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Venezia ai tempi del Covid-19

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Il turismo paga lo scotto dell’epidemia di Covid19 e a subire il contraccolpo più duro sono le città d’arte. Fra rischi di contagio e limitazioni che rendono più complicata la fruizione dell’offerta culturale, svanisce il rituale delle vacanze estive nelle metropoli semideserte. Secondo un’indagine di Fipe Confcommercio: “Con uffici e fabbriche chiuse e senza la massa dei turisti, le città d’arte fanno registrare un calo dei fatturati che oscilla tra il 30 e il 50%”. Considerata la contingenza il 70% circa delle attività ha considerato “conveniente” chiudere i battenti, mentre “chi rimane aperto incassa il 50/60% in meno rispetto a un anno fa”.

Un altro studio, stavolta di Confesercenti che lo ha realizzato sulla base delle previsioni di Tourism economics, entra nel dettaglio delle città più interessate dal calo del turismo. In cima alla classifica si colloca Venezia che entro la fine del 2020 dovrà fare i conti con circa 13,2 milioni di presenze in meno per un totale di 3 miliardi di introiti perduti. Segue Roma, destinata a veder svanire 9,9 milioni di turisti che avrebbero portato in dote alla Capitale 2,3 miliardi. A Firenze il calo di visitatori sarà pari a 5 milioni per una perdita di 1,2 miliardi. Milano – che in questi anni tanto ha fatto per mettersi alla pari con città d’arte più blasonate – il calo di accessi turistici dovrebbe raggiungere le 4 milioni di unità per circa 900 milioni di mancati introiti. Chiude la top 5 Torino, dove si stima un calo di 800mila presenze (186 milioni di euro di perdita). Sommiamo i dati e otteniamo 34 milioni di turisti in meno e 7 miliardi di euro che mancheranno all’economia italiana. E parliamo di appena cinque città.

Questo crollo, in ogni caso, s’inserisce in una più generale crisi del settore a livello mondiale. Sempre secondo Tourism economics la Francia potrebbe veder sfumare 23 miliardi di euro (38 milioni di visitatori in meno), vale a dire oltre il 30% delle sue entrate nel 2018. In Spagna l’indagine prevede circa 34 milioni di turisti in meno, per una perdita di 38,7 miliardi. Piccola annotazione: le stime sono state fatte a metà luglio, prima che i due Paesi fossero interessati da un nuovo boom di contagi. In Catalogna, dopo l’esponenziale crescita di casi a Barcellona, la situazione del settore turistico è drammatica, come testimoniato da un recente reportage di El Pais. In alcuni comuni della regione autonoma si è registrato un crollo verticale di prenotazioni. Si vive alla giornata, con il rischio delle cancellazioni all’ultimo minuto. L’ente per il turismo di Girona e della Costa Brava aveva lanciato una campagna per attirare visitatori dalla Francia e dalla stessa Barcellona, ma la ripresa dell’epidemia ha vanificato questa strategia.

Dall’altra parte dell’Atlantico la situazione non cambia. New York, una delle mete turistiche più apprezzate a livello planetario, sta addirittura vivendo una rivoluzione demografica dopo essere stata per mesi l’epicentro globale della pandemia. Paura del contagio e crisi economica, secondo quanto riportato dal Nyt, stanno letteralmente svuotando la Grande Mela. Le case messe in affitto, fra giugno e luglio, sono state 120mila, ovvero il 26% in più del 2019. Per Jonathan Miller, presidente della Miller Samuel Real estate appraisers & consultants, si tratta di una vera e propria inversione di tendenza. New York, ha spiegato, «si è ripresa dopo l’11 settembre e dopo la grande recessione del 2008». Stavolta però la metropoli deve fare i conti con «un tasso di disoccupazione del 20%, vicino ai livelli della Grande Depressione».


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