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Gli effetti di una bomba d'acqua

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La Germania (con Belgio e Olanda) piange i morti e conta i danni, mentre l’Italia trema perché è già scattato lo stato di allerta per il maltempo in arrivo. Un primo assaggio di questa pazza estate si è avuto al Nord e ora è allarme nel Centro Sud.

Il clima è ormai schizzato al primo posto tra le emergenze mondiali (insieme alla fame). E l’Europa è al centro non solo perché sempre più vittima del clima impazzito, ma anche per le proposte e le azioni da mettere in campo.

Dal G20 di Napoli su clima ed energia, in programma la prossima settimana, arriveranno le prime indicazioni sugli obiettivi di Bruxelles che puntano ad arrivare alla neutralità climatica entro il 2050.  Ma basterà?

Oltre che con il drastico taglio dell’inquinamento bisogna fare i conti nel nostro Paese (ma non solo) con un territorio profondamente sfregiato. Sarno per anni è stato il simbolo di una mala gestione del territorio, ma si può dire che oggi tutta l’Italia e forse l’Europa è Sarno. D’altra parte a parlare sono i numeri.

Secondo una elaborazione dell’Anbi sui dati della Protezione Civile emerge che nel periodo dal 2013 al 2019 i danni derivati da emergenze meteo /idrogeologiche hanno raggiunto ogni anno i 7 miliardi. Solo per l’agricoltura e le strutture del settore la bolletta ammonta a 14 miliardi negli ultimi dieci anni.  

Nel 2017 per la siccità 12 regioni hanno chiesto lo stato di calamità naturale, nel 2018 stessa richiesta per il maltempo è arrivata da 11 regioni (14 milioni gli alberi distrutti), nel 2019  ancora siccità e maltempo e calamità per 16 regioni.

Un territorio sempre più sfregiato e che proprio a causa dell’abbandono provoca ulteriori guasti. Con il rischio di ipotecare quell’atteso sviluppo che dovrebbe innescare il Pnrr “firmato” dal premier Draghi e osannato dall’Unione europea.

I danni evidenziati dai dati della Protezione civile sono enormi, ma a questi vanno aggiunti quelli incalcolabili delle perdite di vite umane. Senza contare la terra bruciata per i settori produttivi. L’agricoltura è la prima vittima con tutto quello che comporta in termini di perdita di reddito, ma anche di degrado dei territori soprattutto quelli marginali e dunque più a rischio.

Ma le zone degradate allontanano il turismo che è una delle prime risorse dell’Italia. E così il Paese si impoverisce. Mentre prosegue quella cementificazione selvaggia che è tra le principali cause degli effetti drammatici del maltempo. Da un lato il clima che con eventi estremi colpisce con durezza, dall’altro terreni “provati” che non resistono e cadono sotto i colpi delle bombe d’acqua.

L’Anbi ricorda, riferendosi ai dati dell’Ispra, che in Italia tra il 2019 e il 2020 si sono cementificati 767 ettari all’interno di aree a pericolosità idraulica media e 285 in quelle a pericolosità di frana incrementando così il pericolo idrogeologico  in un Paese dove il 16,6% del territorio è a massimo rischio con circa 3 milioni di nuclei familiari.

Costruire senza regole e in aree dove il cemento rischia di uccidere. È stata questa la regola e certo non solo in Italia. Neppure la pandemia ha frenato la corsa. Nel 2020 ancora costruzioni nel Bel Paese al ritmo di 2 metri quadrati al secondo. L’agricoltura in 25 anni ha perso il 28% della terra coltivata con la superficie agricola utilizzabile in Italia che si è ridotta ad appena 12,8 milioni di ettari.

E così senza manutenzione e presenza dell’uomo la terra va in frantumi travolgendo case e persone. Come in Germania. Come a Sarno.

Dall’inizio dell’estate, ricorda Coldiretti sulla base dei dati dell’European Severe Weather Database (Eswd), in Europa si è verificato il 45% di eventi estremi in più rispetto allo stesso periodo dello scorso anno tra nubifragi, alluvioni, trombe d’aria e grandinate.

Che sono arrivati dopo un giugno tra i più torridi con temperature superiori di 1,5 gradi rispetto alla media storica. Le bombe d’acqua cadono su terre aride e impoverite, senza alberi. E aumentano le frane. In Italia nove comuni su dieci sono ad alto rischio.

 Per effetto delle coperture artificiali dal 2012 ad oggi il suolo, spiega ancora Coldiretti, non ha potuto garantire l’infiltrazione di oltre 360 milioni di metri cubi di acqua piovana che ora scorrono in superficie aumentando la pericolosità idraulica del territorio nazionale.
Servono dunque interventi drastici perché ormai si gioca ai tempi supplementari dove però, come si è visto con gli Azzurri, la partita si può ancora vincere,

La Natura violata sta restituendo  con gli interessi gli sfregi subiti. E allora in attesa dei grandi progetti europei, del taglio delle emissioni alla piantumazione di 3 miliardi di alberi entro il 2030, il nostro Paese può cominciare dalle “piccole cose”. Partendo per esempio dall’approvazione della legge contro il consumo del suolo che giace nei cassetti del Parlamento dal 2013.

E poi via subito, come chiede l’Anbi, con un piano straordinario di manutenzione del territorio con l’adeguamento della rete idraulica alla mutata fenomenologia meteo per mettere fine al pericoloso alternarsi di siccità e alluvioni.

L’Associazione dei Consorzi di bonifica ha proposto l’inserimento di 858 progetti cantierabili nel Piano nazionale di ripresa e resilienza: con un investimento di poco più di 4 miliardi si potrebbe portare beneficio al territorio con vantaggi per la comunità e non ultimo la creazione di oltre 20mila nuovi posti di lavoro.​​ 

La questione climatica richiede tempi lunghi, ma la rete di protezione si può attivare subito.


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