppo economico Giorgetti che non vuole battaglie di religione. Il fatto che la società della fibra abbia la maggioranza di Tim e la governance affidata a Cdp non è considerato un ostacolo, considerando che tutto il settore delle tlc è ampiamente regolato.

Dall’altra parte, da quello che si capisce, c’è Colao che invece preferirebbe una società a capitale aperta che garantisca la parità d’accesso a tutti gli operatori. Ovviamente in questo quadro il ruolo centrale verrebbe riservato alla Cdp. Non a caso ieri ha ripetuto che due sono i principi da applicare: «Quello della piena neutralità tecnologica, in grado di garantire la massima copertura possibile, e il rispetto delle regole di mercato e dei principi che tutelano la concorrenza».

Come si è visto anche ieri dai diversi interventi alla Camera si iscrivono al partito della “nazionalizzazione” della rete Fratelli d’Italia, la maggioranza dei parlamentari grillini e singoli influenti esponenti del Pd. Poi c’è Forza Italia che gioca  una  partita tutta sua guardando, inevitabilmente, agli interessi di Mediaset. Per la proprietà transitiva, Forza Italia è ostile a Tim, il cui azionista di maggioranza è Vivendi che da anni è in lite con la famiglia Berlusconi.

Colao insiste sulla necessità di far presto attraverso una soluzione condivisa. Il Recovery Fund ha una dotazione di  45,5 miliardi che dovranno consentire di fare un salto in avanti  notevole.

IL PIANO B

L’ex amministratore delegato di Vodafone, che di reti se ne intende, vuol fare dell’Italia un “campione europeo”. Ma attraverso quale percorso? Il progetto attuale, ormai in affanno, potrebbe essere sostituito da un piano B cui Colao guarda con interesse. Tanto più che non è sicuro che la Ue darebbe i finanziamenti del Recovery a una società a guida privata.

A quanto risulta, il progetto a cui ispirarsi è quello di Inwit e delle torri. Un’azienda gestita sostanzialmente da due operatori, cioè Vodafone e Tim, che è ora un autentico gioiellino dopo essere uscita nel 2015 dal perimetro esclusivo di Telecom Italia. Ma nel caso della rete unica i soggetti sarebbero molteplici. A fare da pivot dovrebbe essere la Cdp, in quanto titolare del 50% di Open Fiber con possibilità di salire al 60% e del 10% di Tim. Intorno a questa colonna dovrebbero aggregarsi le altre compagnie telefoniche (da Vodafone, a Windtre) riservando a Tim una posizione di gran rilievo, ma non la maggioranza. Nella partita potrebbero entrare anche compagnie che non si occupano di telefoni, come Mediaset che di recente ha mostrato interesse per la partita. La vera forza sarebbe la pluralità di operatori che entrerebbero in partita per cablare le aree grigie.

È bene ricordare, infatti, che l’Italia è divisa in tre aree: quelle nere, ad altissima redditività in cui la concorrenza è più alta, quelle grigie, a minore vantaggio, e quelle bianche, con nulla o scarsissima convenienza. Proprio il ritardo nel cablare le aree bianche rappresenta la preoccupazione maggiore del governo. È essenziale per le famiglie ma anche per la Pubblica amministrazione e per le aziende che si proceda a una netta inversione di tendenza. Soprattutto al Sud.

TEMPI RAPIDI

Purtroppo i progetti industriali di diversi operatori si stanno sovrapponendo, perdendo qualsiasi convenienza. Il progetto di rete unica, dunque, dovrebbe andare proprio in direzione opposta: mettere insieme tanti “pezzi” di rete, con soci che a loro volta vendono sia all’ingrosso che al dettaglio. Solo agendo in modo rapido si potrà evitare di sprecare risorse. «Stiamo procedendo alla valutazione della situazione in essere che permetta di avviare i piani d’investimento per recuperare i ritardi accumulati e traguardare gli obiettivi europei» conclude Colao.


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