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Vincenzo Presutto

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Il Governo può cadere per evitare l’ultima truffa ai danni del Sud. Se il Nord, per approvare il regionalismo differenziato, prova a brandire “fake numbers” c’è chi dice no.

La proposta lanciata dal presidente della Commissione Finanza della Camera, la grillina Carla Ruocco, (“Indagine conoscitiva sui numeri per realizzare un’operazione verità”) viene sposata dal suo collega, il senatore M5S Vincenzo Presutto vicepresidente della Commissione parlamentare per l’attuazione del federalismo fiscale. 

«Ruocco vuole mettere sul tavolo i numeri veri, quelli che che rappresentano davvero la realtà del federalismo fiscale: mi pare una proposta sacrosanta e necessaria per fare chiarezza», dice al Quotidiano del Sud. Se tale operazione verità dovesse condurre ad uno scontro irreversibile con gli alleati della Lega, «noi certo non violiamo la Costituzione», annuncia lo stesso senatore napoletano che non si nasconde dinanzi alle estreme conseguenze di questa battaglia. 

Senatore Presutto, è giusto dire che l’autonomia com’è disegnata adesso non contempla forme di perequazione e che di fatto legalizza lo scippo di risorse al Sud?

«Il rischio è fortissimo. Il punto è che bisogna partire dai dati esatti che andrebbero comunicati ai cittadini in modo da fargli comprendere perché non viene attuato il federalismo costituzionale attualmente previsto mentre invece si propone un federalismo regionalizzato non equo e solidale».

Quindi conviene che, come ha avvisato la Ragioneria Generale dello Stato con un documento a uso interno, che persistono criticità sull’attuazione di Lep, fabbisogni standard, indicatori di fabbisogno infrastrutturale?

«Ci sono due banche dati, una soft ed una più articolata: qualcuno vuole utilizzare quella più comoda per giustificare il tentativo di riforma che spaccherebbe l’Italia ancora di più. Però, attenzione, il ministro dell’Economia Giovanni Tria ha detto una cosa importante richiamando il dettame costituzionale: il federalismo è stato attuato male».

Allora come intende muoversi? 

«Sto dando battaglia su questo fronte da diversi mesi, prima inascoltato ed ora inseguito da altri. La mia non è una posizione personale, è la posizione del Movimento Cinquestelle in relazione al tema dell’autonomia». 

Qual è la posta in gioco per i cittadini del Sud che rischiano di essere ancora una volta vittime?

«La pari dignità tra italiani, ovvero l’esercizio pieno del diritto di cittadinanza».

La Lega però insiste e il Ministro delle Autonomie Stefani si basa su dati che valgono solo il 22 per cento del totale: quali saranno le conseguenze per la tenuta dell’Esecutivo (LEGGI LA NOTIZIA)?

«La Lega utilizza l’Autonomia come arma di pressione? Se lo fa, il Governo può anche cadere per questo motivo: dico in piena coscienza che io sto in Parlamento per rispettare la Costituzione, non è un problema che riguarda Luigi Di Maio ma un problema più ampio e condiviso di tutela dei cittadini. Se c’è una violazione così forte della Costituzione, chi ha il coraggio di consentirla?».

Non è possibile arrivare a un compromesso?

«Non c’è alcun compromesso possibile, non foss’altro perché il provvedimento se pure fosse approvato verrebbe bocciato dalla Corte Costituzionale».

Alla fine è tutto una questione di chi dovrebbe cacciare i soldi e finanziare la cristallizzazione delle differenze tra Nord e Sud

«Facciamo un passo indietro: i dati del Mef sono stati realizzati già all’epoca di Ciampi quando l’Europa chiese una contabilità precisa all’Italia gravata dal debito pubblico. La domanda è: chi ce li mette i soldi per pagare questa riforma? O li mettono le regioni virtuose o il Mef: le prime non mi pare che ne abbiano voglia, il secondo sono invece sicuro che i soldi non ce li vuole mettere. Avremmo dovuto prendere esempio dalla Germania unificata».

La parte ricca aiutò quella più debole.

«Lo Stato centrale in Germania prima della caduta del Muro stabiliva quanto servisse alla Germania dell’Est, col crollo del Muro le due metà si sono sorrette e la nazione vola. L’Italia invece ha gettato le basi della conflittualità, perdendo di vista la cooperazione tra i territori. Vorrei fare un esempio duro ma che rende l’idea: stiamo facendo come se un padre facesse pagare i debiti contratti da lui ai suoi figli invece di garantire loro un futuro».  


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