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Transizione energetica, mobilità sostenibile e procedure più rapide per la valutazione dei progetti nel settore dei sistemi di trasporto pubblico locale con impianti fissi e nel settore del trasporto rapido di massa.  È quanto previsto nel Pnrr (Piano nazionale di ripresa e resilienza) che sarà consegnato a Bruxelles. Oggi con il governo Draghi si presenta una opportunità storica per dare una svolta importante.

La “Missione 3” del Pnrr, infatti, prevede interventi per mobilità, trasporto pubblico locale e linee ferroviarie che favoriscono il miglioramento e l’accessibilità di infrastrutture e servizi per tutti i cittadini.

IL PROGETTO PER L’AMMODERNAMENTO

Per la mobilità sostenibile è previsto il graduale rimpiazzo di autobus e mezzi di trasporto pubblici con nuovi veicoli meno inquinanti, in particolare veicoli elettrici. L’Italia ha il numero di autovetture ogni mille abitanti più alto tra i principali Paesi europei e una delle flotte di autoveicoli più vecchie dell’Europa occidentale (come “certificato” anche da due ricercatori della Banca d’Italia in un recente studio).

Nel 2018 i veicoli altamente inquinanti erano pari al 45% della flotta totale e al 59% del trasporto pubblico.  L’Italia è un Paese particolarmente esposto ai cambiamenti climatici e ha la necessità di accelerare il percorso verso la neutralità climatica nel 2050. Tra il 2005 e il 2018, ci sono già stati risultati positivi con le emissioni di gas serra dell’Italia che sono diminuite del 18% nei settori non coperti dal sistema di scambio di quote di emissioni della Ue (Ets). A oggi, le emissioni per persona di gas climalteranti, espresse in tonnellate equivalenti, sono inferiori alla media della Ue.

«Il rinnovo del parco autobus italiano – si legge nella bozza del Pnrr – e il miglioramento del livello di servizio implicano la creazione di sufficiente capacità produttiva e un profondo rinnovo del settore, sia in termini di riconfigurazione delle industrie attuali verso nuove tecnologie, sia in termini di maggiore efficienza energetica e minore impatto ambientale.  L’intervento è di conseguenza finalizzato alla diffusione e promozione di trasformazione tecnologica della filiera legata alla produzione autobus in Italia, con principali obiettivi l’espansione della capacità produttiva e il miglioramento dell’impatto ambientale».

Secondo il Piano, lo sviluppo di un trasporto locale più sostenibile non è da intendersi solo ai fini della decarbonizzazione, ma anche come leva di miglioramento globale della qualità della vita (riduzione inquinamento dell’aria e acustico, riduzione delle congestioni e integrazione di nuovi servizi).

I SETTORI DA “AGGREDIRE”

Per raggiungere gli obiettivi, occorre investire sulla mobilità soft, favorendo l’intermodalità e l’utilizzo di biciclette (realizzazione di percorsi ciclabili urbani per 570 km e di percorsi ciclabili turistici per oltre 1.200 km) e trasporto pubblico (costruzione di 240 km di infrastrutture equipaggiate per trasporto di massa); sviluppando un’adeguata rete infrastrutturale di ricarica elettrica pubblica (sviluppo di 7.500 punti di ricarica nelle superstrade e di circa 13.750 punti di ricarica in centri urbani); accelerando la diffusione di trasporto pubblico locale “verde”, con un programma di grande rinnovamento del parco bus oramai obsoleto verso soluzioni a basse/zero emissioni (ad esempio, rinnovo parco autobus composto da 5.540 mezzi e ritiro dei mezzi Euro 0, 1, 2 e parte degli Euro 3) e di treni (come l’acquisto di 53 treni elettrici) e navi “verdi” (ad esempio, per i servizi regionali è previsto l’acquisto di 4 traghetti e di 3 unità navali ad alta velocità, aliscafi, alimentati a Gnl). Infine, verrà finanziato l’ammodernamento del parco automezzi dei Vigili del fuoco, nello specifico con l’introduzione di circa 3.600 veicoli elettrici e veicoli alimentati a gas per i servizi istituzionali e l’introduzione di 200 nuovi mezzi con alimentazione ibrida elettrico-endotermica negli aeroporti.

Da sottolineare che la quota su rotaia del trasporto totale delle merci è inferiore alla media Ue: nel 2019, in Italia, era l’11,9 %, contro il 17,6%. L’estensione della rete ferroviaria ogni 100.000 abitanti è la più bassa tra i principali Paesi europei. Pertanto, l’aumento dell’uso della ferrovia – sia per uso privato che commerciale – e una maggiore integrazione dei diversi modi di trasporto possono contribuire alla decarbonizzazione e all’aumento della competitività del Mezzogiorno.

Tra gli invertenti c’è la realizzazione e manutenzione di reti ciclabili in ambito urbano, metropolitano, regionale e nazionale, sia con scopi turistici e ricreativi, sia per favorire gli spostamenti quotidiani e l’intermodalità, garantendo la sicurezza. La misura ha anche l’obiettivo di migliorare la coesione sociale a livello nazionale, con il 50% delle risorse destinate alle regioni del Mezzogiorno.


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